- Il governo Draghi si era espresso a favore della progressività del sistema fiscale ma, piano piano, sta cedendo alle richieste dei partiti di destra che si stanno battendo per ridurre la pressione fiscale.
- Il risultato sarà l’aumento del disavanzo e del debito pubblico a cui seguirà, come nel recente passato, una stretta sulla spesa che finirà per penalizzare i servizi pubbici: sanità, istruzione, previdenza, assistenza sociale, trasporti.
- Ne risulterà un forte aumento delle diseguaglianze nel nostro paese.
Come sarà la riforma fiscale che il governo si appresta a varare? Finora l’attenzione è stata concentrata sulla riforma del catasto contro la quale si sono schierati i partiti della destra contrari a ogni ipotesi di modifica del regime fiscale delle case, un regime che esiste solo in Italia dove non si pagano tasse sulla prima casa.
A nulla hanno valso le affermazioni del governo che la revisione del catasto non verrà utilizzata per variare i valori fiscali, ma solo per identificare eventuali evasori. Così la riforma fiscale parte già menomata, visto che non si possono toccare le rendite catastali. Intanto i partiti stanno anche demolendo definitivamente il sistema fiscale progressivo per avere un sistema di fatto proporzionale.
Già molte imposte sono proporzionali: molte rendite immobiliari, le rendite finanziarie, i redditi dei lavoratori autonomi fino a 65.000 euro di fatturato. Adesso si vorrebbe estendere il regime forfettario per i lavoratori autonomi, portandolo fino a 80.000 euro, seppure con un’aliquota al 20 per cento.
A questo punto rimangono nel regime progressivo solo i redditi da lavoro dipendente e le pensioni. Ma anche in questo caso si sta pensando di ridurre le aliquote da 4 a 3 per attenuare il sistema di progressività.
Il governo Draghi si era espresso a favore della progressività del sistema fiscale ma, piano piano, sta cedendo alle richieste dei partiti di destra che si stanno battendo per ridurre la pressione fiscale.
Il risultato sarà l’aumento del disavanzo e del debito pubblico a cui seguirà, come nel recente passato, una stretta sulla spesa che finirà per penalizzare i servizi pubbici: sanità, istruzione, previdenza, assistenza sociale, trasporti. Ne risulterà un forte aumento delle diseguaglianze nel nostro paese.
Infatti, da un lato la scomparsa della progressività fiscale finirà per accentuare le differenze di reddito che già sono elevate. A sua volta, l’assenza di imposte patrimoniali favorirà ovviamente i più ricchi. E soprattutto la riduzione della spesa pubblica peserà soprattutto sulle classi meno abbienti.
Nei paesi civili, la riduzione delle diseguaglianze si effettua principalmente attraverso la spesa pubblica. Infatti i sistemi fiscali non riescono che a smussare le differenze di reddito.
La spesa pubblica, con servizi di qualità disponibili in primo luogo per i meno abbienti, riequilibra le posizioni di reddito facendo usufruire di una buona sanità, buona istruzione, buoni trasporti e buona previdenza e assistenza anche per coloro che non riuscirebbero mai con i loro redditi a portarsi a tali livelli di consumo.
Ecco perché questa riforma fiscale, se dovesse trasformarsi in un sistema di Fiat Tax generalizzato, sarebbe vero regresso e porterebbe il nostro paese indietro di secoli.
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