-
Il testo doveva andare alla Camera, ma la mediazione tra maggioranza e governo lo stanno dirottando verso palazzo Madama. Con scorno di FI, che puntava a indicare il relatore del ddl
-
In commissione Giustizia alla Camera, inoltre, il testo aveva già pronto come relatore il forzista Pietro Pittalis: un modo per cementare la collaborazione con Nordio e rinforzare l’immagine del partito
-
Un accentramento, quello di Bongiorno, che ormai è evidente come anche il suo ruolo di guardiana rispetto alle fughe in avanti di Nordio.
Stare al governo insieme significa scendere a compromessi, soprattutto su questioni complesse e potenzialmente divisive come la giustizia.
Per questo, l’iter del disegno di legge sulla giustizia del ministro Carlo Nordio è cambiato in corsa: il testo deve essere ancora bollinato e incardinato in uno dei due rami del parlamento, ma la direzione ormai quasi certa è quella di palazzo Madama. Con grande scorno di Forza Italia.
La mossa di Bongiorno
Subito dopo il via libera in consiglio dei ministri, infatti, era sembrato naturale che lo sbocco fosse quello della Camera, dove del resto la commissione Giustizia già da mesi sta discutendo di abuso d’ufficio e a farne una battaglia caratterizzante era stato proprio il partito azzurro.
Invece, un colpo di mano ha cambiato direzione al testo, che finirà sulla scrivania di Giulia Bongiorno, plenipotenziaria sulla giustizia della Lega e presidente della commissione in Senato. Nel silenzio della Lega dopo il via libera in cdm, era stata lei a prendere la parola e a manifestare tutte le sue perplessità, pur confermando il sostegno al ministro. Ma con un accordo, che la senatrice ha esplicitato pubblicamente rendendolo ancora più vincolante: «La Lega inizialmente sosteneva una riformulazione dell'abuso d'ufficio, per evitare che le procure dessero interpretazioni estensive di altri reati come il peculato per distrazione o la turbativa d'asta. Abbiamo trovato un punto di caduta: fare la riforma in due step. Il secondo sarà rivisitare tutti i reati contro la Pubblica amministrazione». E quale metodo migliore per blindare anche il secondo step che portare il ddl dove meglio può controllarne l’iter.
Una vittoria, quella di Bongiorno, che sarebbe frutto dell’accordo anche con via Arenula, pronta a tutto pur di vincolare i leghisti alla cancellazione del reato di abuso d’ufficio. «Non cambierà nulla, il testo arriva solido», è la tesi di un esponente del governo, che allontana qualsiasi questione sulla tenuta della maggioranza in commissione al Senato. Tutto vero, ma la prassi parlamentare degli ultimi anni è chiara: solo la camera dove viene incardinato il disegno di legge lo discute veramente e se del caso approva modifiche, il secondo ramo del parlamento invece è solitamente chiamato ad una mera ratifica. Anche perchè modificarlo vorrebbe dire farlo poi tornare indietro per un terzo voto, che rischia di allungare troppo i tempi. In altre parole, sarà il Senato a lavorare per «migliorare» il testo di Nordio, mentre la Camera dovrà rimanere a guardare.
Un accentramento, quello di Bongiorno, che ormai è evidente come anche il suo ruolo di guardiana rispetto alle fughe in avanti di Nordio. In autunno, infatti, il ministro ha annunciato un altro ddl che riscriverebbe le regole sulle intercettazioni e la senatrice leghista ha già prenotato al Senato anche quello, iniziando nei mesi scorsi un ciclo di audizioni «per preparare il lavoro», vista anche in questo caso una posizione della Lega meno drastica rispetto a quella del ministro.
Il fastidio di Forza Italia
Il risultato ottenuto da Bongiorno, che potrebbe portare in casa Lega anche il ruolo di relatore del testo per il passaggio poi in aula, fa il pari con la delusione di Forza Italia. Il partito, ancora in acque agitate dopo la morte di Silvio Berlusconi ma deciso a guadagnarsi uno spazio politico, era stato certamente il più esplicito nel condividere il progetto di Nordio. In commissione Giustizia alla Camera, inoltre, il testo aveva già pronto come relatore il forzista Pietro Pittalis: un modo per cementare la collaborazione con Nordio e rinforzare l’immagine del partito su un tema da sempre caratterizzante. Invece, si sono ritrovati con un nulla di fatto: scavalcati da una trattativa che non li ha tenuti in considerazione.
Da FI nessuno esplicita pubblicamente il malumore, ma fastidio e imbarazzo ci sono. A esplicitarlo si incarica Enrico Costa, il deputato del terzo polo che è un punto di riferimento sulle questioni di giustizia e appoggia la riforma Nordio ma che coglie le fibrillazioni interne alla maggioranza: «La commissione Giustizia della Camera discute da mesi di abuso d’ufficio. Si sono fatte tantissime audizioni e stavamo per passare agli emendamenti. Nel frattempo il governo approva il suo ddl che abroga l’abuso d’ufficio e lo manda al Senato», è la sua sintesi.
Come a dire: nel governo ci sono evidenti pesi e misure. E, nel settore della giustizia, la bilancia pende verso la Lega di Bongiorno.
© Riproduzione riservata