Care lettrici, cari lettori
la newsletter di oggi arriva in tempo per augurare di cuore a tutti voi un felice 2024.
In settimana, la giustizia è finita un po’ messa da parte rispetto al dibattito politico che ha visto al centro i temi economici. Tuttavia, una notizia va data e approfondita: il 2023 si chiuderà con un sovraffollamento record nelle carceri, arrivando a più di 60mila detenuti, che crescono al ritmo di 400 al mese. Basti ricordare che con 62mila, nel 2006, vennero approvate l’amnistia e l’indulto. In questo approfondimento delineo lo scenario complicato a cui si sta andando incontro.
C’è spazio per tornare anche sulla questione dell’emendamento Costa, che prevede di ritornare alla disciplina del 2017 e quindi di impubblicabilità per estratto del decreto di custodia cautelare. La scorsa settimana era intervenuto con un commento critico il professor Giostra, in settimana ha risposto con una intervista lo stesso Costa.
Infine, trovate anche una piccola selezione di articoli, interviste e commenti pubblicati su questa newsletter in corso d’anno e che può essere interessante rileggere in vista del 2024.
Pnrr e giustizia civile
La rinegoziazione del Pnrr portata avanti dal governo tocca anche la giustizia, in particolare i parametri di riduzione dell’arretrato che riguardano il processo civile.
Gli obiettivi inizialmente previsti fissavano una riduzione intermedia del 65 per cento entro il 2024, per arrivare al 90 per cento entro giugno 2026 sia nei tribunali che nelle corti d’appello. Target irraggiungibili, considerando che ad oggi alcuni tribunali hanno addirittura aumentato l’arretrato e le riduzioni sono avvenute in modo troppo poco consistente e a macchia di leopardo.
La rinegoziazione, anticipata dal Corriere della Sera, prevede la distinzione di due parametri: un arretrato statico, cristallizzato al 31 dicembre 2019 (337.740 fascicoli ultra triennali nei tribunali e 98.771 fascicoli ultra biennali nelle corti d’appello); le pendenze al 31 dicembre 2022 (1,2 milioni di fascicoli nei tribunali iscritti dopo il 1 gennaio 2017 e 197mila fascicoli nelle corti d’appello dopo il 1 gennaio 2018).
Ora il 90 per cento di arretrato da ridurre entro il 2026 riguarderà solo le pendenze, mentre l’arretrato statico dovrà essere eliminato del 95 per cento entro dicembre 2024.
Apparentemente la modifica non sembra favorevole, invece secondo le proiezioni statistiche del ministero questa rimodulazione dovrebbe permettere il raggiungimento degli obiettivi.
Penalisti contro i limiti alle impugnazioni
L’Unione camere penali ha scritto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, una ulteriore missiva di sollecito dopo i tre incontri avuti negli ultimi mesi, in merito ai limiti al diritto di impugnazione, «in considerazione della assoluta urgenza e rilevanza della questione da trattare, che ha ad oggetto il ripristino del pieno potere di impugnare da parte del difensore, e delle conseguenti impegnative deliberazioni che la stessa dovrà assumere in relazione all'esito di quella interlocuzione».
Ocf sull’emendamento Costa
Se l’ordine dei giornalisti protesta, l’Organismo congressuale forense è invece d’accordo con l’emendamento Costa sul divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, definendola una «norma di civiltà».
«Il divieto di pubblicazione del testo, integrale o per estratto, delle ordinanze di custodia cautelare, introdotto con l'emendamento 'Costa' alla Legge di delegazione, non soltanto costituisce norma di civiltà volta a impedire che l'ipotesi accusatoria - fondata su elementi di prova, spesso intercettazioni, selezionati in assenza di contraddittorio con la difesa - sia data in pasto all'opinione pubblica come se fosse una verità accertata, ma pone fine alla sistematica elusione delle disposizioni del Dlgs n° 188/2021 e rappresenta un ulteriore passo verso l'integrale recepimento, con aberrante ritardo di oltre sette anni, della direttiva UE 2016/343, adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo il 9 marzo 2016 sul rafforzamento della presunzione di innocenza»
Inoltre, «La pubblicità della amministrazione della Giustizia è un valore fondante della nostra democrazia, ma la stessa non è di certo garantita dalla trasposizione del processo dalle aule di Giustizia al circuito mediatico, né dalla idea malsana che questioni giuridiche debbano essere sottoposte alle semplificazioni e spettacolarizzazioni che governano il processo mediatico».
Secondo l'Organismo Congressuale Forense «va, poi, ribadito che la innovazione legislativa non vieta la divulgazione di notizie e la libertà di stampa, valore fondamentale di un ordinamento che sia liberale, ma elimina semplicemente quella che già era una eccezione rispetto al preesistente divieto di pubblicare integralmente atti di indagine».
Il 2023 in articoli
Visto che siamo arrivati alla fine dell’anno, è il momento di tirare le somme con una selezione degli articoli in materia di giustizia che vale la pena rileggere per capire meglio come arriviamo al nuovo anno e quali questioni rimangono in sospeso: il ritratto del ministro Nordio; l’elezione del nuovo Csm; il caso Cospito e quindi Delmastro; il caso Apostolico; come procede il Pnrr.
Il 2023 in interviste
Anche in questo caso, per rimettere a fuoco alcuni temi, ecco una selezione di interviste fatte su Domani che offrono spunti di riflessione utili in vista del nuovo anno.
Intervista a Nicola Gratteri sulle mafie in Europa
Intervista a Paola D’Ovidio sulla necessità di formare i giudici per prevenire le violenze di genere
Intervista a Edmondo Bruti Liberati sull’indipendenza della magistratura
Intervista a Mitja Gialuz sulle possibili modifiche alla riforma penale Cartabia
Intervista ad Alfonso Sabella sulle riforme e la loro applicabilità pratica
Il 2023 in interventi
Stefano Guizzi sulla nomina di Margherita Cassano prima presidente della Corte di Cassazione
Gabriella Luccioli sui diritti dei figli nati con gestazione per altri
Giuseppe Spadaro sui minori, vittime invisibili della violenza di genere
Giorgio Costantino sulla riforma civile e i rischi per il contraddittorio
Maria Brucale sul carcere, che non sarà mai rieducativo se vieta le relazioni
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