Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Il solido legame politico instaurato con l’on. Lima non impediva ai Salvo di sostenere elettoralmente anche candidati appartenenti alla corrente dorotea, come l’on. Ruffini.

Dalla deposizione testimoniale resa da quest’ultimo all’udienza del 20 giugno 1996 si desume che egli alla fine degli anni ’50 conobbe il comm. Francesco Cambria, il quale gli affidò una causa della società esattoriale Sari e gli presentò il dott. Luigi Corleo. Quest’ultimo presentò al Ruffini il proprio genero Antonino Salvo, che egli intendeva avviare all’attività esattoriale. Il Ruffini difese la suddetta società esattoriale in diverse cause e fu nominato membro del Consiglio di Amministrazione della società Siget, che assunse la gestione dell’esattoria di Palermo. Nel 1963 il Ruffini cessò di esercitare la professione forense e si candidò alle elezioni politiche nazionali nella lista della Democrazia Cristiana, chiedendo ed ottenendo anche l’appoggio elettorale di Antonino Salvo, soprattutto nella provincia di Trapani.

Il Ruffini, dopo essere eletto deputato, ringraziò Antonino Salvo per il sostegno che aveva ricevuto da lui.

L’on. Ruffini dirigeva, insieme all’on. D’Angelo, la corrente dorotea in Sicilia. Nelle elezioni politiche del 1968 i Salvo appoggiarono, oltre al Ruffini, anche Salvo Lima, che si candidava per la prima volta alla Camera dei Deputati. Lo stesso Antonino Salvo, in presenza del Ruffini, parlò del proprio “rapporto con l’onorevole Lima”.

Nelle successive consultazioni elettorali, i cugini Salvo appoggiarono costantemente l’on. Lima, che divenne il loro punto di riferimento politico, anche se i medesimi «intrattenevano rapporti di fatto con una pluralità di partiti e con una pluralità di correnti all’interno dei partiti».

In alcuni congressi provinciali della Democrazia Cristiana, Antonino Salvo «si vedeva prevalentemente assieme all’onorevole Lima». Antonino Salvo sostenne l’on. Lima anche nelle elezioni europee del giugno 1979.

I Salvo non presero parte ad alcuna riunione della corrente dorotea. Essi, comunque, nella provincia di Trapani (dove, fino a quando l’on. Ruffini svolgeva attività politica, non era presente la corrente Andreottiana), appoggiavano candidati della corrente dorotea, che faceva capo all’on. Grillo, dichiaratamente amico dei Salvo. Questo sostegno elettorale dei cugini Salvo in favore dei candidati appoggiati dall’on. Grillo si manifestò anche nelle consultazioni politiche del 1979 e del 1983.

Sul punto, il teste Ruffini ha fornito le seguenti precisazioni: «nella provincia di Trapani (...) non esisteva Corrente Andreottiana, almeno è sorta la Corrente Andreottiana nella provincia di Trapani anni dopo che io ho smesso la vita politica, su questo non c’è dubbio perché la provincia di Trapani, provincia piccola, aveva solo due correnti, anche lì che risalivano come modalità di esistenza e di svolgimento della non attività politica a com’erano le correnti prima della proporzionale, perché?

Perché lì il dominus in provincia di Trapani era l’onorevole Bernardo Mattarella che aveva praticamente tutto il partito, era il leader insomma di tutto il partito. Poi (...) questa unità della Democrazia Cristiana interna si è rotta per cui c’erano i mattarelliani e gli anti-mattarelliani. Gli anti-mattarelliani (...) ad un certo momento aderirono alla corrente dorotea perché un altro dei fenomeni che avveniva è questo, cioè non è che l’adesione alla corrente era sempre dovuta ad una convinzione ideologica «Io sono più vicino a tizio, vicino a caio» tante volte l’adesione alla corrente soprattutto nella fase degenerativa avveniva perché c’era una corrente vuota, inesistente cioè se era Trapani, se a Trapani ci fosse stata una corrente fanfaniana, per esempio, probabilmente gli anti-mattarelliani faceva i fanfaniani ecco così probabilmente anche la stessa scelta di Lima in un primo tempo fu dovuto a questo ed occupò uno spazio nel partito e occupò lo spazio che era vacante.

Questi anti-mattarelliani erano i dorotei e si sono mantenuti pur nella tradizione, io li ho conosciuti che erano già dorotei da prima che facevano politica da prima, l’onorevole Grillo che fu deputato regionale (...) che era il leader della corrente dorotea (...). In provincia di Trapani c’era prima un comitato della Mattarella, poi ci furono due gruppi Mattarella e gli anti-Mattarella. Mattarella sino ad un certo punto era doroteo, prima di diventare moroteo Bernardo Mattarella era doroteo e gli altri erano al corrente di una corrente autonoma.

Poi con l’affermarsi del fenomeno correntistico che diventati morotei i mattarelliani l’altra corrente di una certa consistenza che c’era in provincia di Trapani e che faceva capo all’onorevole Grillo diventò dorotea avendo fin da prima dei rapporti però con i dorotei perché avevano rapporto con Gullotti, (...) il leader era l’onorevole Grillo, come ho detto prima, a cui mi legava un rapporto di amicizia e che è rimasto inalterato fino all’80 e del quale devo sottolineare l’assoluta lealtà nei confronti del gruppo doroteo almeno fino all’80. Questo onorevole Grillo era amico dei Salvo ed è un’amicizia che lui ha sempre dichiarato mai ininterrotta, ecco mai ininterrotta.

I cugini Salvo, in particolare Ignazio Salvo ma tutte e due durante le elezioni politiche del ’79 e dell’83 non avendo i candidati di corrente diciamo, cioè non... hanno appoggiato, perché lì i candidati erano solo... il candidato alla provincia di Trapani c’era Mattarella e Bassi, la DC candidava due persone Mattarella e Bassi vicino a Mattarella. I "grigliani" (rectius grilliani: n.d.e.) chiamiamolo riuscirono a candidare il dottor Vito Lipari nel 1979 e il dottor Giuseppe Cascio nel 1983. Di fatto i cugini Salvo in provincia di Trapani appoggiarono queste due candidature che erano formalmente candidature dorotee».

Nelle elezioni politiche del 1983, comunque, Antonino Salvo «fece la campagna elettorale contro» l’on. Ruffini, che pure era uno dei leaders della corrente dorotea in Sicilia.

Il teste Ruffini ha inoltre specificato che tra il 1969 ed il 1973 i cugini Salvo cominciarono ad essere chiacchierati come «uomini d’affari spregiudicati, come persone che cercavano di condizionare la vita politica». Intorno al 1975 l’on. Fasino si lamentò con l’on. Ruffini rilevando che i cugini Salvo «pretendevano di condizionare l’assemblea regionale». L’on. D’Angelo espresse all’on. Ruffini l’opinione che i Salvo fossero “affaristi e corruttori”; gli raccontò, inoltre, la vicenda relativa alla propria mancata elezione all’Assemblea Regionale Siciliana, risalente ad alcuni anni prima.

Sul punto, il teste Ruffini ha esplicitato quanto segue: «D’Angelo era candidato della provincia di Enna, candidato assieme a lui era un certo onorevole San Marco (rectius Sammarco: n.d.e.). La Democrazia Cristiana ad Enna generalmente prendeva due deputati, ma alternava praticamente qualche volta ne prendeva uno, qualche volta ne prendeva due. Penso che per un certo periodo fossero maggiori le elezioni in cui venivano eletti i due deputati.

A detta di D’Angelo i cugini Salvo intervennero nella campagna elettorale cercando da un lato di togliere voti alla Democrazia Cristiana per evitare che la Democrazia Cristiana riconfermasse i due deputati e ne avesse uno solo e d’altro lato appoggiandola a qualche d’uno di San Marco (rectius Sammarco: n.d.e.) in maniera che quell’uno unico che avrebbe dovuto essere eletto dovesse il San Marco (rectius Sammarco: n.d.e.) e così (...) fu che l’onorevole San Marco (rectius Sammarco: n.d.e.) fu eletto deputato e l’onorevole D’Angelo cadde in deputato, cosa che stupì tutti perché l’onorevole D’Angelo è un personaggio di spicco. (…)

Ma il D’Angelo era stato anche (...) Presidente della Regione. (...) D’Angelo probabilmente in questa stessa occasione in cui proprio era in vena di sfoghi (...) diceva "E pensare che son stato io a dare l’esattoria ai Salvo" cosa che era impropria, cioè però lui era Presidente della Regione quando fu bocciato con l’opposizione di D’Angelo e anche di Alessi, di tanti, ma che erano opposizioni all’istituzione dell’Ente Regionale, cioè discutevano che la Regione in materia finanziaria aveva e ha tuttora credo, una competenza piuttosto vasta per cui le leggi nazionali in materia non si applicano in Sicilia, devono essere applicate dalla Regione, dall’Assemblea Regionale che può o recepire la legge nazionale o modificarla in parte o in tutto.

Quindi la conferma decennale delle esattorie mentre sul piano nazionale fu una cosa diciamo di routine, era già stata fatata dieci anni prima, è stata fatta dieci anni dopo, qui in Sicilia (...) comportò una battaglia politica perché credo che fosse di sinistra che sostenevano la necessità di dare l’esattoria ad un Ente Regionale. D’Angelo che temeva un carrozzone o non voleva questo carrozzone si oppose, quindi indirettamente favorì i Salvo e indirettamente perché i cugini Salvo che diventarono ad un certo punto (...) dal punto di vista economico una cosa considerevole, una potenza».

Il giudice Terranova, dopo essere stato eletto deputato nel 1976, manifestò al Ruffini la convinzione "che i cugini Salvo a seguito del sequestro Corleo e in relazione al sequestro Corleo si erano compromessi con la mafia".

Sull’appoggio fornito contemporaneamente dai cugini Salvo a candidati della corrente Andreottiana e della corrente dorotea ha deposto anche il collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino (già segretario di una sezione della Democrazia Cristiana a Palermo), che all’udienza del 15 dicembre 1995 ha reso le dichiarazioni riportate nel paragrafo 1.

In particolare, il Pennino ha evidenziato che i Salvo facevano parte della corrente Andreottiana a Palermo, mentre aderivano alla corrente dorotea nella zona di Trapani. I Salvo sostenevano, nelle elezioni nazionali (per le quali la circoscrizione elettorale della Sicilia Occidentale comprendeva le province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta), sia alcuni candidati trapanesi loro amici (Lipari e Cascio), sia i candidati della corrente Andreottiana (come l’on. D'Acquisto e l’on. Augello). Nelle elezioni comunali, provinciali e regionali essi appoggiavano, nella circoscrizione elettorale di Palermo, esclusivamente candidati della corrente Andreottiana, e, nella circoscrizione elettorale di Trapani, candidati loro amici, come Salvatore Grillo.

In merito alle suesposte affermazioni, deve rilevarsi che il sistema di votazione con preferenza multipla, allora vigente per l’elezione della Camera dei deputati, consentiva ai Salvo di appoggiare una pluralità di candidati nella circoscrizione comprendente le province della Sicilia occidentale.

La circostanza che i cugini Salvo per un certo periodo abbiano appoggiato sia l’on. Ruffini sia l’on. Lima, ed in seguito abbiano interrotto i rapporti con il primo uomo politico rafforzando, contestualmente, il loro legame con il secondo, è univocamente desumibile dalle seguenti dichiarazioni rese al P.M. da Giuseppe Cambria nel verbale di assunzione di informazioni del 23 gennaio 1995 (atto acquisito all’udienza dell’11 dicembre 1998, a seguito del rifiuto di rispondere espresso dal medesimo imputato di reato connesso): «dei cugini Salvo era soprattutto Ignazio che si occupava attivamente di politica, nel senso però che soltanto Ignazio ha anche ricoperto qualche carica di partito che adesso non ricordo. Nello stesso modo invece si prodigavano per sostenere elettoralmente alcuni candidati, sempre dal partito della Democrazia Cristiana.

(...) i Salvo intrattenevano certamente rapporti con molti uomini politici e tra questi forse anche con l’on. Andreotti, anche se ritengo che ciò sia avvenuto sempre per il tramite dell’on. Lima. Con ciò intendo dire che nulla mi risulta direttamente circa i rapporti esistenti tra i Salvo e l’on. Andreotti, mentre so con certezza che gli stessi erano in ottimi rapporti tanto con l’on. Lima quanto con l’on. D'Acquisto. So infatti che i Salvo erano amici dei predetti Lima e D’Acquisto, e ciò so non soltanto perché ne ho sentito più volte parlare agli stessi Salvo, ma anche perché qualche volta io stesso gli ho visti insieme.

Mi riferisco in particolare al periodo in cui i cugini Salvo frequentavano assiduamente la Satris, ove avevano propri uffici, e perciò sino alla metà degli anni ‘70 circa. A quell’epoca io, che sono originario di Messina, abitavo stabilmente all’hotel Ponte sito nella via Francesco Crispi e mi capitava spesso di accompagnare entrambi i Salvo, insieme o separatamente, presso la segreteria dell’on. Lima, che si trovava nella via F.sco Crispi. Ho avuto così modo di constatare direttamente e personalmente l’esistenza di stretti rapporti tra i Salvo ed il Lima. Ricordo peraltro che il figlio dell’on. Lima, a nome Marcello, è stato dipendente della Satris per circa tre-quattro anni, a decorrere dal 1982 o 1983 se non erro. Per la verità Marcello Lima si faceva vedere pochissime volte in ufficio, e ciò ovviamente gli era consentito solo in ragione dei particolari rapporti esistenti fra il padre ed i cugini Salvo.

Del resto una situazione analoga non si è mai verificata per altri dipendenti della Satris.

(...) già prima che con il Lima ed il D'Acquisto con il quale pure i Salvo avevano ottimi rapporti, gli stessi intrattenevano stretti rapporti con altro uomo politico di rilievo, l’on. Ruffini. Devo dire anzi che i rapporti con Ruffini, già esistenti sin dai primi anni ‘60, erano “caldissimi”. Il Ruffini abitava nello stesso stabile di Salvo Antonino con il quale perciò aveva modo di incontrarsi che con l’Ignazio. Ad un certo punto, intorno alla fine degli anni ‘70 e comunque al termine della seconda o della terza legislatura del Ruffini, i rapporti tra i Salvo ed il Ruffini si sono raffreddati, e forse anche incrinati, all’improvviso. Non conosco le ragioni di ciò ma mi risulta personalmente che mentre in occasione delle prime campagne elettorali entrambi i Salvo hanno svolto attivissima politica a sostegno della candidatura del Ruffini, ciò non è avvenuto successivamente.

(...) Credo che i Salvo conoscessero già il Lima prima di interrompere ogni rapporto con il Ruffini, ma ovviamente da quel momento i rapporti con l’on. Lima si sono intensificati. Sempre a proposito dei rapporti intrattenuti con il Lima, mi risulta che Salvo Antonino si recava settimanalmente in casa del Lima ove questi organizzava “giocate”. Non vi si recava Salvo Ignazio perché non era un giocatore.

(...) come ho prima riferito, mi è capitato più volte di accompagnare i Salvo presso la segreteria politica dell’on. Lima. Ciò facevo in genere al termine del lavoro, e con la mia macchina».

Gli stretti rapporti instaurati dai cugini Salvo con uomini politici appartenenti sia alla corrente Andreottiana sia alla corrente dorotea erano ben noti ad esponenti mafiosi come Francesco Di Carlo, che, escusso all’udienza del 30 ottobre 1996, ha reso le dichiarazioni esposte nel paragrafo precedente.

Il notevole spessore del rapporto esistente tra i cugini Salvo e l’on. Lima è desumibile anche da una serie di ulteriori elementi probatori emersi nel corso del dibattimento e menzionati dal teste M.llo Antonio Pulizzotto all’udienza del 22 maggio 1996:

- le fotografie che ritraggono l’on.Lima e Antonino Salvo, l’uno accanto all’altro, in occasione di una riunione del Comitato Regionale della Democrazia Cristiana, tenutasi all’Hotel Zagarella di Santa Flavia il 3 luglio 1976 (cfr. la documentazione fotografica acquisita nella stessa udienza);

- la nota della Questura di Palermo del 17 gennaio 1985, nella quale si riferisce che l’on. Lima partecipò al ricevimento organizzato per le nozze tra Angela Salvo (figlia di Antonino Salvo) e Gaetano Sangiorgi, celebrate il 4 settembre 1976, ed offrì in dono una pirofila d’argento;

- la pubblicazione, sul quotidiano “Il Giornale di Sicilia” del 5 giugno 1979, di due necrologi compiuti rispettivamente da Ignazio Salvo ("Ignazio Salvo profondamente commosso partecipa al dolore degli amici Salvo e Beppe Lima per la scomparsa dell’amato genitore Cav. Vincenzo Lima") e da Antonino Salvo ("Nino Salvo prende viva parte al dolore dei cari amici Salvo e Beppe per la scomparsa del caro padre Cav. Vincenzo Lima"), in occasione della morte di Vincenzo Lima, padre dell’on. Salvo Lima e "uomo d’onore" (documento n. 90, prodotto dal P.M.);

- le fotografie che ritraggono l’on.Lima in occasione del ricevimento svoltosi presso l’Hotel Zagarella il 29 agosto 1981 in occasione delle nozze tra Daniela Salvo (figlia di Antonino Salvo) e Giuseppe Favuzza (fotografie contenute negli albums sequestrati il 21 luglio 1993 nell’abitazione dei coniugi);

- l’annotazione di tutte le utenze telefoniche dell’on. Lima e di un’utenza telefonica del fratello di quest’ultimo, dott. Giuseppe Lima, all’interno dell’agenda telefonica sequestrata presso l’abitazione di Antonino Salvo in occasione del suo arresto, avvenuto in data 12 novembre 1984;

- la frequente utilizzazione, da parte dell’on. Lima, di autovetture della Satris Spa, di cui erano soci Ignazio Salvo, la moglie di Antonino Salvo ed il suocero di Antonino Salvo (sull’argomento v. il paragrafo 7);

- l’assunzione di Marcello Lima, figlio del predetto uomo politico, presso la Satris Spa.

L’assunzione del medesimo soggetto non fu, oltretutto, accompagnata dalla effettiva prestazione di attività lavorativa, come si evince dalle convergenti dichiarazioni rese da Giuseppe Cambria nel verbale di assunzione di informazioni del 23 gennaio 1995, acquisito all’udienza dell’11 dicembre 1998, da Gioacchino Pennino all’udienza del 15 dicembre 1995, e da Nicolò Mario Graffagnini all’udienza del 10 giugno 1998. Giuseppe Cambria ha specificato che Marcello Lima “si faceva vedere pochissime volte in ufficio, e ciò ovviamente gli era consentito solo in ragione dei particolari rapporti esistenti fra il padre ed i cugini Salvo”.

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