In commissione Giustizia al Senato è stata approvata la relazione finale sull’indagine conoscitiva sulle intercettazioni. All’ultimo la maggioranza ha fatto inserire un passaggio sui virus spia per valutarne «le condizioni di utilizzo per reati di minore gravità». Insorge il Pd: «Una forzatura contraria a quanto sentito nelle audizioni»
Le intercettazioni rimangono un campo di scontro tra maggioranza e opposizione, otre che uno dei nodi più delicati degli annunci del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. In attesa che approdi in parlamento l’annunciato disegno di legge Nordio sul tema, la presidente della commissione Giustizia al Senato, Giulia Bongiorno, aveva anticipato i lavori con una indagine conoscitiva e un lungo ciclo di audizioni.
Ora il lavoro è concluso, ma con uno scontro con il Partito democratico. La relazione finale, infatti, contiene un passaggio introdotto «con un vero e proprio colpo di mano», secondo i senatori dem, che affronta il tema dei Trojan, ovvero i virus spia che infettano i dispositivi informatici e che sono anche lo strumento più invasivo.
In questo passaggio finale si legge che «alla luce di quanto esposto consegue l’opportunità di un supplemento di riflessione sulle modalità e condizioni di utilizzo del Trojan per reati di minore gravità».
Le critiche del Pd
Durissime le reazioni delle opposizioni (l’unico a votare a favore è stato Ivan Scalfarotto di Iv) e soprattutto del Pd, che non hanno votato la relazione finale.
«È una forzatura, del tutto contraria a quanto sentito nelle audizioni, con la chiara finalità politica di contribuire a indebolire la lotta alla corruzione, infaticabilmente perseguita da questa maggioranza», hanno detto i senatori del Pd in Commissione Giustizia Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando e Walter Verini, secondo cui le audizioni avevano chiarito che ad oggi non esiste un abuso nell’utilizzo di Trojan e intercettazioni e nemmeno esiste una emergenza di pubblicazioni illegittime.
«Se non avessero prevalso nella maggioranza logiche di scambio politico, avremmo concordato su molte delle indicazioni pervenute invece dagli auditi, e in particolare su ulteriori miglioramenti della disciplina e delle garanzie nell'utilizzo di strumenti di ricerca della prova così delicati, compreso il captatore informatico, situati al crocevia di interessi e diritti di natura costituzionale che necessitano di adeguato e ragionato bilanciamento».
Quali reati?
Al netto della critica politica, emerge un interrogativo anche tecnico sul paragrafo aggiunto in extremis. Oggi i Trojan, in virtù della loro invasività, vengono usati per legge solo per delitti dolosi per i quali è previsto l’ergastolo o la reclusione superiore a cinque anni, delitti concernenti sostanze stupefacenti, armi ed esplosivi, associazione a delinquere e terrorismo, delitti contro la pubblica amministrazione con pena non inferiore ai 5 anni.
L’interrogativo, quindi, è quale di questi delitti viene considerato «di minore gravità» e richiederebbe ulteriori riflessioni sull’utilizzabilità dei captatori informatici.
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