Care lettrici, cari lettori

La notizia della settimana è certamente quello di Ilaria Salis, l’italiana agli arresti in Ungheria, le cui immagini in ceppi durante l’udienza hanno fatto scoppiare il caso. La grande questione riguarda le condizioni di detenzione della donna, giuridicamente poi la procura di Milano in un caso analogo ha contestato all’Ucraina la proporzionalità della pena, politicamente invece un parte del centrodestra ha scelto di concentrarsi sul reato che le viene contestato (lesioni a militanti neonazisti e partecipazione a un gruppo estremista). Trovate approfondimenti su tutti questi aspetti. 

Per quanto riguarda i commenti, invece, l'ex magistrato Carlo Ancona offre un ricordo dei magistrati Emilio Alessandrini e Guido Rossa, morti quarantacinque anni fa per mano del terrorismo rosso, e si chiede cosa sia rimasto del loro esempio.

La settimana scorsa è stata pubblicata una decisione della Corte costituzionale che apre all’affettività in carcere: su questo l’avvocata Maria Brucale analizza la lunga strada fatta e quanto ancora c’è da percorrere perchè il diritto diventi effettivo.

Il caso Salis

L’udienza a cui Ilaria Salis ha preso parte con le manette ai polsi e alle caviglie e con una catena intorno alla vita è stata il momento in cui la sua vicenda giudiziaria è diventata un caso mediatico. Tuttavia il percorso processuale è iniziato da tempo e anche la giustizia italiana – prima dell’ambasciata in Ungheria e del governo – aveva messo in allerta sulla situazione detentiva della maestra milanese.

Ricostruendo i fatti, Salis è detenuta nel carcere di massima sicurezza di Budapest da circa dodici mesi, dall’11 febbraio 2023. In quella data nella capitale ungherese si svolgeva la manifestazione di estrema destra il “Giorno dell’onore”, in cui gruppi neonazisti si danno appuntamento per commemorare un battaglione nazista.

Salis aveva preso parte a una contromanifestazione e, in seguito ai disordini avvenuti, era stata arrestata con l’accusa di aggressione, concorso in lesioni che potevano provocare la morte, e di far parte di una associazione estremista. Secondo l’accusa, Salis avrebbe picchiato insieme ad altri, in distinti episodi, due manifestanti di estrema destra, che hanno riportato ferite guaribili in otto giorni. Del pestaggio esiste un video, ma gli aggressori sono irriconoscibili perché con volto coperto e Salis è stata arrestata in un secondo momento, insieme a due attivisti tedeschi.

Da allora è detenuta in carcere e l’offerta di patteggiamento avanzata dalla procura ungherese è di 11 anni di detenzione. Salis si è proclamata innocente, la sua difesa non ha avuto modo di visionare le prove e di ottenere gli atti con traduzione ma nel frattempo, e fino alla prossima udienza fissata per il 24 maggio, se nulla cambierà l’italiana rimarrà in carcere.

Quella di lunedì non è stata la prima udienza. Come ha raccontato il padre, ce ne sono state altre quattro e Salis è sempre arrivata in ceppi.

Del resto, la situazione di Salis era nota anche in Italia perché l’Ungheria ha chiesto l’estradizione di un altro italiano, il ventitreenne Gabriele Marchesi, accusato degli stessi reati e destinatario di un mandato di arresto europeo, che si trova ai domiciliari. Il 5 dicembre 2023, però, la procura generale di Milano si è unita ai legali del ragazzo nell’opposizione al trasferimento in Ungheria. È in quella sede che la giustizia italiana, per la prima volta, è stata investita anche della vicenda di Salis.

Il sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser ha chiesto di non estradare Marchesi sollevando la mancanza di proporzionalità tra la modestia dei fatti contestati e la sanzione prospettata, ma ha anche proposto che la Corte d’appello di Milano effettuasse accertamenti sulle condizioni carcerarie in Ungheria.

Il ministero della Giustizia e degli Esteri si sono mossi (qui per leggere la ricostruzione dell’ambasciatore italiano in Ungheria) per ottenere il rispetto dei diritti di Salis, che è stata incontrata dal procuratore generale di Budapest.

Sul fronte politico, invece, soprattutto la Lega ha affrontato la polemica sottolineando i precedenti penali di Salis e il fatto che, se i reati che le vengono contestati in Ucraina fossero dimostrati, non dovrebbe più poter insegnare.

Il garante dei detenuti

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha avviato un'interlocuzione formale con l'omologa Autorità di garanzia ungherese, riguardo al caso Salis, al fine di monitorare congiuntamente le sue condizioni di privazione della libertà personale e tutelare i suoi diritti fondamentali. Contestualmente, sono stati altresì informati i competenti organi del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea, anche in base al Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

La posizione europea sulla separazione delle carriere

Il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders è intervenuto sullo stato della giustizia in Italia, dicendo che «abbiamo assistito a progressi significativi nella digitalizzazione del sistema giudiziario italiano e raccomandiamo che continui. Alcune parti interessate hanno espresso preoccupazioni circa i progetti di legge relativi alla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e alla riforma delle Procure, che sono ancora in fase di elaborazione».

Le sue parole hanno provocato reazioni da parte della Fondazione Einaudi: il commissario Reynders «sbaglia sulla separazione delle carriere» e la sua opinione «è frutto di scarsa informazione da parte sua o di non perfetta conoscenza del sistema giustizia italiano. Reynders e' un politico belga e in quanto tale di un Paese che anch'esso, come dimostrano i recenti fatti legati alla vicenda 'Qatargate', ha seri problemi con il garantismo e persino con l'Habeaus Corpus».

La disciplina della magistratura onoraria

Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge che modifica la disciplina della magistratura onoraria, con un aumento degli stipendi e paletti sul monte ore, sia full time che part time.

«Il provvedimento opera una revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari già in servizio e ne regola compiutamente il rapporto di lavoro, inquadrandoli espressamente come ''lavoratori subordinati''», spiega una nota di Palazzo Chigi.

Il ddl prevede un orario di lavoro di 40 ore settimanali per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e di 16 ore settimanali, pari a due giorni a settimana, per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività; permessi, assenze e congedi, con previsione dell'applicazione ai magistrati confermati del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del Comparto funzioni centrali, relativo al personale dell'amministrazione giudiziaria; ferie, con previsione della disciplina dell'impegno dei magistrati onorari confermati durante il periodo feriale e del correlativo diritto al godimento del periodo di riposo, fissando un regime analogo a quello previsto per i magistrati onorari assunti dopo l'entrata in vigore della riforma.

Si prevede, in particolare, che ai magistrati onorari confermati, che esercitano le funzioni in via esclusiva, sia corrisposto un compenso annuo al netto degli oneri riflessi a carico dello Stato, erogato in tredici mensilità, di euro 58.840, oltre al trattamento per l'esclusivo esercizio delle funzioni onorarie, da corrispondersi in ogni caso di cessazione del rapporto. Ai magistrati onorari confermati, che esercitano le funzioni in via non esclusiva, viene, invece, corrisposto un compenso annuo al netto degli oneri riflessi a carico dello Stato, erogato in dodici mensilità, di euro 20.000.

E ancora: procedura di valutazione di idoneità professionale, regime di responsabilità disciplinare (con estensione del sistema disciplinare previsto per i magistrati ordinari), ipotesi di decadenza dall'incarico per inosservanza del regime di incompatibilità o dell'impegno lavorativo assunto.

Polemiche sul reclutamento straordinario

Il governo avrebbe in progetto di bandire un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati, riservato solo a chi abbia svolto le funzioni di magistrato onorario per almeno sei mesi. L’ipotesi, per ora in bozza, non è stata categoricamente esclusa ed è rinvenibile anche in una riflessione del sottosegretario Alfredo Mantovano, pubblicata sul sito del centro studi Livatino.

Questo ha provocato reazioni da parte dei gruppi associativi e dell’Anm. 

L’Anm in una nota ha parlato di «misura improvvida, rivelando una concezione della giustizia non in linea con i valori costituzionali», perchè «i magistrati straordinariamente reclutati, a quanto emerge dalle anticipazioni, non svolgerebbero il periodo di tirocinio formativo in nome della discutibile presunzione di sostanziale inutilità della formazione iniziale avendo loro esercitato, anche se per un tempo assai breve, le funzioni onorarie». Ancora, «le esigenze di copertura degli organici vanno fronteggiate azionando gli ordinari meccanismi concorsuali» e «L’esperienza di magistrato onorario, se realmente arricchente, deve essere fatta valere all’interno della ordinaria competizione concorsuale e non può trasformarsi in un sostanziale privilegio».

Su questa linea anche Area: «La necessità di abbattere l’arretrato non può andare a discapito della qualità della giurisdizione, ossia dei diritti dei cittadini», ha detto il segretario Giovanni Zaccaro.

In una nota, Magistratura democratica ha scritto che il progetto «appare ispirato ad un’ottica aziendalistica, di mera produttività e non di servizio, e che ha l’obiettivo di minare la disciplina costituzionale dell’accesso alla magistratura».

Anche l’Associazione nazionale forense è intervenuta, parlando di «metodo improvvisato, con marcati tratti di incostituzionalità».

Mi sul processo penale telematico

Magistratura indipendente ha chiesto che «il legislatore intervenga con una norma transitoria per sospendere l’obbligo ora vigente di utilizzare APP, avviando una fase di sperimentazione e rodaggio da parte di alcuni uffici-pilota, in modo da rendere obbligatorio l’utilizzo solo quando e se le criticità saranno risolte».

L’applicativo ministeriale APP, infatti, ha problemi di «lentezza e farraginosità», «con frequenti blocchi e rallentamenti, ma anche alla non corrispondenza fra le procedure informatiche e quelle previste dal codice di rito». Così «il pm, già oberato da una notevole massa di notizie di reato e dalla necessità di selezionare quelle meritevoli di approfondimento investigativo, è oggi ulteriormente ostacolato e rallentato da un sistema che, sulla carta, dovrebbe invece agevolare il suo lavoro».

Verbali di Amara 1: il disciplinare di Storari

Il Collegio dei probiviri dell'Anm proposto al Comitato direttivo centrale il proscioglimento del pm di Milano Paolo Storari dalla incolpazione disciplinare, perché «il fatto non sussiste», per la vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria, consegnati all'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo nell'aprile del 2020.

Al di là della consapevolezza di Storari, si legge nella delibera, «di avere agito in modo divergente a quanto stabilito dalle norme regolamentari» resta «pur sempre il fatto che, sul piano oggettivo» il pm «ha agito nel perseguimento di finalità istituzionali» e per questo «deve essere assolto da ogni addebito per insussistenza del fatto illecito».

Storari è già astato assolto sul fronte penale dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. 

Verbali di Amara 2: l’appello di Davigo

E’ cominciato il processo d’appello all’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, condannato in primo grado a 1 anno e 3 mesi (pena sospesa e non menzione, ma condanna al risarcimento di 20mila euro a Sebastiano Ardita) per rivelazione di segreto d’ufficio per aver fatto conoscere a svariate persone i verbali di Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria.

La Procura Generale di Brescia ha chiesto la conferma della condanna, Davigo in aula ha detto che «Lo rifarei, non c''era altro modo», riferendosi alla necessità di far conoscere il contenuto dei verbali.

Il pg Enrico Ceravone, nella sua requisitoria, ha spiegato di non avere dubbi sul fatto che Davigo abbia commesso un reato, trasformando «atti riservati di una inchiesta nel segreto di Pulcinella». Per il pg, in caso di assoluzione, si rischierebbe che «singolo pm possa consegnare atti secretati al singolo consigliere Csm con il rischio di trasformarlo da organo di tutela a luogo di amplificazione di ogni notizia di reato».

La difesa di Davigo ha invece sostenuto che l’ex magistrato «ha semplicemente chiesto un intervento per sbloccare» la situazione di presunta inerzia della Procura a Milano e ha agito «non per nuocere all'indagine» ma «per farla partire» e che comunque non ha danneggiato, in quanto è stata aperta e ora Amara è a giudizio per calunnia. La sentenza è attesa per il prossimo 7 marzo.

Il rebus della procura generale di Roma

La prossima settimana la Quinta commissione si occuperà della nomina del successore di Antonello Mura al vertice della procura generale di Roma. I principali candidati sono: Gimmi Amato, attuale Procuratore capo di Bologna; Antonio Patrono attuale Procuratore di La Spezia, due volte componente del Csm; Michele Prestipino per due anni Procuratore di Roma.

Amato raccoglie i consensi di Unicost (il suo gruppo associativo) ma anche di alcuni esponenti di Mi e dei laici. Patrono era uno dei leader di Mi, ma poi ha lasciato il gruppo per passare ad Autonomia&Indipendenza, fondata da Davigo e oggi dissolta. Area e Magistratura democratica, invece, preferirebbero Prestipino, che è anche il meno connotato politicamente.

Il rebus, molto probabilmente, dovrà essere deciso dal plenum perchè difficilmente dalla commissione uscirà una indicazione unanime.

Nomine dal Csm

La Quinta Commissione del Csm ha deliberato di proporre al Plenum le seguenti nomine (incarichi direttivi e semi direttivi): nuovo Presidente di Sezione della Corte di Appello di Palermo, Raffaele Malizia; nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gela, Salvatore Vella; nuovo Presidente del Tribunale di Avezzano, Leopoldo Sciarrillo. Proposta, inoltre, come nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Caltagirone, Rosanna Casabona; come nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Cagliari, Lucia Perra; come nuovo Presidente di Sezione della Corte di Appello di Napoli, Patrizia Cappiello. Infine, è stato proposto, come nuovo Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Alessandria, Enrico Arnaldi Di Balme, e come nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Enna, Cristina Russo.
 

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