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Care lettrici, cari lettori
la settimana della giustizia ha avuto due elementi di focus: da un lato la proroga dello scudo erariale ormai certa nel Milleproroghe, che ha provocato una dura reazione della Corte dei Conti; dall’altro le novità del governo in materia penale, con il via libera al Senato del ddl Nordio e il dibattito sul sequestro dei cellulari.
Sul fronte degli spunti di lettura, Suor Anna Donelli, volontaria al carcere di San Vittore, racconta la sua esperienza dentro all’istituto che è sempre più luogo di sofferenza e marginalità. Le sue parole ricordano quelle usate la settimana scorsa dall’ex magistrato Carlo Ancona.
In settimana, inoltre, il collega Nello Trocchia ha intervistato il giudice del tribunale di Roma, Alfonso Sabella, sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio.
infine, trovate una mia recensione all’ultimo saggio dell’ex procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, sulla figura del pubblico ministero, la sua evoluzione nel sistema italiano e le ipotesi di modifica di sistema.
Proroga dello scudo erariale
Il governo, con un emendamento al Milleproroghe a firma Fratelli d’Italia, ha prorogato di altri 6 mesi lo scudo erariale.
La decisione era nell’aria e a nulla sono serviti i segnali lanciati dalla Corte dei Conti durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, da parte del presidente Guido Carlino che ha detto: «Il delineato sistema delle garanzie, unitamente alla perimetrazione normativa dell'elemento psicologico sembrerebbe rendere non necessaria la ulteriore proroga del cosiddetto ''scudo erariale'' (finalizzato a escludere le condotte attive dall'ambito di applicazione della colpa grave), introdotto in via eccezionale nel periodo pandemico per porre un rimedio alla paura della firma».
La decisione è stata stigmatizzata anche dall’Associazione magistrati della Corte dei conti: «La norma che ha introdotto lo scudo erariale, già al vaglio della Consulta perché sospettata di incostituzionalità, era stata adottata nel 2020, durante la pandemia. Una sua ulteriore proroga sarebbe contraddittoria e ingiustificata, in quanto, nonostante la fine del periodo di emergenza, avrebbe l'effetto di stabilizzare l'esclusione della perseguibilità delle condotte commissive gravemente colpose, esponendo il Paese al grave rischio di spreco di denaro pubblico, di gestioni opache di commesse pubbliche e di diffusione del malaffare» si legge in una nota.
La decisione si inserisce in una serie di iniziative che il governo ha preso in spregio alle posizioni della Corte, l’ultima delle quali è stata la nomina da parte del ministro Raffaele Fitto di un suo uomo di fiducia alla Corte dei conti europea, rompendo la prassi per cui il nome era espressione della magistratura contabile.
Via libera al ddl Nordio al Senato
Il ddl Nordio è passato al Senato e ora arriva alla Camera per l’approvazione definitiva. Il testo contiene l’abrogazione dell reato di abuso d’ufficio, una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni e una serie di novità sulla custodia cautelare (qui un approfondimento).
A margine è anche montata una polemica tra il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, e il ministro Carlo Nordio. Santalucia ha detto che il Senato ha «peggiorato ulteriormente» il testo, perchè «sono state eliminate alcune norme di ordine ed efficienza. Ad esempio chi impugna una sentenza non dovrà più indicare il proprio domicilio. Così aumenterà la confusione delle notifiche e quindi le lungaggini dei processi». Inoltre per Santalucia anche la norma sulle intercettazioni potrebbe provocare problemi: «Non vorrei che per un'enfatizzazione del diritto del terzo non indagato si consumi un danno ai fini della prova». Nessuno «vuole mettere i terzi alla gogna. Ma se sto pensando di uccidere e chiamo un farmacista per informazioni sui veleni quella conversazione entrerà nelle prove. Come faccio a tenere fuori il farmacista? L'unico criterio sono la rilevanza e la pertinenza . Ma credo che sulle intercettazioni sia solo il primo step».
Il ministro ha risposto che «Se l'indagato parla col farmacista per chiedere la ricetta del veleno su come assassinare qualcuno, quell'intera intercettazione farà parte dell'indagine. Se la persona intercettata parla con il farmacista è un discorso da tenere presente, il nostro provvedimento in questo caso non tutela il farmacista. Quindi mi stupisco che sia stato fatto un errore così grossolano» da parte del presidente dell'Anm.
Riforma Civile
Il ministero della Giustizia ha annunciato un decreto legislativo, 8 articoli per circa 200 interventi complessivi approvato dal Consiglio dei ministri, cosiddetto correttivo alla riforma del processo civile “Cartabia”.
Gli interventi chiariscono alcuni dubbi interpretativi, correggono errori formali, introducono alcuni aggiornamenti, ma soprattutto favoriscono l’impiego del rito semplificato di cognizione, con conseguente riduzione dei tempi del processo; viene estesa ai processi pendenti la possibilità di emettere ordinanze anticipatorie di accoglimento o rigetto; semplificata e razionalizzata la disciplina delle comunicazioni e notificazioni a mezzo posta elettronica certificata; migliorata e resa più funzionale la fase introduttiva del processo civile; ampliati i casi in cui è garantita l’oralità delle udienze.
«Le novità contenute nello schema di decreto legislativo sono pienamente in linea con il Pnrr, contribuendo ad apportare benefici all’efficienza del processo, facilitando il raggiungimento degli obiettivi concordati con l’Europa e migliorando complessivamente la riforma del processo civile, il cui buon funzionamento è uno dei principali fattori di attrazione dei capitali esteri».
Amato alla Procura generale di Roma
La disputa per la guida della procura generale di Roma si è chiusa con un passo indietro del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
All’unanimità, infatti, la Quinta commissione del Csm ha indicato come prossimo vertice dell’ufficio l’attuale procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. Così, il plenum non dovrà fare altro che ratificare la scelta e dunque non si concretizzerà la sfida all’ultimo voto con il procuratore capo di La Spezia, Antonio Patrono. Qui tutti gli approfondimenti su una vicenda molto controversa dentro il Csm.
La questione femminile tra le toghe
In settimana si è insediato il nuovo presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia. Il suo discorso ha colpito per il passaggio finale, che è stato una richiesta pubblica di «scuse» alla moglie, che ha rinunciato a guidare una sezione civile per consentire a lui di diventare presidente del Tribunale.
Roia ha detto che «Emerge sempre la questione di genere con la donna che deve arretrare per fare spazio all'uomo». «Da parte mia - ha aggiunto - il desiderio e l'impegno che in un momento davvero prossimo si possa dire e fare il contrario, attraverso la creazione di una effettiva parità di chance fra donna e uomo in tutte le articolazioni della società, con l'uomo che rinunci senza frustrazioni a favore della donna».
Nordio su Salis
Hanno stupito le considerazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sul caso Salis. Dopo aver negato come «irrituale» l’ipotesi che il ministero intervenisse per favorire i domiciliari in Ambasciata italiana, ha detto che i familiari «hanno purtroppo perso un anno: se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto».
Il padre ha immediatamente risposto, dicendo che «il ministro non è informato dei fatti. Mi aspetto un atteggiamento dalle istituzioni conseguente al loro lavoro. Se ci mettiamo a fare la polemica con la famiglia...».
La prossima tappa importante sul caso della donna detenuta da un anno in Ungheria potrebbe arrivare a fine mese, quando - riferiscono gli avvocati di Ilaria - saranno completate le procedure necessarie a richiedere gli arresti domiciliari a Budapest, tra cui il versamento di una cauzione di 20 milioni di fiorini ungheresi, equivalenti a oltre 51mila euro, e il reperimento di un "domicilio sicuro e sorvegliato" nella capitale ungherese.
Nordio ha risposto che «Lungi da me commentare le persone coinvolte nella vicenda perché quando si è oppressi dal dolore per una situazione così drammatica ogni espressione è comprensibile», ma «la mia è una critica puramente giuridica», una questione di corretta procedura, che «adesso stanno seguendo perché hanno accolto i nostri consigli».
Il caso Marchesi
Parallelamente a quello di Salis, prosegue in Italia il caso di Gabriele Marchesi, anche lui imputato come Salis in Ungheria per gli stessi fatti e ai domiciliari a Milano, con richiesta di consegna da parte di Budapest.
La richiesta è in stand by almeno fino al 18 maggio perchè la corte d’appello di Milano teme il rischio di «violazioni dei diritti fondamentali», di «tortura» e trattamenti «inumani e degradanti».
E in attesa che il ministero della Giustizia del paese guidato da Viktor Orban proponga "strumenti" alternativi al mandato d'arresto europeo, il giovane rimane agli arresti domiciliari in Italia.
L'Italia, «ha il dovere (...) di garantire alla persona destinataria della misura cautelare il rispetto dei diritti fondamentali nel Paese richiedente». Quindi è stato chiesto a Budapest di «stabilire se siano applicabili altri strumenti di cooperazione giudiziaria».
Sequestro dei cellulari
Il ministro Nordio ha annunciato che è in progetto un cambio sulle misure che riguardano la disciplina del sequestro degli smartphone. «Oggi nel cellulare non ci sono solo le conversazioni, c'è una vita intera, quindi questa non può essere messa nelle mani di un pubblico ministero che con una firma se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione».
Inoltre, in commissione Giustizia al Senato è stato presentato un emendamento al ddl sulla riforma della disciplina in materia di sequestro dei dispositivi informatici, in cui si prevede che sul sequestro di un telefonino o di un Pc deciderà il Gip, su richiesta del Pm e non più solo il Pm.
La proposta di modifica puntualizza il contenuto del provvedimento, che punta a far rientrare il sequestro di uno smartphone, di un tablet e di un pc nel regime delle intercettazioni.
«È stata la Corte Costituzionale a parificare il sequestro del contenuto di smartphone e digital devices alle intercettazioni, imponendo analoghe garanzie giurisdizionali» ha detto il promotore del ddl, Pierantonio Zanettin di Forza Italia.
«Viene da chiedersi perché l'Anm abbia timore del ruolo del GIP nelle indagini preliminari», ha detto rispondendo all’Anm, secondo cui «Colpisce che, per intervenire in materia di sequestro di cellulari e intercettazioni, si dipinga in modo indiscriminato il pubblico ministero come una figura oscura, fuori controllo, che si impossessa dei dati e non vigila sulla loro divulgazione. È una continua opera di delegittimazione della figura del pm, che si vuole a tutti i costi rappresentare come estranea alla cultura della giurisdizione. E l'unico effetto sarà di privarlo delle garanzie di autonomia e indipendenza previste dalla Costituzione e di sottoporlo alla influenza del potere politico, a danno dei cittadini», ha detto Alessandra Maddalena, vicepresidente dell'Anm.
Sovraffollamento delle carceri
Sul problema del sovraffollamento delle carceri, il viceministro Francesco Paolo Sisto ha detto che «una non secondaria parte di questo fenomeno dipende anche dalle misure cautelari, quelle non definitive: a tale proposito, nel primo pacchetto di riforme interveniamo sulla misura cautelare carceraria sottoponendola alla valutazione più rassicurante di un collegio . Deve andare in carcere solo chi davvero lo merita e solo quando ciò è necessario dal punto di vista procedimentale. Un altro aspetto importante, introdotto dalla riforma Cartabia, è quello delle pene alternative al carcere, sui cui bisogna cospicuamente investire».
La polemica sul concorso “semplificato” per le toghe
Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia ha chiesto un incontro al ministro della Giustizia Carlo Nordio sul tema del reclutamento straordinario dei magistrati: «La proposta di un concorso semplificato e riservato ai soli magistrati onorari non pare compatibile con l'assetto costituzionale dell'accesso in magistratura e fa fondatamente temere che possa condurre alla mortificazione del momento concorsuale che è, da sempre, tassello essenziale per assicurare la necessaria legittimazione tecnico-professionale ai magistrati italiani», si legge nella lettera inviata al Guardasigilli.
Il governo avrebbe infatti in progetto di bandire un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati, riservato solo a chi abbia svolto le funzioni di magistrato onorario per almeno sei mesi. L’ipotesi, per ora in bozza, non è stata categoricamente esclusa ed è rinvenibile anche in una riflessione del sottosegretario Alfredo Mantovano, pubblicata sul sito del centro studi Livatino.
Il caso è già stato oggetto di polemiche e prese di posizione anche da parte dell’avvocatura, con l’Associazione nazionale forense che lo ha definito un «metodo improvvisato, con marcati elementi di incostituzionalità».
Esame da avvocato
Due emendamenti al Milleproroghe prorogano rispettivamente il regime transitorio, più favorevole, per le modalità di svolgimento dell’esame di Stato per l’abilitazione professionale forense e per i requisiti necessari all’iscrizione all’albo speciale per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori.
Il Cnf ha ritenuto che «gli emendamenti approvati rappresentino un passo importante verso la riforma organica della professione forense, auspicando che il Parlamento possa avviare al più presto un confronto costruttivo con le rappresentanze forensi per definire un nuovo assetto ordinamentale in grado di rispondere alle esigenze degli avvocati e degli aspiranti tali».
L’esame, quindi, sarà quindi uguale al 2023: si articolerà in due prove: prova scritta, prova orale.
La prova scritta avrà ad oggetto la redazione di un atto giudiziario su un quesito a scelta del candidato tra le seguenti materie: diritto civile, diritto penale, diritto amministrativo.
Le tracce saranno formulate dal Ministero della Giustizia, in modo tale che all’interno dell’atto il candidato dia prova di avere conoscenze sia di diritto sostanziale che di diritto processuale nella materia prescelta.
La morte di Vincenzo Siniscalchi
L’avvocato Vincenzo Siniscalchi, 92 anni, ex parlamentare, ex membro del Csm e soprattutto principe del foro napoletano. Si è accasciato mentre partecipava a un evento dell'Anpi, a Napoli.
L'avvocato Siniscalchi, si è occupato di alcuni dei principali processi della storia giudiziaria italiana. Tra le sue difese, quelle di Diego Armando Maradona, appunto, quando venne accusato di essersi fatto arrivare la cocaina dal suo Paese e anche quando venne squalificato perchè positivo ai test antidoping. Fu poi il difensore di Franco Califano nel processo Cutolo-Tortora, di Gigi Sabani, Tinto Brass, Michelangelo Antonioni e numerosi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Ha difeso Salvatore Ferraro nel processo per l'omicidio di Marta Russo e, negli anni '70, diversi imputati per le vicende dei Nap (Nuclei armati proletari) e di Autonomia operaia. Negli anni di Tangentopoli ha assistito vari politici, Ciriaco De Mita e Vincenzo Scotti. Nel 1995 è stato eletto deputato con una coalizione RC-PDS. Rieletto nel 1996 con il Partito Democratico della Sinistra-Ulivo e dal 2001 al 2006 con i Democratici di Sinistra-Ulivo. Dal 2006 al 2010 è stato consigliere laico al Csm.
Al Csm si è tenuto un minuto di silenzio in suo ricordo, dopo aver ascoltato il ricordo dei tre consiglieri togati napoletani. Tullio Morello ha sottolineato «l’eccellenza di un avvocato che ha fatto bene sia all’avvocatura che alla magistratura», Domenica Miele ha tratteggiato la figura di «principe del foro e pilastro dell'avvocatura napoletana, un’esistenza interamente spesa per l’avvocatura, per la politica, per la formazione», con il merito di «aver fatto crescere culturalmente tanti avvocati e tanti magistrati, coniugando sempre nei suoi interventi diritto e cultura». Edoardo Cilenti ha voluto celebrare la memoria di «un raffinato giurista e grande uomo di cultura, un uomo che lascia una traccia indelebile per l’impegno profuso nel mondo della giustizia, di cui ha esaltato i valori più profondi. Tantissimi i suoi meriti, tra cui quello di aver sempre ricercato e costruito un proficuo dialogo con la magistratura per il bene delle istituzioni».
Le nomine in commissione del Csm
La Quinta Commissione del Csm ha deliberato di proporre al Plenum le seguenti nomine : nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lodi, Laura Pedio; nuovo Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma, Giuseppe Amato; nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, Gianfederica Dito. Come nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, Roberta Pieri; nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Mantova, Giulio Girolamo Tamburini; nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Luca Tescaroli; nuovo Procuratore Aggiunto presso la Direzione Antimafia e Antiterrorismo, Michele Prestipino
Convegno di Unicost a Napoli
Il 24 febbraio si svolgeranno a Napoli i «Dialoghi sull’indipendenza del magistrato – interpretazione della legge, social media, manifestazione del pensiero», organizzati da Unicost e accreditati anche presso il consiglio dell’ordine degli avvocati.
Pareciperò anche io al dibattito, alla tavola rotonda insieme al professore di diritto costituzionale, Andrea Longo, al giudice della Cedu Raffaele Sabato e al professore di diritto processuale civile, Giuliano Scarselli.
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