Di Simone Perricone, che non poteva più accedere alla banca dati della Polizia dopo essersi dimesso per transitare alla società "Aedificatio", si avvaleva della collaborazione di Marco De Angelis, in servizio presso la squadra mobile di Palermo, che con le sue credenziali attingeva al sistema informatico su sua richiesta e gli forniva le informazioni di interesse
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante
Di Simone Perricone, che non poteva più accedere alla banca dati della Polizia dopo essersi dimesso per transitare alla società "Aedificatio", si avvaleva della collaborazione di Marco De Angelis, in servizio presso la squadra mobile di Palermo, che con le sue credenziali attingeva al sistema informatico su sua richiesta e gli forniva le informazioni di interesse.
Alla squadra mobile di Palermo lavorava anche Salvatore Graceffa, coimputato nei confronti del quale si procede separatamente, al quale De Angelis si rivolgeva quando doveva fornire informazioni a Di Simone Perricone e non poteva accedere con le sue credenziali.
Secondo il gup, molti dei dati e dei documenti rinvenuti nella "stanza segreta" dell'abitazione di Montante provenivano da questa attività di accesso illecito.
Inoltre le indagini tecnico-informatiche avevano fatto emergere un'apposita cartella di files excel denominata "DF" dedicata a Di Francesco, contenente dati provenienti da un accesso alla banca dati Sidet dell' 11.6.2015 e relativi ai suoi movimenti carcerari e ai permessi premio dopo l'avvio della sua collaborazione.
Risultava in realtà che già il 5.3.2010 aveva ottenuto tramite accesso abusivo allo Sdi della Polizia di Stato notizie su Aldo Riggi, Pietro Riggio e Carmelo Barbieri, i primi dichiaranti a riferire su di lui e sul conto dei quali egli si era informato quando non era ancora noto quanto avevano detto, se non ad una ristretta cerchia di investigatori (l'articolo che ne parlava sarebbe uscito nel 2015). L'accesso era avvenuto ad opera di Graceffa.
II gup ricostruiva inoltre le telefonate tra Antonello Montante e Vincenzo Mistretta relative ai tentativi di condizionamento delle dichiarazioni che il fratello Gioacchino Montante aveva reso ai p.m. nel corso delle indagini a suo carico il 15.6.2015; l'atto istruttorio verteva anche su circostanze riferite da Di Francesco e dal collaboratore Aldo Riggi.
Da questi colloqui emergeva che Gioacchino Montante era stato "imbeccato" ampiamente prima di essere escusso e che il fratello per il tramite di Mistretta aveva ricevuto dopo l'escussione un dettagliato resoconto su domande poste e risposte date.
Era emerso pure che Antonello Montante utilizzasse schede telefoniche intestate ad altre persone per ostacolare la ricostruzione del suo effettivo traffico telefonico.
Secondo il gup, manovre analoghe aveva messo in atto Montante in relazione all'escussione di Linda Vancheri, sua strettissima collaboratrice in Confindustria, su sua indicazione nominata Assessore regionale alle attività produttive in Sicilia e poi nell'organigramma di Confindustria nazionale sempre in forza dell'interessamento di Montante.
Convocata nel giugno 2015 dagli investigatori per riferire sulla sparizione dei documenti di Confindustria Caltanissetta e su altre circostanze riferite dai collaboratori di giustizia, costei, che aveva avuto prima e dopo l'atto istruttorio numerosi contatti e incontri lunghissimi con Montante, aveva riferito di essere ignara di tutto. In ciò mostrandosi reticente alla luce di quanto invece emergeva sul suo coinvolgimento nella gestione degli incartamenti dalle dichiarazioni di Crescente e Sapienza, già sopra richiamate.
Nelle sue dichiarazioni del 17.9.2015 Cicero aveva ricostruito le preoccupazioni che a lui personalmente la Vancheri aveva manifestato dopo essere stata convocata dall'autorità giudiziaria, preannunciandogli che prima dell'interrogatorio avrebbe voluto parlare con Montante e che per questo avrebbe cercato di prendere tempo con gli investigatori; dalla ricostruzione resa possibile dalle attività tecniche era emerso che la Vancheri aveva incontrato Montante nei pressi di Serradifalco, la mattina del 16.6.2015, prima che lei ricevesse la notifica dell'invito a comparire dinanzi al p.m. L'atto istruttorio si era poi svolto il 17.6.2015.
Il 18.6.2015 la Vancheri aveva preso un aereo per Roma, città dove in quei giorni si trovava anche Montante e le rispettive utenze risultavano agganciare le stesse celle.
La decisione di primo grado riportava anche le dichiarazioni di Cicero circa le ingerenze di Montante per condizionare l'escussione di un'altra sua collaboratrice, convocata dal p.m., Alida Marchese; Cicero aveva appreso della convocazione della Marchese in occasione di un casuale incontro con il dott. Alessandro Pilato e lo aveva riferito a Montante, che, preoccupatosi, lo aveva invitato a rintracciarla telefonicamente. Cicero non aveva dato corso alla richiesta e Montante si era rivolto a Mistretta che aveva contattato la Marchese.
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