Care lettrici, cari lettori

la newsletter torna in questo caldo d’agosto per gli aggiornamenti settimanali in materia di giustizia, recuperando anche alcuni dei temi dei giorni scorsi.

Il tema principale della settimana è il via libera al decreto legge sull’emergenza carceraria, convertito dalla Camera poco prima della pausa estiva ma – a detta di tutti gli operatori – poco significativo per incidere sul sovraffollamento o per gestire l’emergenza degli ormai 65 suicidi da inizio anno.

Il professore emerito di diritto penale Glauco Giostra, ritorna sul tema della disumanità nel trattamento dei detenuti a cui il governo non sembra in grado di porre rimedio.

Sul fronte dei commenti, tuttavia, c’è occasione di tornare sullo scandalo al Csm che ha coinvolto la consigliera laica di Fratelli d’Italia, Rosanna Natoli, ad oggi solo dimessa dalla sezione disciplinare ma non dal Consiglio. L’ex magistrato di Cassazione, Rosario Russo, riassume i fatti e si pone una domanda: perchè?

L’avvocato e direttore della rivista Giurisprudenza Penale, Guido Stampanoni Bassi, commenta invece una recente sentenza di Cassazione su un femminicidio, che ha preso in considerazione lo stato emotivo dell'imputato ai fini delle attenuanti.

Infine, vi ricordo che domani uscirà una nuova puntata del podcast Per questi motivi, in cui racconto la storia processuale di Aldo Braibanti, il primo e unico condannato in Italia per plagio. Un processo che ha assomigliato più a una caccia alle streghe, in cui sotto processo è finita la morale sessuale. In attesa di domani, potete recuperare le due precedenti puntate.

Il decreto carceri

L’aula della Camera ha approvato in via definitiva il decreto carceri con 153 si, 89 no e 1 astenuto.

Il testo ha un contenuto che non incide in modo decisivo sul problema del sovraffollamento ma, paradossalmente, introduce un nuovo reato: il peculato per distrazione, che va a colmare almeno parzialmente le lacune dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio.

Il decreto prevede l’assunzione di mille agenti entro il 2027, mentre l’articolo 5 prevede un teorico snellimento delle procedure per ottenere il beneficio della liberazione anticipata, ma senza cambiare l’ammontare degli attuali 45 giorni ogni sei mesi. Vengono poi aumentate le telefonate mensili per i reclusi e si istituisce un registro di strutture per l’accoglienza di detenuti che possono accedere alle misure alternative.

I restanti articoli, invece, non riguardano le carceri: viene introdotto il nuovo reato di peculato per distrazione (necessario per tentare di scongiurare la procedura di infrazione Ue dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio) e la proroga dell’entrata in vigore del nuovo tribunale della famiglia introdotto dalla riforma Cartabia.

Il vertice a palazzo Chigi

Curiosamente, proprio mentre a Montecitorio si approvava il decreto legge, a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni ha incontrato il Guardasigilli Carlo Nordio, i sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio per fare il punto sui prossimi «passi da fare» per affrontare l'emergenza carceri che «resta una priorità».

Nordio ha fatto sapere di aver chiesto un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di voler proporre «modifiche alle norme sulla custodia cautelare», inoltre ha anticipato che chiederà al Csm di potenziare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza.

Il vertice ma anche le posizioni assunte dal ministro, chiamando in causa il Colle e palazzo Bachelet proprio mentre la maggioranza approvava un decreto caratterizzato da necessità e urgenza, hanno suscitato polemica. Le opposizioni hanno parlato di umiliazione del parlamento, la cui centralità sembra messa in discussione dall'agire del governo.

L’iniziativa di Nessuno tocchi Caino

Il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti e i dirigenti di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, Presidente, Sergio D’Elia, Segretario ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriera, hanno presentato un esposto-denuncia in merito all’emergenza penitenziari, con il patrocinio dell’avvocato Maria Brucale, perchè «Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo».

L’esposto è rivolto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma perché, a fronte della gravità della situazione nelle carceri – descritta con dovizia di particolari nelle 11 pagine del testo – e a fronte dei probabili ulteriori pericoli che incombono sulla comunità penitenziaria, verifichi la sussistenza di eventuali responsabilità penali a carico del Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dei Sottosegretari Andrea Del Mastro Delle Vedove e Andrea Ostellari i quali, avendo specifici obblighi di custodia dei ristretti, non vi adempiono cagionando loro un danno evidente alla salute, fisica o psichica, e alla loro stessa vita.

Il documento fa riferimento in particolare agli accadimenti gravi quali i suicidi e altre morti in carcere per malattia e assenza di cure, ma anche alla grave mancanza di risorse interne agli istituti di pena derivante dall’ingestibile sovraffollamento che, al 29 luglio 2024, era quantificabile in 61.134 persone detenute in 47.004 posti regolarmente disponibili.

Giachetti ha sottolineato che, a fronte dell’emergenza, il governo non ha voluto accogliere la sua proposta di legge, volta ad aumentare con effetto retroattivo i giorni di liberazione anticipata.

L’abrogazione dell’abuso d’ufficio

Dopo l’approvazione del ddl Nordio che contiene l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, il Colle ha infine promulgato il testo senza rilievi. Sono serviti quasi tutti e 30 i giorni e non sono state ravvisate conclamate violazioni della Costituzione. Tuttavia, la materia con tutta probabilità finirà anche sotto il vaglio europeo, con il rischio di una procedura di infrazione.

«Come ogni legge controversa è ovvio che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio sia stata sottoposta ad un vaglio particolarmente severo da parte del Presidente della Repubblica ma un eventuale rinvio al Parlamento dovrebbe essere motivato con particolare forza argomentativa e fondato su ragioni tecnico-giuridiche che attualmente non ci sembra che siano ravvisabili», ha affermato Francesco Petrelli, presidente delle Camere penali italiane.

Le donne magistrato contro il manuale di diritto privato

L’A.D.M.I. Associazione Donne Magistrato Italiane ha espresso «profondo sconcerto in riferimento alle seguenti affermazioni contenute nell’edizione 2024 del Manuale di Diritto Privato del Prof. Francesco Gazzoni, destinato alla formazione delle future generazioni di giuristi» in cui si legge che “I Magistrati appartengono in maggioranza al genere femminile, che giudica non di rado in modo eccellente, ma è in equilibrio molto instabile nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli. Senza contare che essi appartengono alla categoria degli psicolabili”.

Tali affermazioni, «corroborate da un richiamo a risalente giurisprudenza del 2007, risultano ancora più gravi e pericolose perché provengono da un accademico, pur da tempo in pensione, e sono, all’evidenza, espressione di una cultura maschilista, imbevuta di stereotipi di genere, che denigrano, delegittimano ma anche irridono ed offendono tutta la magistratura e, soprattutto, quella parte della componente femminile quotidianamente impegnata nella trattazione dei procedimenti delicati».

Fermo il principio della libertà di pensiero e di insegnamento, «ADMI auspica che il mondo accademico si unisca alle preoccupate critiche qui espresse anche e soprattutto per evitare che, per l’indiscusso prestigio scientifico del suo Autore, quelle affermazioni possano concorrere a formare il bagaglio culturale delle prossime generazioni di giuristi in modo così gravemente distorto, lontano dai principi costituzionali e ingeneroso dell’impegno della Magistratura tutta».

Il divario reddituale nell’avvocatura

Negli ultimi anni la professione forense si caratterizza per una forte presenza femminile, con una media di circa il 47 per cento. Tuttavia, il divario reddituale tra avvocati e avvocate e' preoccupante: le donne avvocato guadagnano in media il 53 per cento in meno rispetto ai colleghi uomini, con una differenza assoluta di quasi 30.000 euro.

Laura Massaro, responsabile pari opportunità di Ocf, ha definito «preoccupante netto divario reddituale tra avvocate e avvocati», «questa disparità contribuisce alla precarietà della carriera per le professioniste».

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