Raggi è finita sotto attacco per la condivisione di link anti-Ucraina in una chat del Movimento. Sia Italia Viva che Azione ne hanno chiesto la sfiducia dalla commissione Expo del comune di Roma, ma sono anche tornati a scontrarsi sul perchè l’ex sindaca sia stata nominata proprio al vertice di una commissione così delicata
E’ ancora scontro tra il leader di Azione, Carlo Calenda, e i consiglieri di Italia Viva eletti a Roma nelle sue liste ma che già sono usciti dal suo gruppo.
La causa scatenante della polemica – che in realtà era già avvenuta con dinamiche simili qualche mese fa – è sempre lei: la grillina Virginia Raggi, che siede ai banchi dell’opposizione. La ragione vera, invece, è la presidenza della commissione speciale Expo 2030: fondamentale per la candidatura all’evento internazionale della Capitale e per questo molto ambita, era destinata alle minoranze ed è finita proprio all’ex sindaca il 22 febbraio scorso.
Il contrasto tra Iv e Azione si è riacceso oggi perchè il consigliere capitolino di Iv, Valerio Casini, ha twittato contro Raggi, riprendendo la notizia di Repubblica sul fatto che lei abbia condiviso contenuti anti-Ucraina in una chat di esponenti del Movimento 5 Stelle.
A quel punto, alcuni sostenitori di Iv hanno chiamato in causa Calenda, che all’epoca del voto per le presidenze di commissione aveva votato a favore di Raggi. L’ex candidato sindaco non si è tirato indietro dalla polemica, spiegando di non aver favorito nulla ma di essersi semplicemente adeguato ad una prassi nei rapporti maggioranza-minoranza. Contemporaneamente, ha accusato Iv di essersi sfilato dal voto in polemica perchè non aveva ottenuto la presidenza di un’altra commissione, la Giubileo.
Poi aggiunge: «Ho quintali di messaggi e chat di IV che confermano accordo su Raggi e chiedevano presidenza commissione Giubileo per loro. Ergo dico solo che è stata un’indegna sceneggiata per una poltrona».
Tanto è bastato. Casini è intervenuto per contraddire la versione di Calenda, sostenendo che sarebbe stato proprio l’ex candidato sindaco ad offrire a Iv la commissione Giubileo, per poi ritrattare e darla all’eletto di Azione Dario Nanni.
L’accordo finale
Al netto dello scontro politico sottostante per le presidenze, l’incredibile esito della polemica è che entrambi i gruppi – sia Italia Viva che Azione – ora chiedano le dimissioni di Raggi dal vertice della commissione Expo.
«Raggi va sfiduciata e cacciata da quella commissione: noi chiederemo questo e serviranno i voti decisivi della maggioranza del Campidoglio. Tra la questione vaccini e ora quella della Russia, la verità è che il Movimento 5 Stelle a Roma, guidato dalla Raggi, va a mio avviso escluso da ogni posto di responsabilità», dichiara Calenda all’Ansa,, ha dichiarato Calenda all'Agenzia Ansa.
Poi ha rincarato su Twitter, scrivendo di aver votato l’accordo sulle commissioni sulla base della proposta del sindaco dem Roberto Gualtieri, ma «con molte perplessità e per ragioni di correttezza istituzionale. Ora basta. Raggi, già no vax e oggi megafono della propaganda russa, se ne deve andare».
Anche Italia Viva, che non aveva votato per Raggi, oggi ne chiede le dimissioni e lo fa sia attraverso una petizione online dei due consiglieri comunali eletti che con il deputato Luciano Nobili: «Raggi, peggior sindaco della storia, No Vax e filo Putin è la figura scelta dal Campidoglio per guidare la commissione sulla candidatura a Expo 2030».
Il silenzio del Pd
La diretta interessata si è difesa su Facebook, spiegando che «Non sono filo russa. Ho condiviso in una chat privata le analisi sulle tensioni tra Russia e Ucraina che aveva fatto, fin dal 2014, l'allora parlamentare europeo Dario Tamburrano».
Per ora le richieste di rimozione di Raggi non hanno avuto esito e sul fronte della maggioranza dem in comune non ci sono state reazioni.
Anche se in Comune i Cinque stelle sono all’opposizione, su queste dinamiche pesa il rapporto nazionale tra Pd e Movimento 5 Stelle e il fatto che Virginia Raggi sia rimasta una figura preminente nel partito. Togliere proprio a lei la commissione speciale e per di più per accuse di essere anti-Ucraina significherebbe inasprire i rapporti tra alleati nazionali proprio in un momento delicato come questo.
Per questo la sfiducia in commissione, per la quale servono i voti della maggioranza, è tutt’altro che facile.
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