Sui suoi social, la premier Giorgia Meloni ha condiviso un titolo del Tempo, che riprendeva alcune frasi estrapolate da una mail scritta dal sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello. Il titolo sintetizza così il testo: «Meloni oggi è un pericolo più forte di Berlusconi. Dobbiamo porre rimedio».

Domani ha avuto il testo completo della mail: leggendolo per intero emerge il senso di ciò che la toga intendeva.

Preoccupato per l’evolversi dei contrasti tra governo e magistratura, il magistrato ricorda gli anni dei governi Berlusconi e sostiene che quello Meloni sia più insidioso, proprio perchè Meloni non ha vicende giudiziarie pregresse, ma anche perchè la magistratura è in una fase di grande debolezza. Conclude auspicando l’unità delle toghe, che non devono «fare opposizione politica» ma «difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente».

Il testo

«Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni.

Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto.

In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico si danni dell’intera magistratura.

In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi.

Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo.

Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze.

Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo. Ieri ho sentito un buon Santalucia, pacato ma piuttosto chiaro. Vorrei che si sentisse chiaramente che rappresenta tutta la magistratura.

Non possiamo fare molto ma essere uniti, tenere la schiena dritta e parlare con chiarezza questo sì».

Non dobbiamo fare opposizione

Patarnello, dunque, scrive che «Non dobbiamo fare opposizione politica», cosa di cui invece il governo sta accusando le toghe, «ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente».

La premier, invece, ha preferito soffermarsi sulla frase «Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione».

Ora contro il magistrato si sono già scatenati molti attacchi da parte del centrodestra. Il forzista Maurizio Gasparri ha detto che «ho chiesto al governo, al Csm e al Presidente della Repubblica di intervenire. Un magistrato della Cassazione di Magistratura democratica, con una e-mail, invita sostanzialmente alla rivolta contro il governo. Un atto eversivo che non può rimanere senza repliche».

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