Gli eventi del 1974, punto culminante della strategia della tensione, e dalla successiva emarginazione dall'apparato del Miceli e del Maletti, massimi responsabili dei Servizi, che segue, in quel tragico anno, alla denuncia che il ministro della difesa, onorevole Andreotti, fa dell'esistenza di altri due tentativi di colpo di Stato (oltre quello Borghese) previsti per il gennaio e l'agosto del 1974
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi
Il tema dei Servizi segreti è stato dal Commissario Ruffilli inquadrato in un più ampio contesto di argomentazione politica, partendo dal rilievo che un ragionato esame di questo problema non può prescindere dalla considerazione della collocazione internazionale del nostro Paese, quale punto di raccordo di particolare rilievo, per la sua collocazione tra mondo occidentale e mondo orientale, nei conflitti che tra tali aree politiche si instaurano all'interno di una zona cruciale quale il bacino del Mediterraneo.
Queste considerazioni spiegano come l'Italia sia diventata, secondo tale Commissario, una base di operazione per i servizi segreti di diverse appartenenze; e in relazione a tale divenire storico trova allora comprensibile riscontro quella che il Commissario Andò ha definito l'ambivalenza ideologica dei nostri Servizi, nei quali, a partire da un certo momento, si sono identificati per lo meno due partiti: quello filo-arabo che faceva capo al generale Miceli e quello filo-israeliano che si riportava al generale Maletti, entrambi, come noto, iscritti alla loggia pur se dichiaratamente nemici.
Nell'ambito di questa dialettica di rapporti, si comprende come la Loggia P2 abbia potuto acquisire un ruolo determinante quale stanza di compensazione per l'assorbimento di tensioni e di contrasti che per loro natura non potevano che essere mediati in sede riservata.
Che poi tale sede fosse, per così dire, affidata a persona riconducibile all'ambiente, ovvero controllata ma ad esso non appartenente in forma ufficiale, come precedentemente abbiamo cercato di dimostrare, questa appare conclusione non solo logica, ma addirittura imprescindibile.
L'ordine di discorsi al quale siamo pervenuti solleva una serie di problemi fondamentali per il corretto funzionamento dell'ordinamento democratico che richiedono di essere conclusivamente inquadrati per consentire un approfondito dibattito del Parlamento su questa complessa materia. A tal fine il Commissario Crucianelli ha rilevato come una corretta determinazione del quadro entro il quale svolgere l'analisi richieda di evitare da un canto la prospettazione dei Servizi come variabile impazzita del sistema, dotata di autonoma soggettività politica, dall'altro il pericolo di ipotizzare meccanici rapporti di dipendenza rispetto al potere politico per apparati che, per definizione, si muovono nell'indistinto e conservano, sotto ogni latitudine, una rete articolata di legami orientati in più direzioni.
La complessa dialettica di questi rapporti è argomentata nel discorso di tale Commissario con la interpretazione fornita agli eventi del 1974, punto culminante della strategia della tensione, e dalla successiva emarginazione dall'apparato del Miceli e del Maletti, massimi responsabili dei Servizi, che segue, in quel tragico anno, alla denuncia che il ministro della difesa, onorevole Andreotti, fa dell'esistenza di altri due tentativi di colpo di Stato (oltre quello Borghese) previsti per il gennaio e l'agosto del 1974.
Riservandoci di soffermarci più approfonditamente su tale periodo cruciale della storia del nostro Paese in tema di analisi dei collegamenti con l'eversione, si vuole qui sottolineare in via conclusiva il rilievo, ampiamente condiviso dalla maggioranza dei Commissari, che l'intreccio tra Loggia P2, Servizi segreti ed ambienti militari assume nell'interpretazione del fenomeno oggetto dell'inchiesta parlamentare un rilievo centrale e che come tale pone l'imprescindibile esigenza che su tale delicato argomento si possa svolgere un discorso che rifugga da schematizzazioni preconcette, che ad altro risultato non conducono se non a quello di impedire la comprensione dei fenomeni nella loro reale portata.
Non è chi non veda peraltro che le conclusioni alle quali si è pervenuti hanno comunque un rilievo politico generale di straordinario rilievo, perché conducono ad una interpretazione di Gelli e della sua attività, attraverso lo strumento della Loggia P2, che amplia il tema dei rapporti tra Gelli, gli ambienti militari ed i Servizi segreti ben oltre la primitiva portata, di riferimento al dato di immediata percezione della presenza nella Loggia P2 dei vertici militari e dei Servizi.
Prendere le mosse dall'assunto che Licio Gelli è pertinenza dei Servizi sin da antica data rovescia il discorso sulla materia da un taglio in ultima analisi riduttivo, sull'inquinamento dei servizi segreti, alla prospettiva, di valenza politica diametralmente opposta, di una attività di inquinamento che i Servizi possono aver progettato di svolgere ed in fatto svolto, attraverso questo abile e fortunato personaggio.
Volendo sintetizzare in una formula, corre tra le due ipotesi tutta la differenza che c'è tra Servizi segreti inquinati e Servizi segreti inquinanti, tra strumento corrotto ed agente corruttore, tra oggetto e soggetto di attività eversive del sistema democratico.
È, questo, argomento che per la sua portata di ampio respiro politico coinvolge sedi ed autorità cui spetta, in via istituzionale, la competenza su questa delicata materia. Essi peraltro hanno già dovuto prendere atto nella storia della Repubblica di fenomeni di segno eversivo, che hanno sollecitato più di un intervento correttivo.
Il contributo che la Commissione può portare è quello di offrire a tali sedi ed al dibattito democratico tra le forze politiche il dato istruttorio che siamo venuti cercando di enucleare dai documenti e dagli atti in nostro possesso
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