Il Csm è stato investito da un nuovo scandalo, che ha travolto la consigliera laica eletta da Fratelli d’Italia, Rosanna Natoli. Avvocata siciliana di Paternò, concittadina del presidente del Senato Ignazio La Russa ed ex membro dell’assemblea nazionale del partito di Meloni, è stata costretta a dimettersi da componente della sezione disciplinare e, secondo fonti interne, «dovrà anche lasciare l’incarico al Csm, vista la gravità della vicenda dal punto di vista giurisdizionale».

I fatti risalgono a martedì: durante un’udienza disciplinare a carico della giudice civile di Catania Maria Fascetto, il suo difensore Carlo Taormina – vecchia conoscenza del centrodestra ed ex deputato azzurro – ha depositato una chiavetta usb contenente la registrazione di un colloquio tra la stessa Natoli e la magistrata incolpata, sotto procedimento per «uso della qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sé o altri». Il documento audio con la relativa trascrizione di 130 pagine è stato registrato dalla giudice civile, che ha incontrato Natoli presso il suo studio legale a Paternò.

A quel punto, la sezione disciplinare non ha potuto fare altro che sospendere l’udienza e il procedimento e Natoli, poco dopo, si è dimessa. Nella registrazione, infatti, la consigliera ammetterebbe di stare violando il segreto della camera di Consiglio. Subito dopo, poi, il comitato di presidenza del Csm – guidato dal vicepresidente di area centrodestra Fabio Pinelli – ha inviato gli atti alla procura di Roma, per la verifica dell’eventuale presenza di reati.

La questione politica

Ora l’attesa è per le dimissioni di Natoli. «Inevitabili», secondo fonti interne al Csm, vista la gravità di aver violato i segreti di una camera di consiglio e la mancata astensione. Del resto, nella mente di tutti i consiglieri sono ritornate le intercettazioni della famosa cena all’Hotel Champagne che diedero inizio allo scandalo Palamara, in cui si sentivano le voci di cinque consiglieri togati, poi costretti a dimettersi e finiti sotto procedimento disciplinare.

In questo caso, però, la questione assume connotati diversi e più politici. Natoli, infatti, viene considerata diretta emanazione di La Russa, che l’avrebbe suggerita per la nomina pur avendo lei poca esperienza “istituzionale”. Per questo la vicenda ha preso i contorni di un testacoda drammatico e imbarazzante per il centrodestra, che ha la maggioranza dei laici in Consiglio e in passato ha spesso attaccato le toghe per la loro gestione poco trasparente delle dinamiche di consiglio. Oggi, invece, il contrappasso ha portato FdI a dover affrontare uno scandalo. Dentro il Consiglio, tuttavia, si ipotizza anche la trappola. Natoli, infatti, si è comportata in modo inaccettabile per un membro della sezione disciplinare, ma è caduta nella rete della magistrata incolpata che l’ha registrata a sua insaputa. Una mossa apparentemente fatta per silurare la consigliera laica e aprire un problema imbarazzante a destra. Con un ulteriore strascico: la riforma del Csm voluta dal governo prevede il sorteggio dei consiglieri togati proprio per eliminare le logiche correntizie. Difficile però ora sostenere che tutto il male nella gestione del Consiglio stia nella sua parte togata.

La reazione non si è fatta attendere. Il segretario della corrente progressista di Area, Giovanni Zaccaro, ha commentato: «Questi sono i laici ai quali la politica affida la tutela della autonomia della magistratura? Episodi come questi dimostrano quanto sia pericoloso creare la alta corte disciplinare per i magistrati e rafforzare la presenza della politica nel Csm».

Ora si attende il rientro dal Brasile del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è anche presidente del Csm e verrà investito della vicenda, per verificarne le conseguenze. A meno che Natoli non si dimetta prima.

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