Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia è stata caratterizzata da tre questioni principali, che trovate affrontate nella newsletter. L’emergenza carceri è sempre più drammatica e il decreto ora in conversione sembra poco adatto ad intervenire per alleviare la situazione, per questo me forze politiche si stanno scontrando.

La Consulta ha pronunciato una nuova sentenza in materia di fine vita, confermando i requisiti previsti in quella del 2019 ma ampliando il margine di discrezionalità di giudici e medici. Sempre nell’inerzia della politica.

Infine, al Csm è scoppiato un caso che rischia di terremotare il consiglio e di cui bisognerà seguire l’evolversi degli sviluppi, con le probabili dimissioni della consigliera laica di FdI, Rosanna Natoli.

Infine, oggi si celebra l’anniversario della strage di via D’Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Attilio Bolzoni lo ricorda così a 32 anni dai fatti, raccontando anche la tragica vicenda delle indagini.

Infine, una postilla: In contraddittorio va in ferie per due settimane, giusto il tempo per riascoltare le prime due puntate del podcast “Per questi motivi”, in attesa della terza che uscirà il 10 agosto.

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Le carceri e il decreto

«Il decreto carceri è inadeguato», hanno detto i Garanti territoriali dei detenuti per descrivere l'attuale situazione delle case circondariali italiane, bocciando il provvedimento approvato dal governo e lanciando un appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio affinché li ascolti.

Attualmente il numero di detenuti è di quasi 62mila, su 48mila posti standard, e il numero dei suicidi è arrivato a 56 dall’inizio dell’anno. Agosto, poi, è considerato il mese più drammatico a causa del caldo, amplificato dal sovraffollamento e da strutture inadeguate. Con il rischio di ulteriori suicidi e rivolte.

Il portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello ha detto che «c'è una sottovalutazione sia sul peggioramento delle condizioni nelle carceri sia sul sovraffollamento, sul numero dei suicidi, delle persone che potrebbero andare in misura alternativa perché devono scontare meno di un anno e non hanno nessun reato ostativo».

Dai numeri del Dap, al 4 luglio 8.341 persone hanno ricevuto una pena inflitta al di sotto di tre anni. In 1.337 stanno scontando 6 mesi di carcere. Di questi, solo un migliaio ha un reato ostativo. In 21mila hanno un residuo pena al di sotto dei 3 anni.

Il testo, che effettivamente non contiene alcuna misura per permettere l’uscita anticipata di alcuni tipi di detenuti o una spinta sulle misure alternative, è all’esame della Camera e la speranza delle opposizioni è di emendarlo, in particolare in questa direzione si sta muovendo il Pd. Qui un approfondimento sul testo.

Dentro la maggioranza, anche Forza Italia sta puntando alla stessa cosa, in particolare con un emendamento proposto anche dai dem che propone di portare a 4 anni il limite di pena per ottenere gli arresti domiciliari (oggi il limite è 6 mesi). «Noi diamo parere positivo a questi emendamenti», ha detto Alfredo Bazoli del Pd, lanciando però una sfida: «Vediamo se avranno il coraggio di votarli insieme alle opposizioni».

Intanto, il ministro Nordio ha annunciato la nomina di un commissario straordinario per gestire la questione dell’edilizia penitenziaria, con la costruzione di nuovi padiglioni e la famosa conversione delle caserme dismesse, di cui per ora non ci sono stati segnali (se non a Grosseto).

La sentenza sul fine vita

Nell’assordante e continuo silenzio del parlamento sul suicidio assistito e il fine vita, la Corte costituzionale è tornata a intervenire per precisarne i contorni, dopo la storica sentenza del 2019 in riferimento al caso di dj Fabo.

La sentenza pubblicata ieri è formalmente «interpretativa di rigetto» - dunque esclude la nuova questione di legittimità costituzionale - tuttavia interpreta appunto l’attuale giurisprudenza e introduce nuovi elementi di precisazione, esplicitando la discrezionalità del giudice e dei medici: «La nozione di trattamenti di sostegno vitale deve essere interpretata dal servizio sanitario nazionale e dai giudici comuni in conformità alla ratio della sentenza n. 242 del 2019», si legge nel comunicato della corte.

In altre parole, rimangono validi i requisiti oggettivi posti dalla sentenza del 2019, ovvero la non punibilità per il reato di istigazione al suicidio nel caso in cui la persona aiutata sia «affetta da una patologia irreversibile e fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti capace di prendere decisioni libere e consapevoli».

Tuttavia la Consulta ha interpretato in modo più estensivo il concetto di «trattamenti di sostegno vitale» su cui verteva la questione di costituzionalità sollevata dal Gip di Firenze. Di fatto di fatto si allarga la nozione che prima – apparentemente – sembrava limitare il diritto ad accedere al suicidio assistito solo ai pazienti che dipendevano dai macchinari ospedalieri e ora medici e giudici potranno applicare anche i criteri ora esplicitati nella loro valutazione.

Qui un approfondimento sulla pronuncia, anche sulle conseguenze politiche.

Il pasticcio al Csm

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: la consigliera laica del Csm in quota FdI, Rosanna Natoli, si è dimessa dalla sezione disciplinare di cui faceva parte.

La ragione: durante un’udienza disciplinare a carico della giudice civile di Catania Maria Fascetto, il suo difensore Carlo Taormina – vecchia conoscenza del centrodestra ed ex deputato azzurro – ha depositato una chiavetta usb contenente la registrazione di un colloquio tra la stessa Natoli e la magistrata incolpata, sotto procedimento per «uso della qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sé o altri». Il documento audio con la relativa trascrizione di 130 pagine è stato registrato dalla giudice civile, che ha incontrato Natoli presso il suo studio legale a Paternò.

A quel punto, la sezione disciplinare non ha potuto fare altro che sospendere l’udienza e il procedimento e Natoli, poco dopo, si è dimessa. Nella registrazione, infatti, la consigliera ammetterebbe di stare violando il segreto della camera di Consiglio.

Subito dopo, poi, il comitato di presidenza del Csm – guidato dal vicepresidente di area centrodestra Fabio Pinelli – ha inviato gli atti alla procura di Roma, per la verifica dell’eventuale presenza di reati. Poi della questione verrà investito il presidente Sergio Mattarella e le dimissioni da consigliera sembrano inevitabili.

La vicenda, di cui trovate qui un approfondimento, ha scosso il Csm e richiamato i ricordi delle intercettazioni all’Hotel Champagne, che diedero inizio allo scandalo Palamara, in cui si sentivano le voci di cinque consiglieri togati, poi costretti a dimettersi e finiti sotto procedimento disciplinare.

In questo caso, però, la questione assume connotati diversi e più politici.

Infatti il segretario della corrente progressista di Area, Giovanni Zaccaro, ha commentato: «Questi sono i laici ai quali la politica affida la tutela della autonomia della magistratura? Episodi come questi dimostrano quanto sia pericoloso creare la alta corte disciplinare per i magistrati e rafforzare la presenza della politica nel Csm».

Anche Magistratura democratica è intervenuta con un comunicato: «la vicenda dimostra che i componenti laici non sono immuni da gravi violazioni di doveri istituzionali. Dall’altro lato, e soprattutto, esprime una tendenza a utilizzare le dinamiche consiliari per finalità di ricerca del consenso da parte della componente laica vicina all’attuale maggioranza parlamentare». E ancora «chi ha dimostrato di non saper essere all’altezza di questo dovere costituzionale può fare solo due cose: chiedere scusa alle istituzioni e dimettersi».

I giudici della Consulta

Dopo la fine del mandato di giudice costituzionale di Silvana Sciarra, il parlamento dall’11 novembre 2023 non riesce a nominare un nuovo giudice.

Secondo alcune ricostruzioni, l’attesa sarebbe per la scadenza del mandato di altri tre giudici di nomina parlamentare – a fine anno – così da poter fare una sorta di nomina “a pacchetto” in modo da ottenere la maggioranza qualificata necessaria.

«Nonostante il Parlamento in seduta comune sia stato convocato cinque volte, nessuna votazione è riuscita ad esprimere un nome», ha denunciato Riccardo Magi di Più Europa in una lettera al presidente della Camera. «L'inerzia della politica non può essere più tollerata nel momento in cui rischia di ledere uno dei pilastri fondamentali della nostra architettura costituzionale», dunque ha chiesto una «convocazione urgente, se necessario, con votazioni continuate e ripetute, per sbloccare una situazione che imbarazza lo stesso Alto ruolo che noi, in quanto rappresentanti della Nazione, siamo chiamati a svolgere».

Primo deposito telematico

Si è svolto questa settimana il primo storico deposito di una sentenza penale in Corte di Cassazione, grazie all’applicazione tecnologica realizzata dalla Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati del Ministero della Giustizia. «Il traguardo raggiunto oggi rappresenta un concreto passo in avanti verso la realizzazione del programma di innovazione tecnologica, nel più ampio progetto di efficientamento della Giustizia, che è fra gli obiettivi fissati dal Pnrr», si legge nel comunicato del ministero.

Penalisti contro la chiusura degli uffici

L’Unione camere penali italiane ha denunciato in una lettera al ministero la chiusura degli uffici giudiziari nei confronti della figura dell'avvocato. «Purtroppo, nonostante l'emergenza pandemica sia terminata il 31 marzo 2022, la limitazione degli accessi alle cancellerie e segreterie degli uffici giudiziari è in molti casi ancora applicata, con conseguente restrizione delle facoltà proprie dei difensori, da esercitarsi nell'interesse dell'assistito e dei suoi diritti di difesa» e «in particolare, è tutt'ora previsto nella maggioranza delle circoscrizioni monitorate l'obbligo di prenotazione di un appuntamento al fine di accedere ai vari uffici giudiziari, che spesso causa delle attese molto lunghe per compiere le tipiche attività difensive».Da qui si evince «la chiusura degli uffici giudiziari nei confronti della figura dell'avvocato, che viene visto sempre più spesso come un estraneo e non, come nei fatti è, una parte fondamentale del procedimento penale», quindi il presidente Francesco Petrelli chiede un intervento del ministro «al fine di richiamare tutti i dirigenti al rispetto delle disposizioni di legge in merito all'orario di apertura delle cancellerie e alla rimozione degli barriere burocratiche, e talvolta perfino fisiche, frapposte ad ostacolare gli avvocati».

Nordio contro i giudici di Genova

Durante un question time alla Camera sulla detenzione cautelare del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, il ministro Carlo Nordio ha risposto che «Io non posso minimamente e non devo commentare l'ordinanza del Tribunale della libertà di Genova, posso solo dire che l'ho letta con grande attenzione, a suo tempo ho anche riletto con grande attenzione la Fenomenologia dello Spirito di Hegel e sono riuscito a capirla. Ho letto questa ordinanza e non ho capito nulla». Parole che non possono non toccare e anche inasprire i già tesi rapporti tra il ministro e la magistratura.

La nuova piattaforma per gli avvocati

Dalle ore 13 del 18 luglio gli avvocati possono accedere alla nuova Piattaforma digitale unificata degli avvocati, realizzata da Cassa forense. Con la Piattaforma si può accedere ai dati e ai documenti in qualunque momento e ovunque, da qualsiasi dispositivo, anche smartphone e tablet, fruire di uno spazio personale 'cloud storage', dove creare, consultare e scaricare i fascicoli, le anagrafiche dei clienti, delle controparti e dei difensori, effettuare ricerche rapide all'interno del sistema grazie ai filtri di ricerca avanzati, nonché gestire il processo civile telematico, consultare i registri di cancelleria e, con il redattore, compilare gli atti ed effettuarne il deposito.

Ocf sull’equo compenso

«Sull’equo compenso stiamo assistendo a tentativi di modifica che sono inaccettabili e incostituzionali. Le critiche sollevate da ANAC non possono compromettere la solidità costituzionale dell’equo compenso per i liberi professionisti: la legge c'è e non si torna indietro», ha detto Pierfrancesco Foschi, Responsabile dipartimento equo compenso dell’Organismo Congressuale Forense. «ANAC nella Cabina di Regia ha ripetutamente sollecitato pubblicamente la revisione e il depotenziamento delle norme sull’equo compenso in materia di appalti pubblici».

Csm apre pratica sul caso Toti

Il Comitato di Presidenza del Csm ha autorizzato l'apertura di una pratica sui giudici del tribunale del Riesame di Genova, che hanno rigettato l'istanza di revoca degli arresti domiciliari per Giovanni Toti. Gli atti sono stati trasmessi alla Prima Commissione e al procuratore generale della Cassazione per la valutazione di un eventuale provvedimento disciplinare.

La richiesta era arrivata da parte delle consigliere laiche di centrodestra del Csm Claudia Eccher e Isabella Bertolini: «L'obiettivo non è mai stato quello di censurare l'attività giurisdizionale dei magistrati, ma di valutarne il comportamento in relazione ai richiami etici e alle considerazioni ironiche, che scadono nell'irrisione dell'indagato, contenuti nell'ordinanza del tribunale del Riesame».

Nomine al Csm

Francesco Curcio è il nuovo procuratore capo di Catania, l'attuale procuratore di Potenza ha ottenuto 13 voti, uno in più rispetto altro candidato, il procuratore aggiunto del capoluogo etneo, Francesco Puleio. 

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