- L’assalto dei no-vax contro le forze dell’ordine e la sede della Cgil a Roma durante le manifestazioni di sabato pomeriggio ha le caratteristiche di un’azione squadrista.
- I partecipanti hanno chiaramente dimostrato (e non è la prima volta) di voler usare la violenza come linguaggio politico.
- La logica no-vax che abbiamo visto in azione a Roma è permabile allo squadrismo, proprio perchè strutturalmente anti-sistema e intollerante.
L’assalto dei no-vax contro le forze dell’ordine e la sede della Cgil a Roma durante le manifestazioni di sabato pomeriggio ha le caratteristiche di un’azione squadrista.
I partecipanti hanno chiaramente dimostrato (e non è la prima volta) di voler usare la violenza come linguaggio politico – un ossimoro, perché la violenza non parla e non fa parlare, interrompe ogni comunicazione civile. E’ contro la politica.
La logica no-vax che abbiamo visto in azione a Roma è permeabile allo squadrismo, proprio perchè strutturalmente anti-sistema e intollerante. E può essere furbescamente strumentalizzata da Forza Nuova, che lancia la parola d’ordine “prendiamoci Roma”.
Le ragioni che portano i cittadini a seguire questa strada sono le più diverse: dall’insoddisfazione per condizioni di vita difficili allo scetticismo per le misure vaccinali e di certificazione.
Quali che siano, non possono essere usata a pretesto giustificativo della violenza.
Non c’è né ingenuità né folclore in questo assalto squadrista. Che ha caratteristiche simili a quelle che i libri di storia ci raccontano sugli anni Venti del secolo scorso – con passanti attoniti, camere del lavoro violate, sfida alle istituzioni (che allora si mostrarono purtroppo conniventi con il loro attendismo).
E, soprattutto, la colpevole attitudine di quegli osservatori bonari e giustificazionisti: «Si tratta di bravate»; «sono solo pochi esagitati».
Non si giustifica la violenza mai, ma non la si giustifica soprattutto quando si fa mezzo di distruzione degli avversari e delle istituzioni, per alimentare un clima di paura.
Queste “bravate” non sono bravate. E il fascismo non è mai, non riesce ad essere, “post”.
Quando la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni dice che i conti col fascismo li ha fatti perché la dittatura appartiene al passato, dice in sostanza che il fascismo di oggi è buono perché non è regime.
Ma il fascismo non è solo un regime, e prima di essere un regime è ed è stato un’ideologia. Mai morta, scriveva Umberto Eco parlando di "Ur fascismo”.
C’è nel fascismo un aspetto che trascende il tempo del Duce e la dittatura di ieri. C’è in esso un aspetto eterno, scriveva Eco.
Per esempio, il culto della violenza come azione vitale non semplicemente come ultima spiaggia o autodifesa; il disprezzo della diversità e dei diversi; l’intolleranza senza veli e sistemica; l’anti-sistema.
Il fascismo si manifesta ogni volta che un evento come quello successo a Roma si manifesta: un evento che straccia la democrazia perché straccia le relazioni civili che non sono inerme pacifismo, ma dialettica politica libera e rispettosa degli altri.
Il fascismo di oggi come quello di ieri non è tollerabile. Non esiste un fascismo bonario.
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