«Ho appena comprato un volo per Parigi, c’è un evento a cui non posso proprio mancare. Ci vediamo al Bar Basso quando torno». Andate, andate tutti a Parigi per le sfilate e lasciateci qui a Milano tranquilli. Dopo la settimana della moda appena finita, in cui gli stilisti ci hanno fatto macinare chilometri da un lato all’altro della città, da Via Moncucco a Via Colico passando per Via Mecenate per il solo gusto di mostrare le collezioni in luoghi mai sperimentati da altri. E dove la frase: «Io passo solo dagli amici», metteva a posto le coscienze di chi era invitato a troppi eventi, questa settimana anche io ho bisogno di non pensare. A parte le visite due volte a settimana dal riflessologo plantare, ho iniziato a leggere il libro Sette vite insieme a te di Luca Gervasi che presenterà sabato da Don Tano. Lo ha fatto scrivere in prima persona alla sua gatta Belen, adottata in tempi di Covid e grazie a cui, in pochi mesi, da commerciale in un’importante azienda di abbigliamento è diventato un professionista dei social da 460 mila follower. «Il primo video con lei è stato ripostato dalle pagine più influenti di gatti del mondo ed è stato visto 300 milioni di volte», racconta quando sale da me per un caffè. Tanto avevo bisogno di tranquillità che ieri ho dimenticato l’evento del mio gin preferito Beefeater, con la bottiglia firmata dalla street Artist britannica Rachel Joy. Ma ora me ne pento, la vorrei qui. Sapere che esistono pagine influenti di gatti mi fa sentire la necessità impellente di un gin tonic. Intanto Luca racconta l’organizzazione della presentazione di sabato, che coincide anche con sua festa di compleanno. E di certo lì conoscerò le più influenti gettare di Milano.

IL TRASLOCO

Secondo uno studio, i traslochi sono la terza causa di stress, dopo una separazione e la perdita di una persona cara. Neppure il racconto del calore di Belen a pagina 112 è riuscito a farmi passare l’ansia delle scatole che mi attendono in soggiorno. Sono quelle che ho impacchettato e portato via dalla mia vecchia redazione. Nella mia precedente vita sono stata una giornalista del settimanale Panorama al primo piano del palazzo disegnato dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, e stamattina ho pensato di buttare ciò che per anni non mi è servito. Per la regola della giapponese esperta di ordine Marie Kondo il passo più importante consiste nel superare l’attaccamento agli oggetti. Dentro a quelle scatole c’erano pass dei concerti a cui non ricordavo di essere stata, chiavi di casa di un collega che aveva avuto pietà di me quando terminai in modo repentino la convivenza con l’allora fidanzato, perfino biglietti da visita cinesi del 2008 reperiti durante le Olimpiadi di Pechino.

LE CASSETTE A NASTRO

Ma il vero ostacolo tra me e l’approvazione dell'esperta dell'ordine è arrivato davanti al centinaio di interviste registrate su cassette a nastro. C’è un Lele Mora del 2010 - pre caso Vallettopoli - le confessioni dell’agente delle star Bibi Ballandi nel 2011 prima che ci lasciasse, un irremovibile Guido Lembo in lite con Peppino di Capri sempre nel 2011. Perfino un Formigoni ai tempi d’oro (suoi). Marie Kondo sarebbe furibonda con me se sapesse che a un certo punto ho lasciato tutto per aria in cerca di un’intervista a Franco Califano di cui sarebbe bastata solo la frase finale che non cito per senso del pudore. «Ci aggrappiamo agli oggetti perché in quell’attaccamento troviamo sicurezza», scrive l’esperta nel suo manuale, mentre io rimetto tutto nelle scatole dirette in cantina. E ripenso al mio Beefeater.

IL LASER DI ANNALISA

Intanto la chat sul mio telefono continua a vibrare. Ieri sera all’evento di Annalisa al Play, locale di Via Monte Grappa scelto da lei per presentare il suo album E poi siamo finiti nel vortice, alcuni hanno bruciato l’obiettivo del cellulare. Pare sia colpa dei raggi laser usati per le coreografie, che hanno rovinato gli obiettivi di chi stava facendo video da vicino. Peccato, perché la festa andava ricordata per le parrucche con cui ci siamo travestiti, i drink di qualità - e per questo ringrazio Francesco il marito della cantante che me ne ha omaggiati un paio - e per il parterre di amici che sono passati a salutare, da Emma a Elodie. Io ringrazio anche Andrea, Barbara e Cristina con cui mi sono intrattenuta a parlare sui divanetti - salvando il telefono - comoda per uscire subito dopo la performance, verso l’altro potentissimo vortice, quello di Lavinia Fuksas, che festeggiava i suoi 30 anni. Per riposare attendo la settimana prossima.

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