- Evitare una catastrofe umanitaria in Afghanistan deve essere un imperativo categorico per tutta la comunità internazionale. Il tempo stringe e la popolazione ha vissuto sofferenze inimmaginabili.
- L’emergenza nasce molto prima di quanto accaduto a Kabul quest’estate. Soltanto nel 2021, quasi 700 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case a causa dell’avanzata talebana. Ma in totale, secondo le stime delle Nazioni Unite, gli sfollati interni nel Paese sono circa 9 milioni.
- La popolazione sta subendo freddo, fame, violenze sessuali, ma il nostro lavoro umanitario finora non è stato ostacolato e dobbiamo assolutamente sfruttare questa possibilità per accelerare e portare aiuti indispensabili.
Evitare una catastrofe umanitaria in Afghanistan deve essere un imperativo categorico per tutta la comunità internazionale. Il tempo stringe e la popolazione ha vissuto sofferenze inimmaginabili. È necessario incrementare rapidamente il sostegno: ogni ritardo non farebbe altro che aggravare la situazione di centinaia di migliaia di famiglie e provocherebbe ulteriori spostamenti di persone, sia all’interno del paese che al di fuori dei confini nazionali, nella regione ma anche verso l’Europa.
La crisi umanitaria è iniziata ben prima della scorsa estate con l’instaurazione di un governo de facto dei Talebani e le terribili immagini di agosto 2021 dell’aeroporto di Kabul. Da molto più tempo, infatti, il paese si trova stretto nella morsa di una combinazione di fatti drammatici che si sono aggiunti ai conflitti e all’instabilità politica che dura da oltre 40 anni.
Soltanto nel 2021, quasi 700 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case a causa dell’avanzata talebana. Ma in totale, secondo le stime delle Nazioni Unite, gli sfollati interni nel Paese sono circa 9 milioni. Altri 6 milioni di afghani si trovano in Iran e Pakistan, fra essi circa 2,2 milioni sono stati registrati come rifugiati mentre gli altri hanno differenti status. Molti sono presenti anche in Turchia e in altri paesi dell’Europa.
Ma analizziamo questa serie di fatti drammatici che hanno amplificato gli effetti già devastanti del conflitto. In primo luogo, la peggiore siccità degli ultimi decenni. Fiumi e pozzi sono prosciugati e questo limita fortemente l’accesso all’acqua potabile e per tutti gli altri usi.
La crisi
L’Afghanistan sta inoltre affrontando una gravissima crisi di liquidità: manca il denaro per pagare gli stipendi, mentre è cresciuto sensibilmente anche il costo del cibo e dei medicinali. Le persone che prima avevano una stabilità economica – medici, insegnanti e altri – oggi stanno andando in rovina finanziariamente, mentre le famiglie che già erano povere oggi lo sono ancora di più. Le previsioni indicano che a metà di quest’anno il 97 per cento degli afghani potrebbe ritrovarsi sotto la soglia di povertà, ovvero con meno di due dollari al giorno.
Tutto questo ha spinto verso la fame e l’insicurezza alimentare quasi 23 milioni di persone, vale a dire metà della popolazione. Si stima che circa 4,7 milioni di persone quest’anno soffriranno la malnutrizione acuta, inclusi 1 milione e 100 mila bambini che, di conseguenza, saranno particolarmente esposti al rischio di contrarre gravi malattie o la morte.
L’accesso alle cure mediche nel paese era già limitato, ma la crisi economica ha reso ancora più drammatica la situazione degli ospedali, dove mancano i servizi di base e le medicine. Circa l’80 per cento del sistema sanitario è bloccato e meno del 10 per cento della popolazione ha avuto accesso alla vaccinazione contro il Covid-19.
Inoltre, la popolazione deve fare i conti con un’altra grave minaccia: il freddo. In molte aree del Paese, durante l’inverno la temperatura scende abbondantemente sotto lo zero, durante la notte può arrivare fino a -25 gradi.
Migliaia di famiglie passano le notti in scuole, moschee o edifici abbandonati, o addirittura all’aperto, nei parchi o in mezzo alla strada, rischiando l’ipotermia e di subire abusi e violenze. In questa situazione, le donne sono particolarmente vulnerabili. In una condizione di normalità, nelle loro case e nei contesti sociali abituali, le donne afghane sono protette, ma una volta che si trovano fuori da queste reti di supporto sono in balìa di tutto e possono diventare vittime di violenza sessuale.
A queste aggressioni purtroppo spesso fa seguito anche la perdita del proprio onore e questo comporta il rischio di rompere i legami con la propria famiglia e i propri figli.
Futuro a rischio
Un’intera generazione e il futuro del Paese sono a rischio. Bisogna agire e in fretta.
L'Unhcr è tra le agenzie responsabili della risposta umanitaria in Afghanistan. I nostri 200 operatori presenti nel Paese sono attivi in quasi tre quarti dei distretti. Nel 2021 abbiamo già assistito 1 milione 100 mila afghani.
Il dato incoraggiante è che oggi possiamo raggiungere aree che sono state inaccessibili per anni e dove oggi c’è disperatamente bisogno di noi. Il nostro lavoro umanitario finora non è stato ostacolato ed esiste un importante spazio di dialogo con il nuovo governo. Dobbiamo assolutamente sfruttare questa possibilità per accelerare e portare aiuti indispensabili.
Per queste ragioni abbiamo deciso di lanciare questa importante campagna. Fino al 6 marzo, con una donazione via SMS o da telefono fisso al numero solidale 45588, ciascuno potrà contribuire a garantire aiuti che possono veramente fare la differenza. In queste condizioni, una tenda, una coperta, degli abiti invernali ma anche una mascherina possono salvare una vita. Non lasciamoli soli.
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