Un uomo stanco, molto provato. Chi lo aveva incontrato di recente ora descrive così Luca Ruffino, l’imprenditore che meno di un anno fa si era fatto carico del salvataggio di Visibilia editore, la più importante delle aziende del ministro del Turismo, Daniela Santanchè. Ruffino si è suicidato sabato sera nella sua casa milanese, lasciando sei biglietti di scuse indirizzati ai famigliari e anche ai condomini delle centinaia di palazzi amministrati dalla Sif, la società quotata in Borsa di cui era presidente e azionista di comando.

Dai primi accertamenti della procura della Repubblica di Milano, che ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio (un atto formale necessario per disporre l’autopsia), non risulta che il manager soffrisse di gravi problemi di salute, come invece si era da più parti ipotizzato domenica sera, quando si è diffusa la notizia della morte di un imprenditore molto conosciuto nel capoluogo lombardo anche per i suoi trascorsi politici, prima nell’Udc e poi negli ambienti della destra legati al presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Ruffino, che aveva compiuto 60 anni pochi giorni fa, il 24 luglio, non era in alcun modo coinvolto nelle indagini giudiziarie sui debiti e le perdite del gruppo di aziende che facevano capo a Daniela Santanchè. Di certo però l’imprenditore aveva accolto con fastidio l’accostamento del suo nome a una vicenda che nelle settimane scorse ha avuto una grande eco mediatica.

Il suo intervento, provvidenziale per evitare il crack, aveva riportato sotto i riflettori delle cronache i suoi rapporti di vecchia data con La Russa, grande amico della ministra del Turismo. Come rivelato da Domani, insieme a Ruffino era entrato nel cda di Visibilia editore anche Alberto Campagnoli, già candidato di Fratelli d’Italia alle comunali di Corsico, alle porte di Milano.

Cinque anni fa si era concluso con un’assoluzione in Cassazione un caso giudiziario che aveva chiamato in causa Ruffino insieme ad altri esponenti della destra milanese. Il futuro azionista di Visibilia editore era finito sotto processo con l’accusa di finanziamento illecito dei partiti insieme al futuro parlamentare di Fratelli d’Italia, Marco Osnato, pure lui legato alla famiglia La Russa, visto che ha sposato la figlia di Romano, fratello di Ignazio.

«Un reato fantasioso mi ha costretto alla vergogna», commentò Ruffino nel luglio del 2018, all’indomani dell’assoluzione «perché il fatto non sussiste». Da allora il suo nome era scomparso dalle cronache, fino all’ingresso, a sorpresa, nel capitale della società portata sull’orlo del fallimento dalla gestione di Daniela Santanchè.

Il soccorso a Visibilia

La prima tappa nel complicato percorso del salvataggio di Visibilia editore era stata completata meno di due mesi fa, a metà giugno, con un aumento di capitale che ha portato nelle casse della società quasi 500mila euro, di cui oltre 400mila euro sborsati da Ruffino, che aveva così aumentato la sua partecipazione nel capitale della società al 45 per cento, unico socio con una quota superiore al 5 per cento.

Problemi di soldi di sicuro non ce n’erano, se non altro perché a fine marzo il nuovo azionista di Visibilia editore aveva incassato 6 milioni di euro grazie alla cessione del 21,5 per cento di Sif a Oxy Capital, un fondo di private equity con base in Portogallo. Anche dopo la vendita, Ruffino era comunque rimasto al vertice della società, con i gradi di presidente e amministratore delegato e una partecipazione azionaria del 43,5 per cento.

La Borsa

Com’era prevedibile, entrambe le società legate all’imprenditore suicida lunedì sono crollate in Borsa. Sif ha perso il 20 per cento. Peggio ancora è andata per Visibilia editore, in ribasso di oltre il 30 per cento dopo che tra giugno e luglio aveva messo a segno una serie di rialzi che avevano moltiplicato per cinque il valore del titolo.

Ma mentre Sif naviga con i conti in utile, lo stesso non si può dire per Visibilia editore. Il 14 settembre prossimo è in programma un’udienza in tribunale nel procedimento avviato da un gruppo di soci che hanno denunciato il vecchio consiglio di amministrazione per una serie di presunte gravi irregolarità legate anche ai prestiti obbligazionari a suo tempo sottoscritti dal fondo Negma, con base ai Caraibi.

I giudici decideranno sulla base del piano industriale redatto dai nuovi amministratori, ma ora che è uscito di scena Ruffino, presidente nonché finanziatore unico del salvataggio, per la creatura di Daniela Santanchè la strada verso la salvezza pare, se possibile, ancora più in salita.

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