Con 15 voti a favore, 14 contrari e due astenuti, il plenum del Csm ha deliberato il mancato superamento, per valutazione negativa, da parte di Emilio Sirianni, magistrato civile della Corte di Appello di Catanzaro, della VII valutazione di professionalità.

La spaccatura – netta tra laici e togati – ha aperto un caso in consiglio, in considerazione soprattutto delle motivazioni della valutazione negativa. Sirianni (toga di Magistratura democratica), infatti, si era espresso in favore dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, a cui aveva dato consigli giuridici sul suo modello di accoglienza dei migranti e insieme a lui aveva criticato l’operato del procuratore Nicola Gratteri, ed era finito indagato dalla procura di Locri.

Il magistrato è stato prosciolto nell'indagine penale e nel procedimento disciplinare, tuttavia il caso ha pesato sulla valutazione del consiglio in merito alla sua imparzialità e indipendenza.

Di nuovo, dunque, sono finite al centro del dibattito le opinioni di una toga: nel caso di Sirianni, le conversazioni con Lucano erano avvenute in un contesto privato e i due sono amici.

Infatti, nel dibattito, il togato di Unicost Marco Bisogni ha sottolineato che desta stupore che «proprio questo Consiglio si scandalizzi» per le conversazioni tra Sirianni e Lucano «e che le consideri rilevanti al punto da attenere ai prerequisiti del giudizio di professionalità».

L’indipendente Roberto Fontana ha aggiunto che «la posta in gioco riguarda la valutazione di quello che è stata la magistratura negli ultimi 50 anni» e «se passa il principio che da una conversazione privata con un amico possano scaturire conseguenze sul piano della valutazione professionale, per un giudizio ingeneroso su un collega, non posso non fare presente che già si sta levando molta preoccupazione».

Della stessa opinione anche Antonello Cosentino di Area, secondo cui nel caso di Sirianni «non c'è nulla che riguardi il fare il magistrato: c'è solo il comportamento di un cittadino che guarda con favore all'esperienza di Riace». Sirianni, infatti, è magistrato civile. Le chat di Palamara «incidevano sull'ordinamento giudiziario, non queste di Sirianni con Lucano, o riteniamo forse - ha domandato Cosentino - che l'impegno politico di un cittadino-magistrato possa ricadere in danno del suo status professionale pur non avendo alcun collegamento con la sua attività professionale?».

Marcello Basilico di Area ha aggiunto che «tutte le condotte attive di Sirianni sono antecedenti alla notizia che il sindaco di Riace, Domenico Lucano, fosse indagato. Ma mi chiedo: e se anche Lucano fosse già stato indagato e Sirianni avesse chiesto a Md di svolgere una riunione sul caso Riace, come potrebbe questo fatto influire sulla valutazione della sua professionalità?». E ha aggiunto di essere di fronte a un caso di doppiopesismo: «Non abbiamo negato la positiva valutazione di professionalità, ad esempio, a chi aveva riportato la sanzione disciplinare della censura».

Di diversa opinione invece sono stati i laici del Consiglio, molto critici. Isabella Bertolini (FdI), relatrice di maggioranza, ha risposto all’accusa di aver redatto un parere in cui ci sarebbe «la volontà di controllo del pensiero del magistrato». Nel parere negativo su Sirianni «non c'è nessun fine politico: abbiamo ereditato una pratica, e dobbiamo cambiare registro se vogliamo portare la magistratura ad avere un ruolo importante nel Paese, serve severità», ha detto.

La consigliera laica indicata dalla Lega, Claudia Eccher, ha sottolineato che Sirianni «non solo si schiera apertamente e mostra la sua adesione verso certi convincimenti e la propria contrarietà a determinati indirizzi investigativi e politici in materia di accoglienza, ma pone in essere una serie di condotte attive che esondano completamente dai doveri del magistrato» perchè Sirianni «oltre alla consulenza giuridica nei confronti del sindaco Lucano, si attiva per coinvolgere la stampa, elabora comunicati indirizzati al governo ed al ministero dell'Interno, suggerisce risposte ed istanze di accesso agli atti»

Secondo Ernesto Carbone (Italia viva), infatti, «questo è il caso di un giudice che si è messo in contatto con un suo amico indagato al quale ha dato consigli per difendersi non nel processo ma dal processo», e se i magistrati vogliono fare politica «hanno una strada precisa da seguire».

Dello stesso avviso anche Rosanna Natoli (FdI), «non possiamo giustificare Sirianni dicendo che era libero di fare attività politica, altrimenti domani ci troviamo pieni di magistrati che faranno da consulenti ai sindaci senza nemmeno chiedere l'autorizzazione al Csm».

La nota di Md

Sul caso Sirianni è intervenuta con una nota Magistratura democratica. Md ha ricordato che «(1) Emilio Sirianni non è un giudice penale; (2) Emilio Sirianni non lavora nel distretto nel cui ambito territoriale Lucano era indagato; (3) Emilio Sirianni non ha 'avvicinato' i magistrati che si occupavano del caso di Domenico Lucano; (4) Emilio Sirianni ha espresso i propri giudizi negativi su un collega nell’ambito di una conversazione privata con un amico (e destinata a restare privata, quantomeno nelle intenzioni degli interlocutori); (5) Emilio Sirianni, allorché si è attivato a promuovere un movimento di opinione favorevole all’attività di Domenico Lucano, ha esercitato una libertà costituzionale (e forse più d’una: diritto di manifestazione del pensiero; diritto di critica; diritto di partecipazione alla vita democratica, e via di seguito)».

Per questo, secondo Md, «la decisione del Csm è allarmante. Lo è per più di una ragione che riguarda tutti i magistrati italiani. Si tratta di una valutazione di professionalità che omette di valutare il lavoro giudiziario, a partire dalla qualità dei provvedimenti per finire alla capacità organizzativa, per concentrarsi sulla vita privata del magistrato. È stato attribuito rilievo a conversazioni private e tali destinate a restare, che in nessun modo hanno interferito con le indagini in corso, né con l’attività professionale di Emilio Sirianni la cui rilevanza esterna, peraltro, era stata esclusa dalle Sezioni Unite in sede disciplinare. È un precedente pericoloso per tutti i magistrati italiani, che rischiano di essere bloccati nelle progressioni di carriera per le loro scelte di vita privata e non per il vaglio negativo dell’attività che svolgono nell’aula».

Nella gestione del caso, Md critica anche il metodo: «Un Csm polarizzato in due schieramenti contrapposti, con l’intero Comitato di presidenza che si mostra incapace di esprimere una posizione quando a essere in gioco è la stessa indipendenza dei magistrati».

Secondo Md, questo è «un messaggio pericoloso per tutta la magistratura: state buoni. Non date problemi. Tenetevi al riparo dalla società. Tornate nella torre eburnea. Soprattutto, non disturbate il potere costituito, qualunque sia il suo colore. E, se avete dei pensieri, teneteli per voi».

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