Antonino Calderone ha affermato di avere incontrato ripetutamente i cugini Salvo, menzionando un incontro conviviale all’Hotel Zagarella, con la presenza di Antonino Calderone, di Francesco Cinardo, di Giuseppe Di Cristina, di Stefano Bontate, e di entrambi i cugini Salvo, svoltosi intorno al 1976
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra
Antonino Calderone, esaminato all’udienza del 17 settembre 1996, ha riferito che i cugini Salvo intorno al 1975 furono presentati a lui e a suo fratello Giuseppe Calderone da Gaetano Badalamenti, il quale precisò che Ignazio Salvo era “vice-rappresentante” e Antonino Salvo era “capodecina”.
Il collaborante ha aggiunto che i rapporti tra i cugini Salvo e Gaetano Badalamenti erano assai stretti, e che il Badalamenti aveva ricevuto l’incarico di ritrovare i resti del Corleo. Antonino Calderone ha affermato di avere incontrato ripetutamente i cugini Salvo, menzionando i seguenti episodi:
- un incontro con Antonino Salvo in una proprietà di costui, sita nelle vicinanze di Gela;
- un incontro conviviale nell’abitazione di uno dei cugini Salvo, ubicata nello stesso stabile in cui risiedeva il Ministro Ruffini; in questa occasione erano presenti Antonino ed Ignazio Salvo, Antonino e Giuseppe Calderone, Gaetano Badalamenti, Stefano Bontate e Giuseppe Di Cristina;
- un incontro conviviale all’Hotel Zagarella, con la presenza di Antonino Calderone, di Francesco Cinardo, di Giuseppe Di Cristina, di Stefano Bontate, e di entrambi i cugini Salvo, svoltosi intorno al 1976;
- un incontro tenutosi nei locali dell’Esattoria di Palermo, nel quale Antonino e Giuseppe Calderone esposero ad Antonino ed Ignazio Salvo il problema rappresentato dalla presenza, presso la Criminalpol di Catania, del Vice Questore Cipolla, il quale li “disturbava perchè faceva il proprio dovere”; i cugini Salvo risposero che il problema avrebbe potuto essere risolto dall’on. Lima e fissarono agli interlocutori un appuntamento con il medesimo esponente politico a Roma; nel giorno stabilito, i fratelli Calderone si recarono a Roma in un appartamento nel quale avevano sede anche gli uffici di Francesco Maniglia, dove incontrarono l’on. Lima, cui esposero il problema; l’on. Lima replicò: “ne parlerò con chi di dovere e vi darò delle risposte”; successivamente i Salvo riferirono a
Giuseppe Calderone che l’on. Lima si era informato e precisarono che la moglie del Cipolla - la quale svolgeva l’attività di insegnante - aveva chiesto di essere trasferita in un’altra sede, che quindi anche il Vice Questore sarebbe stato sicuramente trasferito, e che era pertanto opportuno non attirare l’attenzione altrui sulla vicenda;
- un incontro tra Giuseppe Calderone, Antonino Salvo e Carmelo Costanzo, tenutosi nei locali dell’azienda di quest’ultimo, intorno al 1977, per discutere della possibilità che l’impresa del Costanzo rilevasse alcuni lavori affidati all’impresa del Maniglia, concedendo alla stessa una percentuale pari al 10%; Antonino Salvo aveva precedentemente chiesto a Giuseppe Calderone di parlare con Carmelo Costanzo ed aveva espresso il desiderio di incontrarsi con quest’ultimo; nel giorno dell’appuntamento, Antonino Salvo fu prelevato da Antonino Calderone e da Gaetano Chinnici (autista di Carmelo Costanzo) all’aeroporto di Catania, dove giunse a bordo di un aereo di proprietà del Maniglia.
Le dichiarazioni rese dal collaborante sono di seguito riportate:
pm.: Lei ha mai conosciuto i cugini Nino e Ignazio Salvo?
Calderone A.: Si, gli ho conosciuti e me li ha presentanti Gaetano Badalamenti a casa sua ero io e mio fratello. Ce li ha rappresentati come uomini d'onore ci ha detto che Ignazio era vice rappresentante e Nino era capo decina (rectius decina: n.d.e.). Siamo stati molto vicini ci davamo del tu, mentre loro a Gaetano Badalamenti lo chiamavano o "don Tanino" o "ziu Tanino" e lui li
chiamava "dottore Ignazio" "dottore Nino" ma con noi altri ci davano del tu.
pm.: Senta, quante volte lei ha avuto occasione d'incontrarli?
Calderone A.: Ma molte volte.
pm.: Ne ricorda qualcuno in particolare?
Calderone A.: Guardi, ci siamo incontrati con Nino ci siamo incontrati anche nella sua proprietà vicino a Gela, ci siamo incontrati a casa sua a mangiare a casa sua, ci siamo incontrati...
pm.: Scusi, a mangiare a casa sua a casa di chi e dove?
Calderone A.: A casa di Ignazio Salvo che addirittura quando siamo entrati c'erano le guardie, dico: ma cos'è queste guardie? Dice: qua sopra c'è (...) nostro inquilino...
pm.: Mi scusi è sicuro che fosse casa di Ignazio Salvo?
Calderone A.: O di Ignazio o di Nino, uno dei due, abitavano tutte e 2 insieme.
pm.: Dove si trovava questa casa?
Calderone A.: Dove si trovava?
pm.: si.
Calderone A.: Non glielo so dire ora, ma...
pm.: Comunque era la casa sita nello stesso...
Calderone A.: In un palazzo (...) 50 anni, non era una casa nuova.
pm.: Dicevo in questo palazzo ci abitava...
Calderone A.: Abitava il ministro Ruffini.
pm.: Abitava il ministro Ruffini, che cosa ricorda di questo pranzo? Perchè lo sta ricordando?
Calderone A.: Siamo entrati in una stanza molto grande c'era un tavolo, se non era quadrato, ma quasi. Ero io, mio fratello, Di Cristina, Gaetano Badalamenti, Stefano Bontate e i due Salvo non abbiamo visto donne, le loro mogli non abbiamo visto. Abbiamo visto che uscivano da una porticina che forse era annessa alle cucine delle persone, non erano di colore (...) erano... Che lui Nino mi disse che erano gente che venivano non so dalla Polinesia, non so di dove venivano che lì glieli mandavano un'agenzia che erano con grembiuli ci servirono a tavola, parlavano un pò l'italiano e poi...
pm.: E questo è stato un'occasione...
Calderone A.: Un'altra volta siamo andati a mangiare a Zagarella addirittura c'era un mio compare che aveva un cane...
pm.: Scusi suo compare chi è?
Calderone A.: Il Francesco Cinardo, a Zagarella ci fecero mangiare in una stanza un pò appartata un privè, il cane mi ricordo benissimo nel pavimento scivolava, c'era la cera, non so, e l'hanno... e per mangiare gli hanno dato una ciotola d'argento, ha mangiato, e a fine pranzo mi è rimasto impresso che lui ha chiamato un certo Vittorio, una persona molto distinta, alto, elegante e gli disse "Ci porti un pò di quella grappa"
pm.: Mi scusi signor Calderone, lasciamo stare la grappa Calderone scusi...
Calderone A.: Della grappa fatta proprio casereccia.
pm.: Scusi signor Calderone, lasciamo stare la grappa, vuole invece ricordare chi eravate a questo pranzo, lei ha detto Francesco Cinardo.
Calderone A.: Io, Francesco Cinardo, Pinuzzo Di Cristina, Stefano Bontà e non mi ricordo se c'era Tano e i due (...)
pm.: Cioè "Tano" è Gaetano Badalamenti
Calderone A.: Sì, sissignore.
pm.: Era Gaetano Badalamenti. E dei Salvo chi era presente?
Calderone A.: Tutti e due, Ignazio e Nino. Ma quello più brillante era Nino, Ignazio era, come posso dire, la mente, il grande banchiere, la persona tutta compita. Nino no, scherzava, faceva battute.
pm.: Scusi, il Vittorio al quale ha fatto riferimento sa dirci qualche cosa in particolare, lo vuole descrivere meglio?
Calderone A.: Era il direttore dell'albergo.
pm.: Ah, era il direttore dell'albergo.
Calderone A.: Sissignore, una persona... Ma lui ci scherzava, Nino ci scherzava.
pm.: Quando avvenne questo incontro. Ecco, riesce a ricordare quando avvenne questo incontro?
Calderone A.: Prego?
pm.: Riesce a ricordare quando avvenne questo incontro.
Calderone A.: '76, '77, è facile '76, non mi ricordo, non posso quantificare.
pm.: Dopo questa occasione vi siete visti altre volte?
Calderone A.: Ma ci siamo visti tantissime volte. Una volta avevamo bisogno che c'era un vice Questore a Catania che ci disturbava perchè faceva il proprio dovere e ne abbiamo parlato con loro, siamo andati nell'esattoria. Nell'esattoria ci sono andato diverse volte, quella volta con Di Gristina, delle volte con mio fratello, delle volte da solo ed abbiamo chiesto e abbiamo detto che avevamo questo problema e loro dicono: "Ma questo problema lo può risolvere Salvino"
pm.: Chi è Salvino?
Calderone A.: Salvino Lima, e ci diedero l'appuntamento a Roma, diedero l'indirizzo per il giorno ipsilon, noi siamo arrivati in aereo, abbiamo preso il taxi, siamo andati a Roma, era Roma...
presidente: Noi chi?
Calderone A.: La Roma anziana, la Roma... no, proprio il cuore di Roma, non glielo sò dire dove.
pm.: Mi scusi Calderone, voi chi, lei e chi?
Calderone A.: Io e mio fratello.
pm.: E a Palermo all'esattoria chi c'era andato?
Calderone A.: Io e mio fratello.
pm.: E con chi avevate parlato?
Calderone A.: Avevamo parlato con Tano Badalamenti, dice: "Parlatene con i Salvo"
pm.: Scusi, lei e suo fratello prima ne avete parlato con Gaetano Badalamenti il quale vi dice, andatene a parlare, con chi?
Calderone A.: "Parlatene con i Salvo", perchè quando si parlava di politica e di cose loro erano, loro erano quelli che avevano tutti gli uomini politici nelle mani.
pm.: E all'esattoria con chi parlate lei e suo fratello?
Calderone A.: Con tutti e due, con Nino e con Ignazio.
(…)
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