- Il video è di quelli diventati virali in poche ore, è stato rilanciato dalle principali testate giornalistiche e ha schierato le truppe dei social.
- Io faccio parte di quelli schierati con Benedetta non solo perché ha ragione, ma perché pone una delle questioni più centrali (e meno discusse) del nostro tempo: per moltissime persone fare la spesa è sempre più difficile.
- Il rischio è di acuire le distanze tra chi (pochi) ha la possibilità di spendere qualcosa in più per il cibo, può permettersi di andare a fare la spesa biologica o semplicemente ha il tempo di farlo, e chi (tanti) questa possibilità non ce l’ha.
«C’è qualcuno che quando va a fare la spesa deve controllare quanto gli resta nel portafogli e deve far quadrare i conti della famiglia» ha detto Benedetta Rossi in un lungo video sulla sua seguitissima pagina fattoincasadabenedetta che conta 5 milioni di follower. Il video è di quelli diventati virali in poche ore, è stato rilanciato dalle principali testate giornalistiche e ha schierato le truppe dei social. Da una parte i detrattori che hanno denigrato le ricette di Benedetta Rossi, rea di usare ingredienti alla buona, prodotti alla portata di tutti, persino cose comprate al discount. Dall’altra quelli che si schierano dalla parte della influencer perché «per qualcuno andare a fare la spesa è un’operazione un pochino più complicata».
Io faccio parte di quelli schierati con Benedetta non solo perché ha ragione, ma perché pone una delle questioni più centrali (e meno discusse) del nostro tempo: per moltissime persone fare la spesa è sempre più difficile. E nei prossimi mesi rischia di esserlo sempre di più.
Il futuro dei consumi
In questi anni mi sono occupato molto di consumi, con Terra! abbiamo denunciato le distorsioni e le responsabilità della Grande distribuzione organizzata e quelle dei discount. Sappiamo che dietro a un cibo a basso costo si nascondono quelle che vengono chiamate esternalità negative, dei costi sociali e ambientali che ricadono sulla collettività e che contribuiscono ad alimentare la crisi climatica (l’Ipcc ci ricorda, ad esempio, che i sistemi alimentari sono responsabili fino al 37 per cento delle emissioni di gas serra).
Sappiamo bene che il cibo dovrebbe costare il doppio per coprire questi costi. Insomma, avrei il curriculum perfetto per schierarmi dalla parte dei detrattori della cucina di Benedetta e invece penso che lei abbia ragione, perché per moltissime persone fare la spesa è un lusso già coi prezzi bassi. Anche perché nel frattempo l’inflazione galoppa mentre i salari sono rimasti al palo. Anzi, l’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1990.
Per moltissime persone fare la spesa è sempre più difficile, sono sempre di più quelli che si rivolgono ai discount e aumentano a vista d’occhio le famiglie costrette a dover chiedere l’aiuto dei pacchi alimentari.
Di fronte a uno scenario simile il dibattito pubblico e politico – mi riferisco a tutto l’arco costituzionale, dal governo Meloni al Partito democratico -, dovrebbe concentrarsi su questo, dare (o perlomeno cercare) delle risposte per contrastare un fenomeno, quello della povertà alimentare, che è diventato preponderante per milioni di persone e che aumenta le diseguaglianze sociali.
Il significato della denuncia
La denuncia di Benedetta Rossi ci racconta esattamente questo, parla di un mondo che non arriva alla fine del mese, di persone che non hanno tempo per fare la spesa al mercato contadino, perché il tempo a disposizione devono usarlo, ad esempio, per fare il doppio lavoro. Persone per cui quei «venti centesimi risparmiati, a fine mese fanno la differenza». Le sue ricette parlano con quel mondo, il mondo reale, e riguarda la maggior parte di noi.
I sistemi alimentati devono cambiare, è vero, ed è altrettanto vero che chi può deve continuare a fare acquisti sostenibili, ma dobbiamo stare attenti a guardare solo una faccia della medaglia (quella della sostenibilità e della necessità di incorporare i costi delle esternalità negative) senza chiederci chi potrà permettersi di comprare quel cibo così buono, equo e sostenibile. Insomma, quando si parla di questi temi, il rischio è di acuire le distanze tra chi (pochi) ha la possibilità di spendere qualcosa in più per il cibo, può permettersi di andare a fare la spesa biologica o semplicemente ha il tempo di farlo, e chi (tanti) questa possibilità non ce l’ha.
C’è una gigantesca questione sociale che oggi è semplicemente impossibile ignorare se vogliamo tenere i piedi per terra. Provo a semplificarla ancora di più: per rendere sostenibili i sistemi alimentari bisogna aumentare i salari e creare lavoro.
Ecco perché, ad esempio, le battaglie sul reddito di cittadinanza come quelle portate avanti dalla campagna “Ci vuole un reddito” o quelle sul salario minimo sono anche delle battaglie ecologiche. Solo aumentando i redditi e il potere d’acquisto delle persone, solo mettendole (mettendoci) nelle condizioni di fare acquisti consapevoli, potremo chiedere alla cucina di Benedetta di darci consigli su dove acquistare i prodotti più sostenibili.
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