Per una corretta interpretazione del problema del rapporto instaurato tra Licio Gelli e i Servizi segreti è imprescindibile prendere le mosse da un analitico e dettagliato esame dei documenti pervenuti e in particolare dal fascicolo intestato a Licio Gelli, conservato negli archivi dei Servizi di informazione
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi
Per una corretta interpretazione del problema del rapporto instaurato tra Licio Gelli ed i Servizi segreti è imprescindibile prendere le mosse da un analitico e dettagliato esame dei documenti pervenuti ed in particolare dal fascicolo intestato a Licio Gelli, conservato negli archivi dei Servizi di informazione, ed inviato dal SISMI alla Commissione. Questo fascicolo verrà analiticamente studiato al fine di interpretare nei suoi termini reali il ruolo svolto dai Servizi segreti nella vicenda della Loggia P2.
Dalla documentazione inviata apprendiamo che i Servizi si sono interessati per la prima volta di Licio Gelli nel 1945, nell'ambito di indagini relative a due agenti nemici che avevano lasciato Pistoia al seguito dei tedeschi. Da questa prima nota informativa apprendiamo che nel corso delle indagini era infatti emerso che nel novembre 1944 un certo Gelli si era presentato alla famiglia di uno dei due, cercando di scoprire se questa sapesse dove il congiunto fosse riparato.
I Servizi raccolsero a questo punto notizie sul Gelli in questione e lo identificarono in Gelli Licio di Ettore e fu Gori Maria, nato il 21-4-1919 e Pistoia. Gelli, che si trovava all'epoca e La Maddalena, fu sottoposto ad interrogatorio presso il Centro di Cagliari.
Nell'occasione raccontò che il 9 settembre 1943 si trovava a Viterbo come tenente dei paracadutisti; venne rastrellato da un reparto tedesco e, posto di fronte all'alternativa di aderire alla Repubblica di Salò o di essere deportato in Germania, optò per la prima soluzione, rientrando a Pistoia come ufficiale di collegamento con le SS presso la Federazione dei Fasci. Stando sempre a quanto dichiarato da Gelli, egli avrebbe quindi preso contatti con il CLN pistoiese e reso utili servizi ai partigiani.
I comandi nazifascisti, venuti a conoscenza di questa sua collaborazione, gli diedero la caccia istituendo una taglia di lire centomila (100.000) a favore di chi lo avesse catturato. Con l'aiuto del CLN Gelli e la sua famiglia ripararono allora in montagna, per rientrare in città soltanto dopo la liberazione, avvenuta nel settembre 1944.
Nell'ottobre del 1944, sempre secondo le sue dichiarazioni, Gelli fu chiamato a collaborare con il Counter Intelligence Corps al seguito della V Armata, vale a dire con il servizio di controspionaggio militare americano, su indicazione del quale si sarebbe recato nell'abitazione dell'agente nemico.
I servizi resi gli consentirono nel dicembre del 1944 di recarsi a La Maddalena, munito di u n lasciapassare rilasciatogli in data 12 gennaio 1945 dal Presidente del CNL di Pistoia, Italo Carobbi: una specie di «lettera di raccomandazione» per il CLN di Napoli affinché Gelli fosse aiutato «nel limite delle possibilità, nell'espletamento della concessione del permesso per recarsi in detta località» (La Maddalena).
Già nell'ottobre del 1944 Italo Carobbi, a nome del CLN pistoiese, aveva rilasciato a Gelli una sorta di «carta di libera circolazione». Il rilascio di questo attestato doveva aver suscitato critiche nell'ambito dello stesso CLN pistoiese, tanto che La Voce del Popolo (organo del CLN di Pistoia) dovette uscire il 4 febbraio 1945 con un articolo di chiarimento sulla vicenda.
In questo attestato, che Gelli esibì nel corso dell'interrogatorio cui fu sottoposto a Cagliari, si rileva che Gelli, pur essendo stato al servizio dei fascisti e dei tedeschi, si era reso utile in vari modi alla causa dei patrioti pistoiesi.Egli aveva infatti:
1° - avvisato partigiani che dovevano essere arrestati;
2° - messo a disposizione e guidato personalmente il furgone della Federazione fascista per portare sei volte consecutive rifornimenti di viveri ed armi alla formazione di Silvano e alle formazioni di Pippo dislocate in Val di Lima;
3° - partecipato e reso possibile la liberazione dei prigionieri politici detenuti alla Villa Sbertoli.
La dichiarazione di Carobbi termina con questa frase: «Resta salva la facoltà di esaminare con maggiore cura le attività svolte dal Gelli Licio onde stabilire definitivamente la sua posizione». Questo dunque il tenore della prima informativa su Licio Gelli agli atti nei fascicoli dei Servizi.
Gelli fornì in occasione dell'interrogatorio cagliaritano la versione dei fatti a lui più congeniale, ma ammise comunque la sua attività di doppiogiochista e di delatore, e fornì in quell'occasione i nominativi di quelle 56 persone che avevano attivamente collaborato con i tedeschi; la lista che Pecorelli prometteva di rivelare nel successivo numero di O.P., quello che non sarebbe mai uscito.
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