- In piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma, l'imprenditore Bartolo Paone vive due episodi chiave della sua carriera imprenditoriale. L'ultimo in ordine di tempo lo ha condotto ai domiciliari per un tentativo di corruzione, denunciato da Dario De Falco, consigliere del ministro Luigi Di Maio.
- La vicenda di Paone oltre a evidenziare il probo gesto di De Falco, rimarca ancora una volta la necessità per ministri e collaboratori di un'agenda trasparente per evitare incontri inopportuni e rendere chiari rapporti e relazioni.
- Paone, infatti, ha frequentato De Falco, ha incontrato i vertici di aziende pubbliche, grazie alla mediazione di De Falco, ma nel 2017 ha partecipato anche al matrimonio della figlia del boss stragista Angelo Moccia, proprio a Roma, come raccontato da Domani lo scorso maggio.
In piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma, l'imprenditore Bartolo Paone vive due episodi chiave della sua carriera imprenditoriale. L'ultimo in ordine di tempo lo ha inguaiato mandandolo ai domiciliari per un tentativo di corruzione.
Al bar Ciampini, nella citata piazza, ha consegnato una busta a Dario De Falco, amico e consigliere per le relazioni esterne del ministro Luigi Di Maio, il quale ha rifiutato e lo ha prontamente denunciato indicando la presenza all’interno di diverse banconote. Il tutto è accaduto il 14 dicembre scorso.
In realtà, proprio nello stesso luogo, nel 2017 Paone partecipa a un matrimonio importante, quello di Lucia Moccia, figlia del boss stragista Angelo, detto Enzuccio, anche lui presente alla cerimonia visto che da poco era uscito dal carcere.
L'episodio è stato raccontato per la prima volta da Domani, nel maggio 2021, in una lunga inchiesta sul clan nella quale il nostro quotidiano ha pubblicato per la prima volta l'elenco degli invitati al ricevimento.
Ma non è servito visto che Paone ha frequentato comunque un fedelissimo collaboratore del ministro degli Esteri e incontrato i vertici di aziende pubbliche. La vicenda di Paone, oltre a evidenziare il probo gesto di De Falco, rimarca ancora una volta la necessità per ministri e collaboratori di un'agenda trasparente per evitare incontri inopportuni e rendere chiari rapporti e relazioni.
Dalle carte dell'inchiesta, infatti, emergono i contatti tra De Falco e Paone, gli incontri con i vertici di aziende pubbliche favoriti da De Falco e la visita alla Farnesina di Paone. Ma iniziamo dai Moccia e dal matrimonio alla presenza del capo del clan.
Il matrimonio della figlia di Moccia
I Moccia, da decenni, vivono, a Roma, tra i Parioli e collina Fleming, frequentano le persone che contano. Dopo 22 anni di carcere, nel 2015 i giudici di sorveglianza dell’Aquila accolgono la tesi difensiva e «l’impossibilità dell’utile collaborazione in merito ai fatti» per i quali Angelo Moccia era stato condannato. Così il boss esce. Per ricostruire la rete amicale bisogna tornare indietro a una data importante per la famiglia: il dieci settembre 2017.
Angelo Moccia è uscito da poco dal carcere, indossa occhiali da sole, modello film poliziesco anni ottanta, orologio d’oro, papillon nero e accompagna la figlia, Lucia, all'altare. Sposa Giosafatte Laezza, di mestiere imprenditore. Al ricevimento ci sono gli amici, i sodali del clan, ma anche amministratori delegati di imprese importanti.
A fare gli auguri alla famiglia che celebra le nozze a Villa Miani dopo il rito religioso nella basilica di San Lorenzo in Lucina c'è proprio Bartolo Paone, già amministratore delegato di Cogepa. Un'azienda leader nel settore delle telecomunicazioni che ha, tra i clienti, anche società pubbliche come Tim, Enel.
Non c'è solo Paone, ma anche costruttori edili, titolari di aziende di calcestruzzo, di macellazione di carni, di imballaggi di plastiche. Nel 2020 Angelo Moccia torna nuovamente in carcere, ora è sotto processo, è considerato dalla procura di Roma capo e mente del gruppo.
E Paone? Continua a fare l’imprenditore, finisce anche in una brochure che elogia le imprese che passano di padre in figlio come è successo a Cogepa, società sulla quale esercita comunque «una persistente ingerenza», secondo quanto ha ricostruito la guardia di Finanza di Roma. Abbiamo più volte contattato Cogepa, ma i vertici non hanno fornito chiarimenti.
Paone dal boss alla Farnesina
Bartolo Paone entra in contatto con Dario De Falco nel dicembre 2020. Nell'estate precedente l'amico di scuola di Luigi Di Maio stava per tornare a Pomigliano D'Arco per candidarsi a sindaco della cittadina dopo aver lavorato fianco a fianco con Di Maio nel primo governo Conte e poi con Riccardo Fraccaro.
A febbraio 2021 diventa consigliere per le relazioni esterne in ambito nazionale di Di Maio con uno stipendio annuo di 80 mila euro. In quel periodo stringe il rapporto con Bartolo Paone che viene ricostruito nelle carte dell'inchiesta grazie al contributo di De Falco che ha offerto costante collaborazione agli inquirenti.
Il 29 dicembre 2020 De Falco manda a Paone il proprio numero di cellulare e avvia i contatti con l'imprenditore con la fissazione di un primo incontro in data 21 gennaio 2021 per parlare delle questioni «verosimilmente rappresentate in precedenza dall'interlocutore, le informazioni sui lavori svolti da Cogepa», scrive il giudice nell'ordinanza.
«Buonasera, il primo pte, in fibra ottica, Fibercop attivato in Italia da Cogepa a Nola(...) abbiamo avuto anche i complimenti di Tim il primo in Italia del progetto rete unica Fibercop», scrive Paone a De Falco. In data 29 gennaio si vedono alla galleria Alberto Sordi.
A febbraio De Falco entra nello staff del ministro Di Maio. Il successivo incontro con Paone, il 30 marzo, avviene proprio alla Farnesina. A che titolo e perché? De Falco non ha voluto rispondere alle nostre domande eccependo un inesistente segreto istruttorio e un obbligo di riservatezza.
Agli inquirenti De Falco ha spiegato che lui si occupa di fare da «filtro con i soggetti interessati a interloquire con il ministro ed esprimendosi per suo conto nelle questioni riguardanti le nomine nelle società partecipate dello stato», si legge nell’ordinanza firmata dal giudice Corrado Cappiello. Nello svolgimento dell’attività di consigliere delle relazioni esterne di Di Maio, De Falco ha conosciuto, nel dicembre 2020, alla Farnesina Paone. Solo che a dicembre 2020, De Falco non aveva incarichi alla Farnesina.
Così abbiamo chiesto al portavoce del ministro Luigi Di Maio, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Il ministro era a conoscenza di questi incontri? A che titolo De Falco vedeva Paone? Questi appuntamenti, anche alla Farnesina, sono segnati in qualche agenda? Il ministro ha mai visto Bartolo Paone?
I contatti di Paone e De Falco continuano. L'imprenditore scrive, il 7 ottobre 2021: «Dario, buongiorno, scusami ti ricordo Enav». Alla fine De Falco, come confermano da Enav, fa incontrare l'amministratore delegato dell'azienda pubblica Paolo Simioni con Paone alla Farnesina.
«Cogepa ha acquisito un'azienda che aveva un contratto in essere con Enav, ma al momento non ci sono rapporti visto che la società ha partecipato a una gara, ma senza aggiudicarsela», fanno sapere dall’ufficio stampa di Enav.
De Falco si muove per Paone anche per favorire un incontro con i vertici di Terna, in particolare con il responsabile della sicurezza aziendale. Vengono evidenziati anche alcuni incontri, durante l'ultima campagna elettorale, tra Paone e De Falco presso importanti realtà imprenditoriali napoletane. De Falco precisa agli inquirenti che non si è mai occupato del merito delle questioni rappresentate dall’imprenditore. In tutto ci sono stati una ventina di contatti.
L’agenda non è trasparente
L'ultimo appuntamento è fatale per Paone che consegna a De Falco una busta contenente, racconta il consigliere di Di Maio, denaro. Una mazzetta rifiutata con seguito di denuncia da parte di De Falco dopo essersi consultato proprio con il ministro. Paone ha provato a presentare la busta come ‘un pensiero’, un pensiero giustamente rifiutato con sdegno da De Falco che ha subito denunciato. Gli inquirenti sottolineano la correttezza del comportamento di De Falco e l’attendibilità del suo racconto.
Una denuncia fondamentale e decisiva che ha consentito ai militari di ritrovare negli uffici di Paone altri appunti con annotazioni di operazioni bancarie e la predisposizione di blocchi di banconote, un ‘libro cassa semplice’ che somiglia a un libro di mazzette. I finanzieri hanno arrestato per istigazione alla corruzione Paone, ora ai domiciliari, già condannato nel recente passato per reati tributari. L’imprenditore è difeso dall’avvocata senatrice Giulia Bongiorno.
Una storia che, oltre a raccontare la pronta e onesta reazione di De Falco, impone la necessità di tracciare gli incontri e relazioni con i portatori di interessi per evitare di portare in giro ad appuntamenti istituzionali e alla Farnesina un imprenditore che passa dai banchetti del clan ai vertici delle aziende pubbliche.
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