La newsletter giuridica di Domani
Care lettrici, cari lettori
la settimana della giustizia è stata molto intensa, al netto del fatto che tutta l’attenzione politica è stata catalizzata sul caso del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, a rischio dimissioni in seguito alle rivelazioni riguardanti una imprenditrice che avrebbe dovuto diventare sua consigliera.
Al netto di questo, la settimana prossima riprenderà anche l’attività del Consiglio superiore della magistratura, alle prese con la gestione del caso che ha coinvolto la consigliera laica Rosanna Natoli. Le ultime notizie, che trovate in newsletter, preannunciano un plenum molto complicato.
Sul fronte dei commenti, invece, trovate un intervento dell’avvocato ed ex presidente di Aiga, Michele Vaira, che riflette sulla vicenda del mancato pagamento di copie di atti da parte di avvocati di Treviso e su quella che lui chiama la “tassa” della difesa.
Il caso Natoli
L’ora X scatterà durante il plenum convocato per l’11 settembre, che però è preceduto da veleni e attacchi.
Un breve punto sulla vicenda: la consigliera in quota Fratelli d’Italia, Rosanna Natoli, si è autosospesa dalla sezione disciplinare ed è sotto indagine presso la procura di Roma, dopo essere stata registrata mentre violava il segreto della camera di consiglio con una magistrata sotto procedimento disciplinare.
In seguito ai fatti, la consigliera non prende parte all’ultimo plenum di luglio, in cui viene nominato il nuovo procuratore di Catania, Francesco Curcio.
Posto che le dimissioni di Natoli hanno riguardato solo la sezione disciplinare e non il suo ruolo di consigliera. Sul fronte dei togati, in molti caldeggiano le sue dimissioni e anche dal Quirinale sarebbe arrivata una moral suasion al comitato di presidenza.
La consigliera laica, tuttavia, ha mostrato di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro e anche ha deciso di attaccare.
Ieri, infatti, ha inviato al comitato di presidenza una istanza di annullamento in autotutela delle delibere prese dal consiglio nell’ultimo plenum a cui lei non ha partecipato.
Scrive Natoli che “non si è integrato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, non avendo mai rivelato a Fascetto alcun segreto, così come emerge dalla registrazione depositata”. Poi racconta di aver subito pressioni per non partecipare al plenum del 17 luglio. "Mi veniva riferito che la consigliera Francesca Abenavoli a nome di tutto il gruppo di Area e di Md, aveva comunicato al vicepresidente che qualora fossi entrata in aula consiliare per partecipare ai lavori avrebbero, in apertura del collegamento con radio radicale, diffuso, mediante lettura, la trascrizione del contenuto della chiavetta Usb depositata da Fascetto”.
Così, “terrorizzata, forzata e violentata psichicamente dalle parole e dalle intenzioni riferitemi, e non avendo avuto neanche il tempo di riflettere in merito alla genuinità o meno della chiavetta Usb, temendo la ripercussione mediatica minacciatami dai quei gruppi consiliari, sono stata “costretta” mio malgrado ad allontanarmi”.
Ora però Natoli sostiene che “la votazione è stata inficiata dalla lesione del diritto della sottoscritta di partecipare” alla nomina del procuratore di Catania e chiede “la revoca in autotutela delle delibere trattate”.
Al netto del dato “politico” che la mossa di Natoli sottintende e gli effetti che produrrà in plenum, sul piano giuridico andrà valutato in particolare se la consigliera sia legittimata a questo tipo di istanza.
Le reazioni
Immediate le reazioni di Area e Md. La consigliera di Md, Domenica Miele ha scritto che "leggo con assoluto stupore la nota inviata dalla consigliera Natoli con la quale si chiede la revoca in autotutela della delibera del 17 luglio 2024. Assoluto stupore che diventa totale laddove si afferma che i conseglieri Aimi, Bertolini, Giuffrè ed Eccher le avrebbero riferito che la consegliera Abenavoli, in una asserita conversazione con il vicepresidente, avrebbe parlato a nome del gruppo di AreaDg e di Magistratura democratica. Ebbene, in disparte la verifica su se l'incontro sia avvenuto e su che cosa sia stato detto nel corso del medesimo, smentisco in maniera assoluta di aver delegato alcun consigliere a parlare a mio nome". Infine si riserva "di adire ogni forma di tutela, mia e del gruppo che rappresento, nelle sedi opportune".
Per Area è intervenuto il segretario Giovanni Zaccaro: ''Rispetto la persona umana, soprattutto quando sbaglia, e cerco di comprenderne le debolezze. Ma tutto ha un limite'', ''la consigliera Natoli, che ad inizio estate ha svilito il suo ruolo costituzionale, ora dice di essere stata sopraffatta dalla minaccia e dalla violenza, come se fosse una delle povere vittime di estorsione che ogni giorno vediamo nei palazzi di giustizia''. In tanti ''speravano facesse un passo indietro per il bene delle istituzioni repubblicane. Ora non possiamo che affidarci alle ragioni del diritto ed alle norme che regolano la permanenza nelle funzioni dei consiglieri superiori che violano i precetti di disciplina ed onore connessi al loro ruolo''.
Ricorso sulla nomina a Catania
Dopo l'iniziativa della consigliera del Csm Rosanna Natoli, alcuni candidati al ruolo di Procuratore di Catania stanno valutando l'ipotesi di presentare ricorso contro la nomina nell'incarico del procuratore Francesco Curcio. Gli altri tre candidati erano altrettanti procuratori aggiunti a Catania: Sebastiano Ardita, Ignazio Fonzo e Francesco Puleio.
La posizione di Nello Rossi
Sul caso Natoli è intervenuto con una lunga riflessione su Questione giustizia l’ex magistrato e direttore della rivista, Nello Rossi.
Rossi ha rilevato come «Le questioni poste dal caso Natoli sono troppo gravi e serie per farne materia di cavilli e di vuote suggestioni e per tutti i membri del Consiglio Superiore è venuto il momento dell'assunzione di responsabilità. Essi sono chiamati a decidere se tutelare l'immagine e la funzionalità dell'organo di governo autonomo o se scegliere di rimanere inerti, accettando che i fatti già noti sul caso Natoli e quelli che potranno emergere nel prossimo futuro pongano una pesantissima ipoteca sulla credibilità e sull'efficienza dell'attività del Consiglio Superiore».
Dal punto di vista tecnico «l'organo di governo autonomo della magistratura può infatti decidere di agire in autotutela, sospendendo il consigliere sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo, come previsto dall'art. 37 della legge n. 195 del 1958, contenente norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura». Questa peculiare forma di sospensione «può essere adottata con garanzie procedurali particolarmente forti per il singolo consigliere - la votazione a scrutinio segreto e un quorum deliberativo di due terzi dei componenti del Consiglio - ed è regolata da una normativa speciale, non abrogata né in alcun modo incisa dalle recenti disposizioni della riforma Cartabia».
Sul punto, può essere utile rileggere anche l’intervento su questa newsletter dell’ex magistrato Rosario Russo, in merito a tutte le questioni giuridiche intorno al caso.
Il cdm il decreto legislativo Costa
Dopo il via libera definitivo del Parlamento e la pubblicazione lo scorso 24 febbraio in Gazzetta ufficiale della legge di delegazione europea, che affidava al governo una delega per il recepimento delle direttive europee, la norma "Costa”, dal nome del deputato di Azione Enrico Costa, è stata oggetto dell'esame "preliminare" del Consiglio dei ministri.
Ora il decreto legislativo dovrà passare all’esame delle commissioni parlamentari per un parere non vincolante. «Al fine di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell'ambito di un procedimento penale, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue 2016/343 e nel rispetto dei principi di cui agli articoli 21, 24 e 27 della Costituzione, il provvedimento modifica l'articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finche' non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare», si legge nel comunicato diffuso al termine del Cdm.
Il decreto legislativo attua il divieto di pubblicazione, integrale o per estratto, del testo del provvedimento di custodia cautelare fino alla fine delle indagini preliminari. La notizia può essere data solo per sintesi e riassunto, ma senza virgolettati.
Nordio e il carcere
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è rientrato dalla pausa estiva e ha concesso una lunga intervista a Skytg24 in cui ha parlato anche di carcere.
In particolare ha detto che «C’è stata una immigrazione massiccia che ha portato a una popolazione carceraria di detenuti stranieri che supera da noi il 30 per cento, in alcune realtà addirittura il 50 per cento, per reati contro il patrimonio, connessi essenzialmente alla necessità di procurarsi da vivere. È là che va trovata una soluzione, non certo con una liberazione incondizionata che allarmerebbe la società».
In realtà, i dati non tornano: effettivamente nel 2024 gli stranieri detenuti sono il 31 per cento, ma la percentuale negli ultimi 15 anni è tendenzialmente diminuita. Nel 2007, 2008 e 2009 gli stranieri erano circa il 37 per cento del totale e la cifra ha iniziato a scendere progressivamente: il 36 per cento nel 2010 e 2011, il 35 per cento nel 2012 e poi via via a calare di decimali fino all’ultimo numero disponibile. In data 30 giugno 2024, su un totale di 61.480 detenuti, gli stranieri sono 19.213, pari a poco meno di un terzo.
Del resto, è stata proprio Giorgia Meloni, nel suo lungo intervento in apertura del primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, a indicare il contrasto all’immigrazione come uno dei risultati più importanti ottenuti dal suo governo. «Possiamo dirci particolarmente soddisfatti del lavoro che stiamo facendo sul governo dei flussi migratori, e segnatamente per contrastare l’immigrazione clandestina e i trafficanti di esseri umani. Il cambio di passo c’è, e si vede. Lo vediamo dai numeri, ovvero dalla tendenza decrescente degli sbarchi, che si sta progressivamente consolidando. A oggi, rispetto allo stesso periodo del 2023, gli sbarchi sono diminuiti del 64 per cento, e quasi del 30 per cento rispetto al 2022», sono state le sue parole.
Santalucia sul carcere
«Il carcere deve perdere la centralità che storicamente ha avuto nel nostro sistema penale, esistono misure alternative che però necessitano anche di strutture, di assistenza, di vigilanza sul territorio. Serve tempo e servono risorse, oggi non sufficienti», è stata la riflessione a SkyTg24 il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, «C'è una grande fetta di marginalità sociale che il carcere accoglie, che finisce per scaricare sul carcere la gestione di situazioni che dovrebbero essere intercettate e risolte ben prima. Vanno analizzate la categorie di popolazione carceraria, occorre capire che tossicodipendenti, piccoli spacciatori e immigrazione clandestina sono oggi il maggiore serbatoio della popolazione carceraria e su questo la Giustizia penale arranca, non è la risposta repressiva la risposta più soddisfacente».
I pagamenti ai dipendenti del ministero
I nuovi dipendenti assunti a tempo determinato nell'ambito del progetto Pnrr ed entrati in servizio a fine giugno, il ministero della Giustizia ha datto sapere che «l'elevato numero di dipendenti ha determinato un eccezionale lavoro in termini di registrazione dei contratti e verifiche amministrativo-contabili nonchè elaborazioni tecniche finalizzate all'inserimento dei dati da fornire al sistema NoiPa per la successiva meccanizzazione massiva. Ad oggi tale complessa attività è in fase di conclusione, peraltro assolutamente in linea con le immissioni di personale risalenti agli anni passati. NoiPa ha assicurato che, con rata urgente, nel mese di settembre verranno processati i pagamenti degli stipendi. Questo significa che i dipendenti non vedranno ancora il cedolino su NoiPa, ma lo stipendio verrà comunque pagato nel mese corrente, a parte alcune posizioni per le quali sarà necessaria una ulteriore verifica con successiva lavorazione manuale».
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