- Luca Palamara non rappresenta la magistratura italiana e non può divenirne il volto simbolico. Non può diventare la ghiotta occasione per coagulare chi intende approfittare della attuale crisi per distruggere il modello costituzionale di giustizia.
- Lo scandalo del maggio 2019 non può divenire la ragione per una riforma che introduca il sorteggio per i membri del Csm. Affidare alla sorte la scelta dei membri togati del Csm significherebbe minare alle fondamenta l’autonomia ed il prestigio della magistratura.
- Accostare Magistratura Indipendente alla massoneria, come qualcuno pare abbia fatto, è ridicolo ed offensivo. Magistratura Indipendente ha avviato un rinnovamento profondo e reale, senza mai indulgere al giustizialismo, senza sventolare cappi e mannaie.
Una premessa è necessaria: deve essere chiaro che Luca Palamara non rappresenta la magistratura italiana e non può divenirne il volto simbolico, essendo stato espressione, unitamente ad altri, del cosiddetto correntismo, ovvero solo la parte più agguerrita e visibile dell’ associazionismo giudiziario. Identificare 9400 magistrati, molti dei quali neppure iscritti alle correnti, con la vicenda che ha coinvolto Luca Palamara, significa usare violenza a migliaia di uomini e donne. Palamara, dopo avere rappresentato, insieme ad altri, il correntismo oggi non può pretendere di diventare il paladino della stragrande maggioranza dei magistrati, che con tali prassi non hanno proprio nulla a che spartire, ma che semmai ne sono stati indirettamente pregiudicati.
Il libro di Palamara “Il Sistema” non è la Bibbia e non può diventare la ghiotta occasione per coagulare trasversalmente tutte le forze, interne ed esterne alla magistratura, che intendono approfittare della attuale crisi per distruggere il modello costituzionale di giustizia.
Detto questo, se va cercata origine di che cosa ha avvelenato la magistratura per correggere l’errore, la risposta a mio parere è il combinato disposto tra Testo Unico sulla Dirigenza e gerarchizzazione delle procure. Questo ha scatenato il carrierismo, ma ambizione e giurisdizione sono ossimori. Bisogna tornare a criteri selettivi della dirigenza, oggettivi ed essenzialmente basati sul merito giurisdizionale e la pregressa esperienza, non riesumando il vieto criterio della anzianità senza demerito.
E’ indispensabile che l’ Anm, da trampolino di lancio per le carriere ed arena politico-culturale, si riappropri del suo autentico ruolo di sindacato di categoria, anche incentrato sulla difesa dei valori costituzionali pertinenti il potere giudiziario, varando una severa e perdurante incompatibilità di ruoli con il Csm. Basta con le “porte girevoli” tra magistratura e politica, ogni volta che un magistrato si candida a qualche carica elettiva di natura politica, infligge una ferita profonda al corpo dell’ ordine giudiziario.
La riforma del Csm
Tuttavia, lo scandalo del maggio 2019 non può divenire la ragione per una riforma che introduca il sorteggio per i membri del Csm, poiché seguendo la falsariga di questo ragionamento, allora dovremo sorteggiare anche i componenti del Parlamento, che non mi pare sia stato immune da condotte individualmente censurabili. Io voglio sapere chi andrà al Csm e potere votare in coscienza, sulla base di un giudizio complesso, fondato su merito, esperienza, integrità e visione del candidato, perché il Csm è un organo di rilevanza costituzionale e non un’assemblea condominiale. Affidare alla sorte la scelta dei membri togati del Csm, con membri laici eletti dal Parlamento, significherebbe minare alle fondamenta l’autonomia ed il prestigio della magistratura. Ricordo ai numerosi detrattori a senso unico della magistratura, il tributo di sangue, abnegazione e senso della Stato che tanti colleghi hanno pagato per difendere la democrazia dalla mafia, dal terrorismo, dalla criminalità. Lo scandalo del 2019 vede come persone offese innanzitutto migliaia di magistrati. Questo massimalismo violento ed iniquo serve solo a delegittimare tutto e tutti.
La riforma più profonda è in primo luogo di natura etica, riscoprire ed attuare il valore e la purezza della giurisdizione, rifiutando la logica del potere, del protagonismo e dell’ individualismo, nella consapevolezza che la violazione delle procedure formali apre inevitabilmente la strada all’ arbitrio ed all’abuso. Ciò non toglie che le riforme legislative siano assolutamente necessarie, e dovranno essere incisive, coraggiose e strutturali.
La magistratura non è un contropotere, non deve chiudersi nel conservatorismo corporativo ma deve “fare sistema”, contribuendo a superare una epocale crisi sanitaria, sociale ed economica nel quadro di una responsabile sinergia repubblicana. Le riforme spettano al governo ed al parlamento, che sapranno certamente coniugare garanzie ed efficacia repressiva, finalismo rieducativo della pena e difesa sociale. L’ auspicio è che questa straordinaria opportunità storica serva a conservare i pregi del sistema, espellendone i difetti. Allentare il controllo di legalità sarebbe un errore terribile, perché la sicurezza è il collante dei diritti individuali e della pace sociale e senza legalità non ci sono diritti, ma solo paura e violenza.
La vicenda Amara
Veniamo ora ai fatti recenti della cosiddetta vicenda Amara. Non esprimo giudizi né sul caso nè sui magistrati che ne sono indirettamente coinvolti a diverso titolo, perché non conosco i fatti ed ho rispetto per le persone. Posso solo dire che quando ho avuto ragione di dubitare della correttezza di qualcuno, sulla base di elementi concreti, ho agito nelle sedi competenti in modo formale, investendo della mia doglianza il Comitato di Presidenza del Csm, il procuratore generale e la competente autorità giudiziaria. Se altri hanno ritenuto di agire diversamente, avranno le loro ragioni, che saranno valutate dagli organi competenti. Ho piena fiducia nel Csm e nel procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
Al netto di questa precisazione, intervengo su un punto: accostare Magistratura Indipendente alla massoneria, come qualcuno pare abbia fatto, è ridicolo ed offensivo. Magistratura Indipendente è la componente associativa che rappresenta i tantissimi magistrati moderati, nel quadro di un progetto culturale fondato sul pluralismo, la polifonia, il netto rifiuto della ideologizzazione e del collateralismo, la centralità della giurisdizione quale spazio di attuazione del diritto e non già campo di battaglia della cosiddetta militanza civica.
La delega e la supplenza che la politica assegna troppo spesso alla magistratura, sovraespongono il giudice in compiti che non gli appartengono e che ne snaturano la funzione. Ognuno faccia la sua parte, nel rispetto reciproco. Magistratura Indipendente ha avviato un rinnovamento profondo e reale, senza mai indulgere al giustizialismo, senza sventolare cappi e mannaie. Questa è la nostra cifra, rigore ed umanità.
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