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La procura di Roma ha proceduto nei confronti del sottosegretario alla Giustizia, che oggi verrà sentito. Nonostante la difesa a oltranza di Nordio, l’ipotesi dei pm è di rivelazione di un segreto amministrativo.
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In forza di questo segreto, i dipendenti pubblici non possono divulgare all’esterno le informazioni a cui hanno avuto accesso in ragione dell’ufficio che ricoprono.
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Tuttavia non ci sono segnali di un passo indietro per Delmastro. Certo è che difenderlo avrà un costo per Fratelli d’Italia e potrebbe tradursi in qualche concessione agli alleati sui vari fronti caldi di governo.
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro è indagato dalla procura di Roma per rivelazione di segreto d’ufficio. Verrà sentito oggi dai pm coordinati dal procuratore Franco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Ielo, accompagnato dal suo avvocato. Dovrà chiarire perchè e con che modalità ha consegnato al collega di partito, Giovanni Donzelli, la relazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sui colloqui dell’anarchico Alfredo Cospito con alcun boss mafiosi, i suoi compagni di socialità al regime del carcere duro nel penitenziario di Sassari.
Politicamente, l’incriminazione del sottosegretario pesa sulla credibilità del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Il 15 febbraio, infatti, il guardasigilli si è presentato davanti alla Camera per difendere Delmastro, ribadendo che il documento citato da Donzelli non è coperto da segreto nè classificato, ma solo «di limitata divulgazione». Dunque, secondo via Arenula, non è stato commesso alcun illecito. Posizione, questa, che è stata ribadita dal ministro con le stesse formule già usate nella nota stampa immediatamente successiva allo scoppio della polemica, ma anche con la specificazione del rispetto per l’inchiesta della procura in corso. A maggior ragione visto che la notizia dell’invito a comparire come indagato per Delmastro era già nota in ambienti ministeriali da due giorni.
La difesa a oltranza del suo sottosegretario, voluta con forza dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rischia ora di rendere molto complicata la posizione di Nordio. Le opposizioni, infatti, sono tornate a chiedere le dimissioni del sottosegretario, non tanto a causa dell’iscrizione nel registro degli indagati ma «che andavano presentate prima, per motivi istituzionali e politici», secondo la responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando.
Sul fronte di Fratelli d’Italia, invece, nessun tentennamento: «Andiamo avanti con la certezza che tutto sarà chiarito in tempi brevi per poi continuare con più slancio di prima la nostra lotta a schiena dritta e a volto scoperto alla criminalità organizzata», è il commento congiunto dei capigruppo di Fratelli d'Italia Tommaso Foti e Lucio Malan.
Il segreto amministrativo
L’indagine della procura, aperta dopo l’esposto del deputato dei Verdi, Angelo Bonelli ed è ancora nella sua fase iniziale, tuttavia è possibile ricostruire l’ipotesi accusatoria. Come ha scritto su Domani la giurista Vitalba Azzolini, infatti, la dicitura «limitata divulgazione» fa riferimento alla natura amministrativa dell’atto. Tradotto: la relazione del Dap è coperta dal cosiddetto segreto amministrativo, che equivale al segreto d’ufficio dei pubblici ufficiali.
In forza di questo segreto, i dipendenti pubblici non possono divulgare all’esterno le informazioni a cui hanno avuto accesso in ragione dell’ufficio che ricoprono. Nel caso di Delmastro, quello di sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap. Proprio il Dap aveva posto il segreto amministrativo sul dossier della polizia penitenziaria a proposito di Cospito e questo imponeva che i dati contenuti non potessero uscire dalla cerchia di pubblici ufficiali che potevano conoscerli per ragioni istituzionali.
Per questa ragione Delmastro risulta l’unico indagato. A differenza di Donzelli, che pure ha materialmente reso pubbliche le informazioni, il sottosegretario aveva diritto a conoscere gli atti riservati in ragione della sua qualifica di pubblico ufficiale e, comunicandoli al collega, avrebbe violato il segreto amministrativo. Donzelli, invece, per ora rimane persona informata sui fatti e potrà essere ascoltato come testimone.
La politica
Mentre l’inchiesta prosegue per la sua strada, tuttavia, le conseguenze politiche sono ancora incerte. Un sottosegretario indagato per rivelazione di segreto d’ufficio è fonte di imbarazzo per il guardasigilli che tra i suoi primi propositi ha elencato proprio la volontà di vietare la diffusione illegittima di intercettazioni e atti d’indagine. Non solo, negli uffici ministeriali e tra i magistrati antimafia non c’erano dubbi sul fatto che la relazione fosse coperta da segreto e per la difesa d’ufficio del ministro è suonata ancora più fuori fuoco.
Tuttavia non ci sono segnali di un passo indietro per Delmastro. Certo è che difenderlo avrà un costo per Fratelli d’Italia e potrebbe tradursi in qualche concessione agli alleati sui vari fronti caldi di governo. Sin dall’inizio della polemica, infatti, Lega e Forza Italia hanno glissato sul caso, ma in privato i parlamentari non hanno risparmiato critiche al duo Delmastro-Donzelli. Ora che la posizione del sottosegretario si sta aggravando, questo silenzio potrebbe richiedere una contropartita.
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