Con l’art.12 del decreto legge 4 luglio 2024 n.92 è stata prorogata di un anno la costituzione dei nuovi Tribunali per le persone, le famiglie e i minori. In apparenza solo la saggia decisione di posticipare l’avvento di una riforma allo stato del tutto impreparata e che, se attuata, avrebbe portato alla distruzione della giustizia minorile e della famiglia. In realtà la presa d’atto di un’inerzia scandalosa che, dopo il decreto legislativo n. 149/2022, non ha messo in atto gli interventi assolutamente necessari per realizzare la riforma, oltre che la constatazione dell’impossibilità di concretizzarla.

Nel frattempo la giustizia minorile, vittima di plurimi interventi riformatori spesso inconsapevoli delle conseguenze e sempre a costo zero, giace in una lenta agonia di cui le vittime sono i minori nel cui primario interesse la giustizia deve essere esercitata. Ed il rinvio aggrava e non risolve la situazione.

Ma riavvolgiamo il nastro e vediamo cosa è successo per la giustizia minorile, il cui disastro è responsabilità di più governi, e soprattutto cosa si può fare per evitarlo.

La giustizia minorile italiana, pur apprezzata nel mondo per la sua specificità e specializzazione mettendo al centro il minore, aveva ed ha indubbiamente molti difetti: una sovrapposizione sui medesimi fatti tra tribunale dei minori e tribunale ordinario in tema di famiglia da cui derivava una frammentazione di competenze, una compartimentazione ed uno scarso scambio di informazioni, un utilizzo spesso eccessivo e non coordinato dei giudici onorari specializzati (che hanno competenze psicologiche, assistenziali, sociali), un contraddittorio a volte non pieno.

Da qui l’idea sicuramente apprezzabile di giungere ad unificare le competenze, di puntare sulla specializzazione, di arrivare ad un rito unico e garantito.

Si è colta l’occasione del PNRR e della necessità di rivedere il rito civile per inserire una modifica radicale, non richiesta nel PNRR, non solo per rivedere il processo, ma addirittura per creare un nuovo Tribunale denominato per le persone, per le famiglie e per i minori diverso e ulteriore rispetto a quello ordinario. Si trattava quindi di costituire ben 140 nuovi Tribunali, senza peraltro prevedere l’investimento neppure di un euro. Chiunque, anche non del settore, capisce che creare 140 nuovi Tribunali significa edifici, personale, magistrati, formazione, digitalizzazione.

Ben poco è stato fatto

A fronte della normativa non solo nulla è stato previsto, ma ben poco è stato fatto in questi due anni ed il rinvio appare più la conseguenza dell’inerzia e della volontà di prendere tempo che un reale impegno.

Sul fronte edilizio il Ministero si è limitato ad una verifica sulla attuale situazione degli edifici a disposizione dei Tribunali e Procure per i minori (che per la legge del 1933 devono essere in stabili separati dai Tribunali ordinari), peraltro sicuramente non in grado di ospitare il congruo numero di magistrati, cancellerie e segreterie che oggi esercitano la materia della famiglia. Del resto i primi riscontri fatti evidenziano che il numero di magistrati e personale necessario sarebbe circa il triplo di quello oggi operante nei tribunali e nelle procure dei minori ed è quindi impossibile che venga “compresso” nelle attuali sedi dei Tribunali e Procure per i minori. La soluzione adombrata di non cambiare nulla e di mantenere il nuovo Tribunale diviso fisicamente tra un pezzo negli attuali stabili dei Tribunali per i minori ed un pezzo negli spazi oggi occupati nelle sezioni famiglia dei Tribunali vuol dire semplicemente rinunciare a creare davvero un nuovo ufficio unificato. Questo riguarda sicuramente le sedi distrettuali, le uniche in cui oggi esistono i Tribunali per i minori, ma anche in larga parte delle sedi circondariali gli spazi sarebbero insufficienti: occorrerebbero nuove stanze per i magistrati che si occupano della materia (il cui numero aumenterebbe acquisendo anche la materia minorile, oggi trattata solo a livello distrettuale) e per le relative cancellerie. Anche su queste necessità buio assoluto.

Quanto al personale poi c’è solo la garanzia di un esodo massiccio del personale oggi esistente. Il personale addetto ai Tribunali per i minori, in quanto perdente posto (dato che l’ufficio di provenienza cesserebbe assorbito dal nuovo Tribunale per le persone), a seguito degli accordi sindacali sulla mobilità, potrebbe chiedere di essere assegnato ovunque vi siano posti vacanti, mentre quello che attualmente è assegnato alle sezioni famiglia potrebbe scegliere se rimanere presso il Tribunale ordinario o passare al nuovo ufficio. E’ facile prevedere che molti, specie nel Nord Italia, coglieranno l’occasione per “tornare a casa” e che pochi sceglieranno di passare al nuovo Tribunale. Questo riguarda il personale già in servizio, una quota comunque limitata di quello che sarebbe necessario per il nuovo TPFM, i cui organici né per i nuovi Tribunali, né per le Procure sono stati neppure disegnati. Va rammentato che uno studio condotto dalla stesso Ministero della Giustizia nel 2022 individuava come necessità di personale per il nuovo TPMF 3388 unità tra le diverse aree professionali, di cui 2130 di incremento degli organici oltre a 65 nuovi Dirigenti Amministrativi.

Quanto agli organici dei magistrati il Ministero ha invece partorito una proposta attualmente all’esame del C.S.M. e già oggetto di moltissime critiche. Da un lato il numero di magistrati individuato e distribuito sui vari nuovi Tribunali, quantificato in 647 unità, era inferiore di oltre un terzo rispetto a precedenti analisi dello stesso Ministero e a ricerche basate sulle sopravvenienze e sui carichi esigibili delle sezioni famiglia. Inoltre la prospettiva ha già attirato le proteste di Tribunali ordinari e Corti cui verrebbero sottratti i magistrati destinati al nuovo Tribunale, tra l’altro in una fase estremamente delicata come l’attuale tesa al raggiungimento degli obiettivi PNRR. Risulta poi stupefacente che nessun incremento di organico venga previsto per le Procure, nonostante le ben più ampie competenze (di promuovere le azioni a tutela dei minori in sede civile e di formulare pareri obbligatori in tutti i procedimenti), forse ignorando che nel settore minorile i compiti preponderanti delle Procure sono nel settore civile e non penale.

Queste carenze rendono impraticabile il passaggio ai nuovi Tribunali e evidenziano l’ipocrisia della formula dell’invarianza finanziaria, si uniscono ad altre rilevantissime criticità di cui risente l’impostazione della stessa riforma come congegnata.

Le criticità

Per ragioni di cieca efficienza si passa dal collegiale ad una gestione monocratica anche per procedimenti delicatissimi quali la perdita della potestà. Non solo, ma si escludono dal processo decisionale (salvo che per le adozioni e per il settore penale) i giudici onorari specializzati, la cui competenza extra giuridica risulta indispensabile per la corretta valutazione delle conseguenze delle scelte sulla vita del minore e che oggi gestiscono sotto la direzione dei magistrati togati moltissimi procedimenti. Scelte cieche perché la collegialità e la multidisciplinarietà in queste materie non è un lusso, ma un arricchimento che consente di arrivare a decisioni più ponderate e, spesso in tempi più rapidi.

La creazione, poi, di una gestione mista in parte circondariale ed in parte distrettuale, crea ulteriori problemi, sovrapposizioni e passaggio del procedimento dal Tribunale circondariale alla sede distrettuale. Basti pensare a tutti i procedimenti aperti per situazioni critiche che poi sfociano in una proceduta di adozione che nati nel Tribunale circondariale passerebbero poi a quello distrettuale cambiando ovviamente magistrati e gestione.

Infine è stata data anche al processo minorile una impostazione come se fosse un ordinario processo civile tra parti, dimenticando che la parte principale nel caso è un minore, spesso almeno inizialmente non rappresentato e che non può essere messo sullo stesso piano delle altre parti processuali.

L’ipocrisia dell’invarianza finanziaria poi diventa eclatante: non solo nulla è previsto per l’assunzione del nuovo personale (stiamo parlando di oltre 3000 unità, solo in parte provenienti dai vecchi uffici), ma si fa finta di ignorare che la nuova normativa comporterebbe un fortissimo aumento dei costi per il patrocinio a spese dello Stato e per le perizie. Difatti ogni parte, ivi compreso il minore, deve essere difesa seriamente e, in un territorio come quello minorile, dove domina il disagio sociale è inevitabile un forte aumento del ricorso al gratuito patrocinio.

D’altro canto l’idea errata da cui parte l’ipotesi di sbarazzarsi dei giudici onorari specializzati è quella di sopperire alla loro presenza sotto il profilo tecnico con il moltiplicarsi di perizie, il cui costo in larga parte ricadrà sulle casse dello Stato.

Nel frattempo è stata realizzata nel giugno 2023 senza un’adeguata preparazione e formazione una digitalizzazione di tutti gli uffici minorili che tuttora presenta problemi di funzionamento, lasciando presso che tutti gli uffici minorili nell’impossibilità anche di estrarre le statistiche dell’ufficio rendendo problematico ogni monitoraggio.

A questa “simpatica” situazione derivante, va detto, a livello normativo dal precedente Governo e a livello attuativo all’attuale si sono uniti alcuni sciagurati interventi legislativi.

Con il c.d. decreto Caivano (L.n.159/2023) vengono adottate una serie di misure a contenuto preventivo e sanzionatorio a carico dei minori autori di comportamenti devianti con l’aumento delle pene per alcune fattispecie, l’estensione di interventi amministrativi, l’estensione delle ipotesi di emissioni di misure cautelari, esclude l’ammissione della messa alla prova per reati gravi (omicidio, violenza sessuale, rapina), la possibilità di trasferire il minore detenuto che abbia commesso reati quando minorenne in carceri per adulti dopo i 18 o i 21 anni.

L’impostazione data per fronteggiare le c.d. baby gang e più in generale la devianza minorile è fondamentalmente repressiva e l’esito è il significativo aumento di detenuti minorenni.

Ma del resto questo è l’orientamento culturale che ispira l’attuale Governo come testimonia anche la recente intervista del Presidente del Veneto Zaia che invoca un abbassamento dell’età di punibilità e l’inasprimento delle pene per i delitti compiuti da minori.

A conferma che siamo una società adultocentrica che vede i minori con diffidenza e sospetto. A fronte del disagio sociale evidente in ampie fasce giovanili la risposta più semplice, ma sappiamo anche più inefficace, è la repressione ed il carcere.

E di questo disinteresse è vittima anche la giustizia minorile che in questa fase sta vivendo una fase di lenta agonia.

I decreti legislativi c.d. Cartabia hanno già difatti introdotto modifiche rilevanti sul rito che hanno avuto l’effetto di aumentare i carichi di lavoro per l’incremento dei provvedimenti di urgenza con termini tassativi, per l’introduzione di ulteriori udienze, per l’adozione di un processo reso più pesante e difficoltoso, per la riduzione delle ipotesi di delegabilità ai giudici onorari.

Situazione che poteva essere retta solo se temporanea, mentre ora è chiaro che si protrarrà per anni.

Mentre l’impossibile adozione del nuovo TPMF avrebbe significato la distruzione di un serio intervento minorile (e ancora più in tema di famiglia che sarebbe stato inevitabilmente posto in secondo piano) in modo traumatico quello che sta avvenendo con azioni diverse e plurimi responsabili, porta ad una lenta distruzione della giustizia minorile, in parte consapevole, in parte realizzata grazie a ignavia, ignoranza e disinteresse.

Cosa fare

Per questo è assolutamente necessario cogliere l’occasione del rinvio non per riparlarne tra un anno in previsione di un nuovo inevitabile rinvio, ma per mettere in atto subito i necessari interventi amministrativi e modificare le norme del decreto legislativo per renderlo praticabile.

In primo luogo è inevitabile evitare qualsiasi sovrapposizione con il PNRR ed i suoi obiettivi spostando la costituzione dei nuovi TPMF alla fine del 2026. In secondo luogo occorre stabilire gli organici dei nuovi Tribunali e delle relative Procure, sia quanto al personale che rispetto ai magistrati, con un limitato aumento degli organici e prevedendo per il personale un reclutamento dedicato valorizzando anche le competenze psicologiche, sociologiche ed assistenziali, dotandosi in tal modo di addetti motivati e capaci.

Non si capisce per quale motivo è stato così facile prevedere un aumento di 200 magistrati per le misure cautelari collegiali, mentre è impossibile farlo per le 292 unità che uno studio del 2022 dello stesso Ministero riteneva necessarie per attuare la riforma della giustizia minorile. Aumento di organico che comunque sarebbe operativo non prima del 2028, calcolando l’attuale scopertura e il turn over fisiologico.

Quindi è indispensabile trovare i locali dei nuovi Tribunali, ribadendo che devono essere, quanto meno a livello distrettuale, in Palazzi dedicati in cui assegnare tutti gli addetti e le relative cancellerie e segreterie.

Questo comporta evidentemente superare l’ipocrisia e l’impraticabilità dell’invarianza finanziaria.

Ma per rendere la riforma effettivamente praticabile e funzionale occorre pensare a poche e mirate modifiche dell’originario decreto legislativo che consentirebbero anche di contenere gli investimenti necessari.

In primis puntare su uffici specializzati impone necessariamente di contenerne il numero. Abbiamo già l’esempio dei Tribunali di sorveglianza che vedono una struttura distrettuale con articolazioni in poche sedi. Limitare le sedi dei TPMF ai luoghi ove vi è maggiore presenza di minori e contenzioso (due o tre per distretto) consentirebbe di limitare gli interventi edilizi, di poter puntare su di una maggiore specializzazione di magistrati e personale e di realizzare economie di scala. Onde assicurare la vicinanza sul territorio si potrebbero anche prevedere udienze periodiche nelle sedi non coperte, come del resto già oggi avviene in alcuni Tribunali per i minori.

In secondo luogo mantenere la collegialità e la presenza dei giudici onorari specializzati anche a livello circondariale, dotando anche le Procure di vice procuratori onorari specializzati. Il che consente anche di limitare il numero di magistrati togati necessari (è stato calcolato che per sostituire i 770 giudici onorari esperti necessiterebbero 250 giudici togati).

In terzo luogo partire con un reclutamento dedicato del personale giudiziario, anche con competenze psicologiche, sociologiche ed assistenziali.

Infine lanciare un grande programma di formazione che investa su magistrati, esperti, personale, avvocati, servizi sociali per puntare e diffondere la specializzazione e per evidenziare l’intervento nel settore come priorità per lo Stato che faccia diventare anche Tribunali, Procure e servizi luoghi ambiti e d’eccellenza.

Altrimenti non solo marceremo speditamente verso l’ennesima riforma fallita in partenza, ma condanneremo gli attuali Tribunali per i minori all’asfissia, dando l’ennesima conferma che alla nostra società adultocentrica ed ipocrita dei giovani non interessa nessuno.

Giovani che anche quando devianti e vittima del disagio sociale sono i nostri figli ed il futuro della nostra società.

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