La settimana della giustizia è stata caratterizzata dall’incontro tra l’Anm e il governo per discutere della riforma della separazione delle carriere. L’esito era atteso: totale incomunicabilità. Inoltre, lo scontro toghe-governo inoltre si è animato intorno alla decisione delle Sezioni unite di Cassazione per il risarcimento ai migranti della nave Diciotti.
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Care lettrici, cari lettori,
la settimana della giustizia è stata caratterizzata dall’incontro tra l’Anm e il governo per discutere della riforma della separazione delle carriere. L’esito era atteso: totale incomunicabilità. Il governo procederà con il testo già approvato in prima lettura alla Camera, l’associazione ha rilanciato con otto proposte concrete per riformare davvero la giustizia, che trovate approfondita nel corpo della newsletter.
Oggi, il governo approva in consiglio dei ministri anche un disegno di legge che introdurrà il delitto di femminicidio, oltre ad altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime. Bisognerà attendere il testo, però, per conoscere gli esatti contorni e darne un giudizio tecnico: l’intenzione è quella di approvare un nuovo reato a se stante (il 577 bis) di femminicidio, che punisce «chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità».
Lo scontro toghe-governo inoltre si è animato intorno alla decisione delle Sezioni unite di Cassazione per il risarcimento ai migranti della nave Diciotti. Le dure critiche del governo alla decisione hanno suscitato la reazione molto dura della prima presidente Margherita Cassano con una nota ufficiale: «Le decisioni possono essere oggetto di critica. Sono invece inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisone dei poteri».
Infine, in occasione dell’8 marzo, mi fa piacere segnalare di nuovo la puntata del podcast Per questi motivi, dedicata al ricorso costituzionale di Rosa Oliva, che aprì alle donne l’accesso prima ai concorsi pubblici e poi – in seguito alla legge del 1963 – al concorso in magistratura, bandito nel 1964 con l’ingresso delle prime otto donne nell’ordine giudiziario.
L’incontro Anm-governo
Il primo faccia a faccia tra il governo (la premier Meloni, i due vicepremier, il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano) e la delegazione dei dieci membri della giunta dell’Anm si è concluso con un nulla di fatto.
L’esecutivo sperava di poter discutere delle leggi ordinarie di attuazione e di un “temperamento” del sorteggio, l’Anm si è presentata con otto punti che hanno allargato i temi di dibattito.
Al termine delle due ore di incontro, il governo ha ribadito di voler «proseguire con determinazione e velocità» il suo percorso di attuazione, auspicandone l'approvazione in tempi rapidi. Il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, ha commentato che «Non lo considero un fallimento. Abbiamo preso atto con molta chiarezza di una volontà del governo di andare avanti senza alcun tentennamento, e alcuna modifica sul punto» e ha aggiunto che «vogliamo un maggiore rispetto per i magistrati, che vengono spesso accusati di produrre dei provvedimenti non giurisdizionali ma ideologici. Io ho chiesto con forza che questo atteggiamento possa essere modificato. I magistrati sono i primi a rifiutare evidentemente questa logica».
Quindi il governo non cede sulla riforma, l’Anm punta alla mobilitazione in vista del referendum.
Alla fine dell’incontro uno spiraglio è stato mantenuto da Palazzo Chigi, che ha confermato «la disponibilità di aprire un tavolo di confronto sulle leggi ordinarie di attuazione della riforma e sul documento in otto punti presentato dall'Anm, che riguarda l'amministrazione della Giustizia».
Gli otto punti dell’Anm
Otto proposte sotto il titolo «una giustizia più efficace». Così l’Associazione nazionale magistrati si è presentata il 5 marzo al tavolo con il governo. L’incontro programmato ha al centro la riforma costituzionale della separazione delle carriere, ma le toghe guidate da Cesare Parodi hanno allargato il fronte del dibattito, così da uscire dall’angolo.
A dimostrare che margine di trattativa sulla separazione delle carriere non esista è stato proprio l’ultimo punto del documento, che contiene una proposta diametralmente contraria alla linea del governo.
L’Anm, infatti, ha chiesto di «promuovere una maggiore interscambiabilità tra le funzioni», ovvero l’opposto della netta separazione, perché «la limitata possibilità di cumulare esperienze di giudicante e requirente riduce la qualità della giurisdizione» e «l'esperienza in diverse funzioni, raccomandata anche in sede europea, rappresenta per un magistrato una straordinaria opportunità di arricchimento sul piano della comune cultura della prova, che è la caratteristica distintiva del sistema accusatorio».
Le altre sette proposte, invece, sono quelle che appunto – secondo l’Anm – interverrebbero sulle vere emergenze della giustizia. L’Associazione chiede l’assunzione di almeno mille nuovi magistrati nei prossimi cinque anni, così da migliorare effettivamente «l’efficienza del sistema» e, per la stessa ragione, di «rivedere le piante organiche degli uffici giudiziari sulla base degli effettivi carichi di lavoro». Un punto, questo, già in antitesi con la volontà del governo di riaprire alcune piccole sedi di tribunale.
L’Anm, infatti, chiede di «chiudere gli uffici con meno di 10 pm e 30 giudici» così da destinare le risorse agli uffici con maggiori sofferenze. Poi un intervento urgente sull’edilizia giudiziaria, un piano straordinario di assunzioni di personale amministrativo, di stabilizzare il personale dell’ufficio del processo, la dotazione di applicativi informatici adeguati e un ripensamento delle tempistiche di utilizzo di App, l’applicativo del processo penale telematico già bloccato per problemi tecnici.
Il documento contiene anche proposte di natura ordinamentale, in particolare nel penale «la deflazione e l'accelerazione dei procedimenti, soprattutto davanti al giudice monocratico e nei giudizi di impugnazione» e «l’immediata depenalizzazione dei fatti adeguatamente sanzionabili attraverso interventi di natura non penale».
Infine, l’Anm chiede un intervento sulle carceri, con «investimenti per risanare le strutture, aumentare il personale civile di custodia e un serio ampliamento delle misure alternative».
Camere penali
«Il presidente dell'Unione camere penali italiane, Francesco Petrelli, accompagnato dai componenti dell'ufficio di presidenza della giunta Ucpi, ha rappresentato al governo il pieno sostegno alla riforma costituzionale dell'ordinamento giudiziario ed alla indispensabile separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, oggetto da sempre dell'impegno e dell'azione dell'Unione delle camere penali italiane. Ucpi auspica che l'iter di approvazione della riforma costituzionale prosegua senza modifiche che alterino l'efficacia del sorteggio e le funzioni dell'Alta Corte disciplinare, presidi fondamentali per contrastare le degenerazioni correntizie», si legge nel comunicato dell’Ucpi.
«Complessivamente si tratta di una riforma che rafforza la magistratura giudicante tutelando l'indipendenza e l'autonomia del pubblico ministero, conservando integre le prerogative e le garanzie previste dalla nostra Costituzione repubblicana».
Le Camere penali hanno anche ricordato a Meloni la sempre più «drammatica situazione delle carceri italiane, il crescente fenomeno del sovraffollamento e la tragica ed inarrestabile escalation dei suicidi, che non possono trovare rimedio nell'ampliamento degli spazi disponibili, che non garantisce alcuna possibilità di recupero ed incentiva la recidiva, ma deve al contrario procedere da un progressivo abbandono di una visione carcerocentrica inevitabilmente priva di prospettive risocializzanti».
Comitato intermagistrature
Prima del vertice di governo è intervenuto con un comunicato anche il Comitato intermagistrature, che comprende le rappresentanze associative della magistratura ordinaria e delle magistrature speciali.
Il Comitato ha espresso «forte preoccupazione per i contenuti e le modalità con cui vengono portate avanti riforme destinate a incidere profondamente sull'esercizio della giurisdizione e sull'organizzazione e l'autogoverno delle magistrature», con «potenziale alterazione degli stessi rapporti tra le istituzioni quali delineati nel vigente quadro costituzionale ed europeo».
L’auspicio è che «in uno spirito di leale collaborazione istituzionale, si recuperi un metodo che nell'approcciare riforme di tale portata non obliteri l'ascolto delle ragioni delle magistrature interessate, nell'interesse della Giustizia e della collettività; che le dette riforme - al di là degli aspetti di merito e nel rispetto delle prerogative di governo e Parlamento - non si risolvano comunque in pregiudizio per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, principi scolpiti in Costituzione a garanzia dell'equilibrio tra i poteri dello Stato e dei diritti dei cittadini».
Il comunicato contiene una preoccupazione molto chiara e l’iniziativa è per certi versi inedita, proprio perchè il testo è stato sottoscritto da tutte le magistrature insieme.
Nuovo scontro sul caso Diciotti
Intanto, oggi si è animato un nuovo scontro tra toghe e governo.
Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato da un gruppo di migranti a cui, dal 16 al 25 agosto del 2018, dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, fu impedito di sbarcare dalla nave Diciotti della Guardia Costiera che li aveva soccorsi in mare.
Nell'istanza si chiedeva la condanna del governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali determinati nei profughi dalla privazione della libertà. Il collegio ha rinviato al giudice di merito la quantificazione del danno di fatto, condannando però il governo.
Durissima la reazione di Matteo Salvini e soprattutto della premier Meloni, secondo cui la Corte ha affermato «un principio risarcitorio assai opinabile, quello della presunzione del danno, in contrasto con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale. In sostanza, per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano. Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante».
Tale presa di posizione ha suscitato un intervento della prima presidente di Cassazione, Margherita Cassano, che ha scritto: «Le decisioni della corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono, invece, inaccettabili gli insulti che mettono in discussione le divisioni dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto». Parole durissime, cui sono seguiti anche gli interventi della magistratura associata.
Giovanni Zaccaro di Area ha detto che «Le sentenze, sopratutto se espresse a sezioni unite della Cassazione, vanno lette e studiate ed eventualmente criticate nel merito e non perche’ ‘non piacciono’. Ieri e’ stata ribadita la primazia dei diritti fondamentali delle persone sulle volontà’ delle maggioranze di turno, anche se schiaccianti».
Il segretario di Unicost, Stefano Latorre, ha scritto che «destano sorpresa le dichiarazioni di alcuni politici sulla recente pronuncia della Cassazione a Sezioni Unite che intendono attribuire alla decisione del più alto consesso giurisdizionale una valenza politica che gli è chiaramente estranea, fondandosi su stringenti argomentazioni giuridiche. E desta perplessità il silenzio dell’avvocatura che ancora una volta registriamo perché questa decisione parte da una istanza dei legali di cittadini extracomunitari. La limitazione dei poteri della magistratura nella tutela dei diritti fondamentali ricadrà su di loro e sulla possibilità di fare valere diritti in giudizio con evidente frustrazione dell’art 24 della costituzione che è la base stessa del diritto liberale».
L’ia per il carcere
Attualmente i numeri del carcere indicano un tasso di sovraffollamento al 132%. Su oltre 62mila detenuti, circa 19mila potrebbero beneficiare delle misure alternative al carcere.
Per questo il Garante dei detenuti ha proposto di utilizzare «l'intelligenza artificiale nella fase ricognitiva sulle istanze per le istruttorie finalizzate alle misure alternative e alla scarcerazione», con l’obiettivo di snellire il lento lavoro delle pratiche manuali, calcolando in poco tempo i residui di pena e vari parametri che stabilirebbero le eventuali scarcerazioni.
Attualmente l'istituto più sovraffollato, con un tasso del 214%, è San Vittore a Milano, seguito dalla casa circondariale di Foggia e da quella di Brescia Canton Mombello mentre a Regina Coeli, a Roma, la percentuale arriva al 185%.
Nomine al Csm
Uffici direttivi:
Presidente tribunale Siena: nominato Gianmarco Marinai, attualmente presidente sezione tribunale Livorno
Presidente tribunale Avellino: nominata Francesca Spena, attualmente consigliere corte Cassazione
Presidente tribunale sorveglianza Torino: nominato Marco Viglino, attualmente magistrato sorveglianza Torino
Uffici semidirettivi:
Procuratore aggiunto Napoli: nominata Giuseppina Loreto, attualmente sostituto procuratore Napoli
Presidente aggiunto sezione GIP tribunale Bologna: nominato Domenico Truppa, attualmente giudice tribunale Bologna
Presidente sezione tribunale Palermo: nominato Vittorio D’Antoni Alcamo, attualmente presidente sezione tribunale Termini Imerese
Presidente sezione tribunale Milano: nominata Ilaria Gentile, attualmente giudice tribunale Milano
Presidente sezione tribunale Milano: nominata Francesca Maria Mammone, attualmente consigliere corte appello Milano
Presidente sezione tribunale Milano: nominato Antonio Stefano Stefani, attualmente giudice tribunale Milano
Presidente sezione tribunale Milano: nominata Susanna Terni, attualmente giudice tribunale Milano
Presidente sezione lavoro corte appello Napoli: nominata Vincenza Totaro, attualmente consigliere lavoro corte appello Napoli
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