Quando gli sguardi dei Pd si solleveranno dall’ombelico del loro malconcio partito potrebbero utilmente delineare una visione alternativa complessiva a quella tratteggiata da Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico.
Dopo undici anni di guasti vari e profondi, di governi variamente e profondamente irresponsabili, la destra, quella che ha a cuore la nazione e la patria, le eccellenze italiane uniche al mondo, ha dato vita ad un governo espressione del voto degli italiani. Sono gli italiani, che non hanno alcun bisogno di vigilanza esterna, ad avere spinto con forza una donna a spaccare il soffitto di cristallo della più alta carica di governo.
Quella donna, tutta politica, che si è ampiamente e personalmente meritata un grande successo elettorale, intende guidare, come minimo, un governo di legislatura. Vorrà probabilmente essere eletta presidente di una Repubblica semipresidenziale, se riuscirà a introdurre quella riforma per trasformare l’Italia in una democrazia “decidente”, aggettivo di conio e di sapore dei sostenitori delle malaugurate e bocciate riforme costituzionali renziane.
Nel frattempo, il governo tutto (non proprio) politico guidato da Giorgia Meloni ha comunicato il suo travolgente ambiziosissimo programma di legislatura. Le spalle saranno coperte dall’atlantismo e dall’incrollabile sostegno all’Ucraina aggredita dai russi.
L’azione di governo si svilupperà nel quadro dell’Unione europea non rinunciando al tentativo di ridefinirlo anche per quel che riguarda i progetti di oggi e di domani richiesti dal Pnrr. La nazione difenderà anche la sua sovranità alimentare insieme ai sacri confini che non dovranno essere superati dagli immigranti illegali, ma che si apriranno ai richiedenti asilo per ragioni politiche.
Libertà e merito per tutti, soprattutto lasciando, con il massimo di deregolamentazione e il minimo di tassazione, grande spazio a chi vuole fare. Il lungo e promettente, nel senso che ha promesso molto, discorso di insediamento del governo Meloni ha bilanciato le critiche ai predecessori, particolarmente aspre a chi ha affrontato il Covid con misure considerate liberticide, con le promesse in un crescendo anche nel tono di voce a segnalare l’apertura di una nuova era.
Dalla destra nessuno doveva aspettarsi di meno, ma piuttosto di più, magari più inventiva.
Non saranno comunque le prevedibili critiche, in specie ai diritti dimenticati, a frenare il governo Meloni. Né pare il caso di contare sulle quinte colonne forziste e leghiste. Quando gli sguardi dei Pd si solleveranno dall’ombelico del loro malconcio partito potrebbero utilmente delineare una visione alternativa complessiva che colpisca i singoli disegni di legge della destra nei quali si annideranno insidie non tanto per la democrazia, ma per una società giusta e europea (ripensabile anche da sinistra).
Extra Europam nulla salus.
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