Nel corso delle indagini istruttorie sono stati individuati numerosi libretti di deposito a risparmio, tra cui alcuni di pertinenza di Spadaro Tommaso dai quali erano stati prelevati circa 500 milioni di lire, trasformati in un sol giorno in vaglia cambiari di 10 milioni ciascuno su richiesta di Sampino Antonietta, cognata dello Spadaro. I suddetti titoli venivano poi negoziati da persone che, per altre indagini sono risultate appartenenti a "Cosa nostra"
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci
Nel corso delle indagini istruttorie sono stati individuati numerosi libretti di deposito a risparmio, tra cui alcuni di pertinenza di Spadaro Tommaso dai quali erano stati prelevati circa 500 milioni di lire, trasformati in un sol giorno in vaglia cambiari di 10 milioni ciascuno su richiesta di Sampino Antonietta, cognata dello Spadaro. I suddetti titoli venivano poi negoziati da persone che, per altre indagini sono risultate appartenenti a "Cosa Nostra".
Infatti, i vaglia venivano negoziati da Grado Giacomo, Greco Salvatore (cl.1927), fratello di Greco Michele, da Scaduto Giovanni, suo genero, Prestifilippo Giovanni, La Rosa Antonino, Ingrassia Ignazio, Seidita Salvatore, Greco Salvatore, padre di Giovannello, tutti affiliati della "famiglia" di Ciaculli, nonchè da Alfano Pasquale, Argano Carmelo, Greco Leonardo e Caltagirone Francesco Paolo, di Bagheria; da Oliveri Giovanni, Marchese Gregorio e Marchese Pietro della "famiglia" di Corso dei Mille, da Priolo Salvatore genero di La Mattina Nunzio, della "famiglia" di Porta Nuova, per un certo tempo detentori dei canali di fornitura della morfina-base; da Bisconti Pietro, figlio di Bisconti Ludovico, quest'ultimo appartenente alla "famiglia" di Belmonte Mezzagno; da Prestigiacomo Salvatore di S.Giuseppe Jato, socio dei Brusca.
Come si vede, dalle indagini bancarie è emersa la mappa di "Cosa Nostra" e si conferma in pieno quanto si è sostenuto nella parte I del presente capitolo e cioè che la partecipazione ai traffici illeciti ed alla spartizione dei relativi profitti avviene nell'organizzazione "Cosa Nostra" attraverso il finanziamento "a caratura" dei capitali, mentre solo alcuni dei suoi membri, come nella specie Spadaro Tommaso si occupano delle fasi operative, tra cui quella finale è appunto la distribuzione dei profitti illeciti. Un altro lampante esempio di tale assunto è riscontrabile nelle indagini bancarie che seguirono all'omicidio di Di Cristina Giuseppe, ove appunto si desume identica attività di distribuzione di utili provenienti da traffici illeciti.
Per un più approfondito esame dei destinatari di tali spartizioni, che in parte coincidono con quelli sopra citati, si rinvia alla trattazione dell'omicidio Di Cristina (Cap.VII).
IL RICICLAGGIO
Tale termine, divenuto ormai nell'uso comune sinonimo di qualsiasi attività di impiego di danaro "sporco", in realtà nel suo significato tecnico-giuridico (art.648 bis G.P.) va inteso nel senso di condotta diretta a sostituire danaro o valori provenienti da delitto con altro danaro o valori.
Sotto questo profilo il riciclaggio è una condotta tipica del trafficante di stupefacenti, che deve necessariamente rendere "pulite" le ingenti masse di danaro provenienti dalla droga, anche per occultare non altrimenti giustificabili arricchimenti.
Nel corso delle approfondite e minuziose indagini bancarie svolte dal G.I. sono stati individuati diversi episodi di riciclaggio, che sono dettagliatamente descritti, in tutti i loro più minuziosi passaggi, nell'ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio del G.I. di Palermo (Vol.VI), cui si fa espresso rinvio; in questa sede è sufficiente farvi un accenno.
La ricostruzione dei movimenti dei conti correnti dei fratelli Grado, di cui uno presso l'agenzia 16 di Palermo della Sicilcassa, intestato alla madre Contorno Antonina, e gli altri presso l'agenzia 22 del medesimo istituto di credito e l'agenzia 5 di Milano del Banco di Sicilia, entrambi intestati a Grado Giacomo, oltre ai movimenti di denaro nei libretti di deposito a risparmio manovrati da quest'ultimo, costituiscono un interessante spaccato di una delle modalità attraverso cui i componenti di "Cosa Nostra" erano soliti riciclare il denaro di provenienza illecita.
Va evidenziato che nel conto corrente della Contorno, dal febbraio al novembre 1979, è stata versata la somma di lire 900 milioni e nel libretto di deposito a risparmio quella di quasi lire 1.250.000.000, con versamenti soprattutto di titoli di credito tratti su Istituti di Credito dell'Italia Settentrionale. Dalle indagini è emerso che la circolazione di tali titoli è sempre collegata ad una causa illecita, pressochè esclusivamente riferibile alla vendita di stupefacenti.
è interessante rilevare, altresì, che in molti di tali titoli è annotato sul retro, in caratteri minuti, un nome che evidentemente serviva ai Grado per ricordare il nome della persona che aveva materialmente consegnato l'assegno. I nomi annotati sono quelli di "Gennaro" (Totta Gennaro), "Ciccio" (Perina Giovanni), "Gioacchino" (Matranga Gioacchino), "Rodolfo" (Azzoli Rodolfo), "Tano" (Badalamenti Gaetano), "Renato" (Azzoli Renato), "Livio" (Collina Livio), "Giovanni" (Zarcone Giovanni), "Enzo" (Grado Vincenzo), cioè di tutti coloro che, come risulta da altre indagini, risultano inseriti nel traffico di stupefacenti dei fratelli Grado.
Circa le giustificazioni fornite dai soggetti beneficiari o intestatari degli assegni, si pone in risalto che quelle più ricorrenti si riferiscono a somme perse al gioco o a scommesse "clandestine" all'ippodromo. In proposito, si ricorda che Coniglio Salvatore ha riferito che tale Lucchese Andrea di Milano, cui aveva consegnato degli assegni in pagamento di una partita di cocaina, gli aveva raccomandato di attribuire gli assegni, nel caso di interrogatori da parte di inquirenti, al pagamento di scommesse perse all'ippodromo di San Siro. Quindi, nel mondo degli stupefacenti si era già diffuso l'uso preordinato di tale espediente per giustificare i rapporti sottostanti ai titoli, in modo da bloccare il proseguimento delle indagini verso fornitori delle sostanze stupefacenti.
Un altro gruppo di assegni negoziati da Grado Giacomo ha invece attinenza ad un circoscritto e ben individuato traffico di eroina tra il palermitano Nico1ini Angelo (indicato nel processo Mafara come corriere di Mafara Francesco negli scambi Italia-Usa) ed i coniugi romani Fascioni Carmine e Berto1i Silvia, i quali smerciavano la sostanza stupefacente nel mercato romano. Il fatto che gli assegni degli spacciatori romani siano finiti nel conto dei Grado dimostra la provenienza dell'eroina ed i collegamenti tra costoro, il Mafara ed il Nico1ini. Un altro gruppo di assegni provengono da soggetti dichiaratisi apertamente contrabbandieri di tabacchi e, anche se si dovesse prestar fede alle loro affermazioni, si tratterebbe in ogni caso di attività illecite.
Infine, un ultimo gruppo di assegni pone in risalto i rapporti diretti dei Grado con altri appartenenti all'associazione mafiosa, tutti coinvolti nel traffico di stupefacenti, come Inzerillo Rosario, Marino Mannoia Francesco, Federico Salvatore, Mangano Vittorio, Teresi Pietro e Teresi Girolamo. Un ulteriore importante accertamento bancario ha messo in luce la negoziazione da parte di Grado Giacomo di vaglia cambiari dell'importo di lire 50 milioni, emessi il 15 gennaio 1980 dall'agenzia 3 del Banco di Sicilia di Palermo, a richiesta di Sampino Antonietta, cognata di Spadaro Tommaso.
Questa operazione è particolarmente significativa in quanto i titoli in questione fanno parte di un gruppo di vaglia per complessivi 500 milioni, richiesti da congiunti di Spadaro Tommaso e distribuiti fra esponenti di "Cosa Nostra", come si è già chiarito al par.I.
Fanno parte di questa operazione di distribuzione di proventi illeciti anche 13 vaglia per complessivi 130 milioni negoziati da Di Pace Giuseppe, il funzionario del Banco di Roma di cui ci si è già occupati nella parte V del presente capitolo (par.3), a proposito del riciclaggio dei narco-dollari. Dalla particolareggiata ed attenta ricostruzione di tutti i movimenti bancari attraverso l'esame di un'enorme mole di documenti compiuta dal G.I. e descritta minuziosamente nell'ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio (Vol.VIII - par.VII) si evince che il Di Pace ha effettuato contorte operazioni e passaggi di somme attraverso libretti al portatore con nomi di fantasia (di ispirazione venatoria), al solo scopo di occultare la provenienza del denaro nell'interesse di Teresi Girolamo, vice di Bontate Stefano e di Teresi Pietro, cugino del primo e cognato dei fratelli Grado.
IL REIMPIEGO DEI PROFITTI ILLECITI
Quest'ultima fase che completa il ciclo del traffico di stupefacenti si inserisce nel momento di maggior svilupppo delle organizzazioni criminali: quello della dimensione affaristico-imprenditoriale. Storicamente si è sempre assistito al tentativo di tali organizzazioni di trasformare gradatamente le attività illecite in quelle formalmente lecite, in modo da acquisire occultamente sempre maggiori margini di potere reale.
A questa tendenza non sfugge l'associazione mafiosa "Cosa Nostra", che con le ricchezze illegali (oltre ad operare i consueti investimenti in acquisti immobiliari e nell'attività imprenditoriale edilizia), può conquistare posizioni di privilegio, può controllare mezzi d'informazione, può imporre candidati in competizioni elettorali, può, insomma, consolidare il proprio potere.
Nel corso dell'istruttoria formale e dibattimentale sono emersi numerosi episodi dai quali si desume l'utilizzazione di profitti derivanti dal traffico di stupefacenti per finanziare attività economiche formalmente lecite.
Si pensi alle vicende della Enologica Galeazzo S.p.A. e della Simons Vernici S.p.A., società con investimenti di capitali dei Vernengo; ovvero alle attività societarie realizzate con i fondi di Spadaro Tommaso da parte della Liistro Giovanni S.N.C. e della Società Fiduciaria di Certificazioni e Revisionali S.p.A., ovvero agli acquisti immobiliari a Palermo ed in Spagna dei fratelli Grado o a quelli di Geraci Giuseppe tanto per citare taluni degli imputati più rappresentativi nel campo del traffico degli stupefacenti.
In altre parti della presente sentenza (Cap.XII, par.9 e 12 e Cap. III) allorchè si è trattato della finalità del controllo delle attività economiche da parte dell'associazione, dell'aggravante di cui al VI comma dell'art.416 bis, C.P. e delle misure patrimoniali, si sono approfonditi taluni temi, per cui non è il caso di ripeterli in questa sede. Un aspetto diverso del reimpiego dei profitti illeciti è quello non inconsueto del ritorno dei capitali ai mercati illegali dai quali sono venuti, per continuare il ciclo di produzione della ricchezza. Si è già evidenziato che il denaro inviato dagli U.S.A. dal gruppo Geraci-Catalano veniva utilizzato da Rotolo Antonino e da Greco Leonardo per acquistare la morfina-base dal turco Musullulu. Mentre da talune indagini bancarie nei confronti di Spadaro Tommaso è emersa l'esportazione clandestina di capitali provenienti dal contrabbando di tabacchi.
Ci si riferisce, in particolare, all'emissione da parte dell'agenzia n.3 del Banco di Sicilia di Palermo di vaglia cambiari per 500 milioni di lire a richiesta di Sampino Giovanni, cognato dello Spadaro.
Tali titoli risultano negoziati, come può facilmente evincersi dalla dettagliata e minuziosa esposizione dell'ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio del G.I. di Palermo (Vol.VIII f.1485-1498), sono stati negoziati quasi tutti da personaggi coinvolti nell'esportazione illegale di valuta in Svizzera, come l'organizzazione facente capo a Ceroni Armando o a Kastl George.
Salvo a non pensare ad una forma di tesaurizzazione all'estero poco confacente alla vivace e dinamica personalità di Spadaro Tommaso, non vi può essere dubbio che anche in questo caso tale denaro sia stato utilizzato per pagare in Svizzera le forniture di ulteriori partite di sigarette di contrabbando o di stupefacenti.
A conclusione di tale rapido exursus sulle fasi del traffico di stupefacenti, si ribadisce, come si è tentato di dimostrare, il preciso fondato convincimento che il traffico di ingenti quantità di eroina è stato, e forse lo è tuttora, il più lucroso affare dell'organizzazione mafiosa Cosa Nostra, che lo ha controllato e gestito in tutti suoi momenti unitariamente a livello dei propri organi direttivi centrali, avendo come sbocco di mercato quasi esclusivamente gli Stati Uniti d'America.
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