Gli omicidi di Stefano Bontate e di Salvatore Inzerillo rappresentano infatti l'estrinsecazione emblematica di una frattura ormai insanabile tra le varie cosche mafiose, anche se si erano registrati o erano stati recepiti alcuni segni premonitori: L'omicidio di frate Giacinto e la sparizione di Giuseppe Panno, ritenuti ambedue vicini alla famiglia Bontate...
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino
Questa realtà si è certamente modificata, proprio a decorrere dal marzo 1981.
Gli omicidi di Stefano BONTATE e di Salvatore INZERILLO rappresentano infatti l'estrinsecazione emblematica di una frattura ormai insanabile tra le varie cosche mafiose, anche se si erano registrati o erano stati recepiti alcuni segni premonitori.
L'omicidio di frate Giacinto e la sparizione di Giuseppe PANNO, ritenuti ambedue vicini alla famiglia BONTATE, costituiscono le uniche indicazioni obiettive a cui oggi é possibile fare riferimento.
A ciò può aggiungersi, come dato di fatto, la successione di INZERILLO Salvatore al posto del defunto DI MAGGIO Rosario, alla testa di un gruppo di mafia potente, compatto ed omogeneo, particolarmente influente perché direttamente collegato con le grandi famiglie di “Cosa nostra” negli U.S.A.
Nel contesto dei motivi che hanno determinato l'insorgere di contrasti insanabili tra i vari aggregati mafiosi, bisogna pure tenere conto delle conseguenze che, nel periodo considerato, hanno provocato gli interventi spesso decisivi della Polizia Giudiziaria e della Magistratura.
I vari sequestri di ingentissime somme in valuta statunitense e italiana; la perdita di svariate partite di eroina, con i conseguenti mancati profitti; l'arresto di boss mafiosi di spicco quali Gerlando ALBERTI, Rosario SPATOLA, Giovanni BONTATE, Leoluca BAGARELLA ed altri; l'arresto del chimico francese BOUSQUET; la perdita di quattro raffinerie di eroina; le confessioni di alcuni corrieri; la scoperta dei canali di riciclaggio dei dollari; le indagini sul finto sequestro di Michele SINDONA; tutte le indagini istruttorie conseguenti, alcune con esiti devastanti per le varie organizzazioni mafiose, hanno sicuramente contribuito a modificare uno status e a disarticolare il fronte comune che le famiglie mafiose di questa provincia avevano realizzato.
Il 23 aprile 1981 intorno alle ore ventitré, nella via Aloi, veniva assassinato il leader indiscusso della famiglia mafiosa di Villagrazia, Stefano BONTATE.
Il boss, dopo avere festeggiato il suo compleanno con amici e parenti stava dirigendosi presso la sua tenuta, sita in contrada Mazzocco, ove per ragioni di prudenza e di sicurezza, trascorreva la notte.
Al momento dell'intervento da parte delle Forze di Polizia, sul corpo crivellato da numerosi colpi di lupara e di fucile mitragliatore del tipo Kalashnikov venne rinvenuta una pistola calibro sette e sessantacinque parabellum e nei pressi dell'autovettura furono trovate alcune tracce di sangue che si pensò, nell'immediatezza, fossero state lasciate da una persona trasportata dal BONTATE e
rimasta ferita.
Nel corso di successive indagini si accertò, invece, che quella sera il BONTATE era preceduto da un'altra autovettura, che gli faceva da staffetta, condotta da DE GREGORIO Stefano, risultato suo uomo di fiducia guardia spalle e sovraintendente nei suoi agrumeti.
Venne altresì verbalizzato che il DE GREGORIO aveva tentato di soccorrere il BONTATE e, riscontrando che lo stesso era ormai morto, si era allontanato lasciando sull'asfalto) con la scarpa intrisa di sangue/le tracce rinvenute in sede di sopralluogo.
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