Il Servizio Analisi Criminale, della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha pubblicato in aprile 2024 il Rapporto Criminalità minorile e gang giovanili che esamina le segnalazioni di minori della fascia d’età 14-17 anni, denunciati e/o arrestati sul territorio nazionale, estrapolate dalla Banca Dati delle Forze di Polizia, con riferimento al periodo 2010-2023.

Secondo un’analisi delle categorie di reato che si manifestano più frequentemente, in particolare in ambito urbano, a fronte del numero complessivo di segnalazioni di minori denunciati e/o arrestati diminuito del -4,15% nel 2023 rispetto all’anno 2022, le segnalazioni di minori denunciati e/o arrestati per violenza sessuale, tra il 2022 ed il 2023, registrano invece ancora un incremento dell’8,25% sul totale. L’analisi dei dati condotta in base alla nazionalità dei minori denunciati e/o arrestati mostra che, nei valori annuali, il dato riferibile agli italiani è sempre superiore nell’intera serie storica, e negli ultimi due anni del periodo in esame l’incidenza delle segnalazioni di minori stranieri per violenza sessuale registra un lieve aumento (54,64% nel 2022 e 56,19% nel 2023).

In alcuni episodi recenti che hanno richiamato un’alta attenzione mediatica sono ricorrenti reati di violenza sessuale di gruppo, associati a rapina e lesioni (Milano, 2022); produzione, detenzione e divulgazione di materiale di pornografia minorile (Firenze, 2023); violenza sessuale di gruppo, ignoranza della persona offesa, corruzione di minorenne e pornografia minorile (Caivano, 2023). Non vi è dubbio, che costituisce una costante la presenza di vittime minorenni o addirittura infraquattordicenni.

Ancora più che in altri ambiti, il panorama informativo e il dibattito pubblico su questi dati e, più in generale, sul disagio giovanile, si caratterizza per un’elevata infodemia. A mio parere, poche definizioni potrebbero descrivere meglio lo stato attuale della discussione su questi temi tema. Sui media, dai giornali alla televisione, così come sui social, abbondano pareri, servizi, interviste, numeri ancorché parziali e non strutturati. Eppure, è difficile arrivare a una sintesi, o perlomeno a un quadro chiaro su cosa stiano vivendo giovani e giovanissimi, su cosa stia davvero accadendo nel paese, in particolare, in tema di violenza sessuale, anche da parte degli stessi decisori, Legislatore compreso.

I giovani e lo smartphone

Nell’ultimo libro di Jonathan Haidt, Anxious Generation, è svolta un’analisi complessa di dati relativi anche agli anni prepandemici, nei quali si era già verificato un aumento crescente di minorenni con gravi fragilità psicologiche, con un aumento esponenziale di stati depressivi e stati di ansia diffusi che, con l’emergenza sanitaria, hanno subito un effetto ulteriore di accelerazione che ne ha determinato una vera e propria esplosione.

Ritengo che questo costituisca il quadro di sfondo all’interno del quale collocare l’aumento dei reati di violenza sessuale e, anche dal mio osservatorio, si può rilevare una correlazione crescente e costante con il dato della diffusione degli smartphone che hanno letteralmente rivoluzionato la vita e i comportamenti individuali e di gruppo degli adolescenti.

Com’è noto, i giovani della generazione Z sono stati i primi ad affrontare l’adolescenza con uno smartphone sempre in tasca, e questo li ha fatti entrare in una dimensione per loro di fatto irrinunciabile ma molto pericolosa; in particolare, per lo stato di alterazione delle relazioni e della personalità dei ragazzi, in una fase del ciclo di vita nella quale sappiamo bene quali siano i cambiamenti strutturali a livello neurologico, non ultimo dal punto di vista emotivo. La diffusione degli smartphone in Italia è stata immediata. Secondo dati Ipsos fra i ragazzi dagli 11 ai 13 anni già nel 2019 il 78% ne era in possesso e, di questi, il 50% passava più di cinque ore chattando oppure guardando e mettendo in rete foto o video.

In proposito, ricordo che fin dalla Convenzione di Lanzarote, adottata il 25 ottobre 2007, la comunità internazionale avvertiva la necessità di approntare strumenti preventivi, normativi ed operativi più incisivi per la tutela dei minori vittime e minori autori di reati a sfondo sessuale (obiettivi cardine individuati all’art. 1 nella prevention of sexual violence, protection of child and promotion of international co-operation) cercando di contestualizzare il dato normativo all’interno di un tessuto sociale profondamente cambiato.

Resta di assoluta attualità la duplice esigenza di conoscere il fenomeno della violenza sessuale commessa dai minori ed in danno dei minori stessi e di comprendere come si è evoluto e si sta evolvendo il fenomeno per mettere a fuoco modalità di intervento sempre più appropriate, sia nel trattamento diretto degli utenti sia nel campo della prevenzione dello stesso.

Infatti, solo una sufficiente conoscenza dei fattori di rischio e dei fattori di protezione presenti nella vita del minore può assicurare una prognosi ragionevolmente attendibile sulla positività e sulla costruttività degli interventi, anche in sede penale, per prevenire la ripetitività di tali comportamenti, contemplando uno spettro di azione che guardi sia al minore vittima, sia al minore abusante.

All’interno del quadro di sfondo prima descritto, vorrei aggiungere tra i fattori di rischio significativi, le situazioni di solitudine e vulnerabilità del minore in un contesto relazionale e familiare sempre più esposto ad agenti disgreganti (non ultimi di tipo economico, come quelli connessi all’aumento delle diseguaglianze sociali), nonché alle condizioni di una crescita psico - fisica sempre più veloce rispetto all’età biologica di fronte ai numerosi input che i minori ricevono quotidianamente.

Dall’approccio alla sessualità che manifestano, in particolare i maschi minori d’età, emerge a volte la totale inconsapevolezza con la quale è considerato l’atto sessuale, del tutto estraneo alla sfera estremamente intima dell’individuo che viene nell’atto stesso coinvolta.

Troppo spesso, l’atto sessuale è inteso come azione di sopraffazione e possesso in assenza di qualsiasi capacità di riconoscere l’altro da sé, associando alle pratiche sessuali l’uso della forza, di minacce o costrizione.

Per tali ragioni, la crescita del disagio dei minorenni che commettono reati a sfondo sessuale rappresenta una delle espressioni più allarmanti che oggi abbiamo di fronte, riconducibili alla sempre più complessa condizione giovanile e tra i generi.

Gli strumenti di segnalazione

Dal mio punto di vista, più che evocare “bollettini di guerra”, nonostante l’aumento che abbiamo visto di violenze e reati come stalking, violenze sessuali e maltrattamenti in famiglia anche tra i giovanissimi, limitandosi ad invocare risposte sul piano giudiziario, vorrei associarmi alla proposta fatta a Governo e Parlamento dell’Autorità Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, in occasione dell’ultima Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di attivare nel nostro paese centri antiviolenza specifici per i minorenni.

Ritengo che il tema principale dovrebbe essere l’introduzione di nuovi strumenti per promuovere e agevolare il meccanismo di segnalazione: innovazioni che dovrebbero confluire in una normativa organica, per superare la frammentazione legislativa in materia, con una definizione univoca di violenza. A questo si aggiunga, come anticipavo, la necessità evidente di investire nell’educazione alla legalità e all’affettività, nonché sulla prevenzione.

Se non sono avvertiti e registrati tempestivamente i primi segnali di disagio, a partire dalle aule scolastiche, e non si interviene prima che si trasformino in condotte violente o in fatti penalmente rilevanti, continueremo con sconcerto a constatare quanto, in particolare rispetto alla violenza di genere, i più giovani agiscono come se fossero cresciuti in una cultura “neopatriarcale”, considerato l’impatto sui giovani dei messaggi provenienti dai comportamenti degli adulti.

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