Sono anni che Silvio Berlusconi si muove con disinvoltura lungo il confine tra il detto e il non detto. Sul dichiarato che poi, quasi immediatamente, viene smentito. Spesso millanta, spesso mente, spesso si lascia sfuggire, col suo modo guascone di proporsi anche negli ambiti più istituzionali, inconfessabili verità. C’è una famosa scena del Divo in cui Paolo Sorrentino immagina Giulio Andreotti che, rivolgendosi alla moglie, si libera dal peso di tutte «le malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese».

Con il leader di Forza Italia sarebbe impossibile. Non perché non ci siano cose che solo lui conosce e potrebbe spiegare, quanto perché ogni sua parola sarebbe inevitabilmente accompagnata da una domanda: sarà vero? Ora è accaduto che alcune frasi pronunciate dall’ex premier durante una riunione riservata con i parlamentari di Forza Italia, da un paio di giorni vengano diffuse con inevitabile coda di polemiche. Si tratta di parole gravi, soprattutto perché simpatizzanti nei confronti di chi, Vladimir Putin, ha invaso l’Ucraina scatenando una guerra che non accenna a finire.

Forza Italia non è mai stata una fortezza inespugnabile. A volte i giornalisti hanno fatto più fatica, altre volte meno, ma le riunioni, anche quelle più riservate, sono sempre state raccontate con dovizia di particolari. Stavolta, però, è diverso. La legislatura è appena iniziata e il partito è da giorni in fibrillazione. I senatori azzurri non hanno votato Ignazio La Russa come presidente del Senato per dare «un segnale» e contestare il veto apposto da Giorgia Meloni alla promozione a ministra di Licia Ronzulli. Non è servito a niente. Così i governisti, quelli che non vorrebbero perdere l’occasione di far nascere il primo esecutivo di centrodestra dopo anni di larghe maggioranze, hanno consigliato a Berlusconi di scendere a patti, di trattare. Lui ha dato l’impressione di cedere, si è presenato a via della Scrofa penitente ma poi, meno di 24 ore dopo, ha rilanciato.

Ha scelto due “falchi” come capigruppo (Ronzulli al Senato e Alessandro Cattaneo alla Camera), ha detto che Maria Elisabetta Casellati sarà ministra della Giustizia (cosa che sembra non essere vera) e, per l’appunto, ha rispolverato un po’ del suo spirito filorusso. Ora, se è chiaro che nel partito è in corso una guerra fra bande, se è chiaro che l’ex premier, uomo abituato a comandare, difficilmente può accettare di prendere ordini da un’alleata «supponente, prepotente, arrogante e offensiva», resta sospesa una domanda: chi ha diffuso gli audio e perché?

Secondo Dagospia si tratterebbe di una ritorsione di un parlamentare vicino ad Antonio Tajani per l’imposizione di Cattaneo come capogruppo alla Camera. Possibile, se non fosse che quelle frasi rubate, al momento, hanno prodotto proprio il congelamento della nomina del coordinatore di FI a ministro degli Esteri (come spiegare agli alleati la scelta di un esponente di un partito guidato da un «amico» di Putin?) C’è anche chi dice sia stata una mossa del gruppo ronzulliano che, in questo modo, sta cercando di far morire il governo prima che possa nascere.

Un attacco suicida che può dare risultati nel presente (l’eliminazione dei governisti di FI) ma di certo non una prospettiva nel futuro. I più complottisti parlano addirittura di una sceneggiatura abilmente scritta dallo stesso Berlusconi che, nell’audio diffuso ieri, ripete inizialmente, per più di una volta, «mi raccomando, promettetemi che questa cosa resterà riservata». Quasi un invito a diffondere l’audio. Forse l’ultimo atto di un leader che non ha mai accettato alcun erede. Dopo di me, il diluvio.

 

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