Claudio Borghi (Lega) ha annunciato di voler abrogare la legge che impone l’obbligo di esporre la bandiera dell’Ue fuori e dentro gli edifici pubblici. Sul tema non c’è solo lo scontro tra Borghi e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La proposta contrasta con quella presentata un anno fa da Fratelli d’Italia, che invece sottolineava come l’appartenenza dell’Italia all’Ue è nel «nostro patrimonio giuridico, politico e culturale»
In vista delle elezioni europee ci si aspetterebbe che il dibattito riguardasse argomenti come il funzionamento dell’Unione, i suoi obiettivi, l’efficacia della sua azione. Insomma, argomenti di sostanza. Invece, c’è qualcuno che si appassiona di più a quelli di mera forma. Negli ultimi giorni, ha tenuto banco il tema della bandiera dell’Unione europea, su cui è andato in scena uno scontro tra i partiti di governo.
Borghi e la bandiera Ue
Tutto è partito dall’annuncio di Claudio Borghi, senatore della Lega e candidato alle elezioni europee, il quale ha reso noto con un post su X (ex Twitter) di aver presentato una proposta «per l’abrogazione della legge che ha introdotto l’obbligo di esposizione della bandiera dell’Unione europea fuori e dentro gli edifici pubblici».
La normativa cui Borghi fa riferimento è la legge n. 22/1998 che, con il dpr 121/2000, regola l’utilizzo e l’esposizione della bandiera nazionale e della bandiera dell’Ue. L’obbligo di esporre quella dell’Unione non vige in altri stati membri, ed è il motivo per cui il senatore leghista afferma di volerlo abolire. L’Unione europea ha preso le distanze.
«Siamo ben contenti che la bandiera Ue sventoli affianco a quelle nazionali», ha detto qualche giorno fa un portavoce della Commissione europea. «I paesi dell’Ue sono stati membri e dunque la bandiera europea è anche la loro bandiera, ma non legiferiamo sul suo uso a livello europeo». Insomma, le regole sull’esposizione della bandiera restano di esclusiva competenza dei singoli stati.
La replica di Tajani
A Borghi ha replicato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, leader di Forza Italia, parlando di «qualche ignorante, che concorre per il parlamento europeo, che si prende gioco della bandiera europea».
Tajani ha poi dato una sua interpretazione del simbolismo della bandiera stessa, che a suo avviso rappresenterebbe «la nostra identità e le nostre radici cristiane»: «Le 12 stelle che cingono il capo della Vergine, rappresentano le 12 tribù di Israele» e lo sfondo è azzurro «perché il manto della Vergine è azzurro».
Borghi ha qualificato le affermazioni di Tajani come «interpretazioni esoteriche della bandiera Ue» e ha ribadito che l’Italia non deve «essere l’unico paese con l’obbligo di esporla al fianco della bandiera nazionale». Il botta e risposta ha reso palese, ancora una volta, che il clima all’interno della maggioranza non è idilliaco come lo raccontano.
La proposta di legge di FdI
Il contrasto non è solo con Forza Italia. Una proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia un anno fa, nel maggio 2023, va in direzione opposta a quella annunciata da Borghi. Il testo di FdI mette sullo stesso piano il tricolore e la bandiera dell’Ue, disponendo sanzioni – mai contemplate in precedenza – per chi violi l’obbligo di esporle, sia nei luoghi istituzionali sia in altri luoghi pubblici o privati aperti al pubblico, in uno stato decoroso e con le modalità previste. Si prescrive pure che sia designato un soggetto responsabile della corretta esposizione delle due bandiere.
Nella relazione alla proposta si spiega che l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea fa parte del «nostro patrimonio giuridico, politico e culturale» e «implica l’adesione a princìpi e valori che hanno accresciuto la nostra identità democratica». Per questo motivo – si aggiunge – nel nostro ordinamento è tutelata la bandiera dell’Unione, oltre a quella tricolore. L’esatto opposto di ciò che pensa la Lega mediante Borghi. I due partiti della maggioranza farebbero bene a chiarirsi, quanto meno per evitare che il parlamento si trovi a discutere proposte di legge divergenti.
Costi e benefici
Evidentemente Borghi, non potendo fare campagna elettorale per le europee con temi quali l’uscita dall’euro o dalla stessa Unione, i suoi cavalli di battaglia, prende di mira uno dei simboli dell’Ue. Del resto, lo slogan della Lega per le prossime elezioni è “Meno Europa”, e intende attuarlo riducendo le bandiere.
Lascia perplessi il fatto che il parlamento, il cui ruolo di legislatore è ormai quasi del tutto subordinato al governo, riemerga dal suo “torpore” con una proposta di questo tipo, non proprio una priorità rispetto ai problemi del paese. Proposta di cui sono evidenti i costi – i parlamentari sono pagati con i soldi dei cittadini e, specie in momenti critici, dovrebbero occuparsi di norme in grado di generare concreti impatti positivi per la collettività – mentre non se ne vedono i benefici. Salvo quelli per la Lega, in termini di propaganda, che invece sono fin troppo palesi.
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