Certe decisioni di alcuni giudici non piacciono alla maggioranza? Basta cambiare i giudici, e il gioco è fatto. Si dubita, tuttavia, che l’emendamento con cui il partito di Matteo Salvini sposta la competenza a decidere sulla convalida del trattenimento dei migranti dalle sezioni dei tribunali specializzate in immigrazione alle corti d’Appello farà sì che le convalide siano concesse senza problemi
Certe decisioni di alcuni giudici non piacciono alla maggioranza di governo? Basta cambiare i giudici, e il gioco è fatto. Questa è la “ratio” dell’emendamento al decreto Flussi con cui la Lega intende sottrarre alle sezioni dei tribunali specializzate in materia di immigrazione le decisioni sulla convalida del trattenimento dei migranti sottoposti a procedure accelerate di frontiera, quindi anche di quelli portati in Albania. È previsto che la competenza sia spostata alle corti d’Appello, che giudicheranno in composizione monocratica.
I fatti
Nelle ultime settimane, una serie di tribunali si sono espressi sulla convalida del trattenimento di richiedenti protezione internazionale. Tra i casi più noti, c’è quello dei giudici di Roma che, il 18 ottobre, non hanno convalidato il fermo di 12 migranti in Albania, disponendo il loro ritorno in Italia; gli stessi giudici, l’11 novembre, hanno sospeso la decisione sulle convalide riguardanti 7 migranti, chiedendo alla Corte di giustizia dell’Unione europea di valutare la compatibilità delle norme italiane rispetto a quelle europee sui paesi sicuri.
Anche il tribunale di Catania, il 4 novembre, non ha convalidato il trattenimento di un migrante. Ancora, il 6 novembre, il tribunale di Palermo ha sospeso il giudizio di convalida del trattenimento di due stranieri, rinviando anch’esso alla Corte Ue la questione della conformità della legge nazionale rispetto a quella europea.
Il governo aveva provato a bloccare questo tipo di pronunce trasfondendo la lista dei paesi sicuri in un decreto legge, fonte di rango primario. Avevamo scritto che ciò sarebbe stato inutile. E siccome così è stato, la maggioranza ora tenta la strada di rimescolare le competenze, forse al fine di ottenere decisioni diverse.
La Corte di giustizia Ue
Le decisioni di mancata convalida o di sospensione del giudizio di convalida del fermo dei migranti sono state determinate dalla nota sentenza della Corte di giustizia Ue del 4 ottobre scorso. Secondo l’interpretazione del tribunale di Roma, tale sentenza ha disposto che un paese non possa essere qualificato come sicuro a meno che non lo sia per ogni categoria di persone e in ogni parte del suo territorio.
A chi provenga da paesi non sicuri il tribunale ha ritenuto non applicabile la procedura accelerata di frontiera: i tempi ristretti e la compressione dei diritti dei migranti che connotano tale procedura rendono a questi ultimi materialmente impossibile provare la loro appartenenza a categorie a rischio nel paese di origine. Per tale motivo va applicata la procedura standard, che è quella a cui i migranti trasferiti in Albania sono sottoposti a una volta riportati in Italia.
L’inutilità dell’emendamento
L’emendamento che sposta alle corti d’Appello la competenza a giudicare sui trattenimenti dei migranti, farà sì che i trattenimenti stessi saranno convalidati senza problemi? Se ne può dubitare.
È difficile che tali corti si discostino dall’orientamento espresso dai tribunali che finora non hanno convalidato i fermi o hanno manifestato dubbi sugli stessi. A ciò si aggiunga che le sentenze della Corte di giustizia Ue sono vincolanti per tutti i giudici di ogni stato membro.
Pertanto, anche se la competenza circa la convalida dei fermi dei migranti viene spostata da un giudice a un altro, il secondo giudice dovrà comunque tenere conto della citata pronuncia della Corte Ue esattamente come doveva farlo il giudice precedente.
Ma soprattutto, considerate le questioni sollevate dinanzi alla Corte di giustizia Ue circa la non compatibilità della legge nazionale rispetto a quella europea, è difficile che nuovi giudici applichino la prima, sulla cui conformità al diritto dell’Ue sussistono dubbi, correndo il rischio di incorrere in responsabilità civile per «violazione manifesta (…) del diritto dell’Unione europea», qualificata come colpa grave (legge 18/2015).
Infine, l’emendamento appare come una forzatura: una prima istanza o una convalida assegnata a un giudice di appello sarebbe un “unicum” nel nostro ordinamento. E non avrebbe alcuna giustificazione nemmeno sul piano operativo, considerato che le sezioni specializzate dei tribunali hanno una competenza ed esperienza in tema di immigrazione di cui le corti d’Appello attualmente non dispongono.
Insomma, essendo preclusa la possibilità di adottare il “metodo Musk” attraverso la rimozione dei magistrati, li si cambiano confidando forse in giudici più accondiscendenti. L’impressione è quella di una maggioranza che sull’immigrazione, e in particolare sul protocollo con l’Albania, tenti disperatamente di tenere il punto con metodi scadenti, per usare un eufemismo, e nemmeno si renda conto della pessima figura che sta facendo.
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