Ben vengano strumenti di ausilio all’esercizio della professione forense, come a quella di magistrato o di notaio, ma senza dimenticare che, specie quando si entra in un campo così delicato come quello della tutela dei diritti, l’elemento umano non è surrogabile.
Recentemente ha fatto discutere molto l’iniziativa dell’avvocato Angelo Greco, direttore de “LaLeggePerTutti.it”, con cui ha lanciato il “primo avvocato digitale gratuito”.
In pratica l’idea realizzata prevede che chiunque «ha un dispositivo come Amazon Echo (Alexa) o Google Assistant potrà ottenere informazioni sul mondo della legge e della giurisprudenza in formato vocale, in qualsiasi momento della giornata».
Ne è sorto un vivace dibattito. Il presidente dell’Aiga, l’associazione italiana giovani avvocati, Francesco Perchinunno ha parlato di svendita della professione legale.
Più moderata è la posizione di Carla Secchieri, consigliera del Cnf e vicepresidente del Comitato IT del CCBE, secondo cui si tratterebbe solo di una versione più moderna del libro L’avvocato nel cassetto, presente in molte famiglie.
In realtà, il tema è cruciale e ruota intorno alla domanda: è possibile che in un futuro non così lontano il “giurista umano”, sia esso avvocato, magistrato o notaio, possa essere sostituito da sistemi di intelligenza artificiale?
La risposta non può che essere negativa. La tecnologia, anche più avanzata, è strumento, non sostituto dell’uomo. Il giurista, prima di essere un esperto di diritto, è un essere umano.
Il servizio con cui si propone di offrire consulenze giuridiche tramite “Alexa” è uno strumento che può dare risposte generiche alle domande, scrutinando sul web, ma la consulenza dell’avvocato è altro, è un’attività molto più complessa: un buon avvocato è capace di correggere la domanda posta dal cliente, al fine di rispondergli meglio; può dare risposte non solo citando una sentenza, ma anche trend giurisprudenziali in evoluzione o intravedendo, nelle pieghe di orientamenti apparentemente consolidati, nuove strade per la tutela dei diritti; può suggerire un comportamento specifico in rapporto al caso – perché, è bene ricordarlo, nessun caso è uguale all’altro, ancorché la legge sia uguale per tutti; può prospettare una soluzione conciliativa, bilanciando costi e benefici di una possibile decisione, favorevole o sfavorevole che sia.
Insomma, l’avvocato è ben altro.
E allora ben vengano strumenti di ausilio all’esercizio della professione forense, come a quella di magistrato o di notaio, ma senza dimenticare che, specie quando si entra in un campo così delicato come quello della tutela dei diritti, l’elemento umano non è surrogabile.
Non completamente, almeno.
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