Era stato fortemente voluto da tutte le forze politiche e, dopo un iter faticoso tra bocciature e rinvii, alla fine il famoso bonus psicologo aveva visto luce: 320 000 firme per chiederne l’erogazione, il bando aperto a fine luglio, 10 milioni stanziati che poi sono diventati 25, i festeggiamenti di Filippo Sensi che tanto aveva lottato perché il governo si occupasse della salute mentale dei giovani dopo i lockdown.
Fin da subito però, ci si era accorti che lo sforzo economico non sarebbe stato sufficiente: le richieste avanzate erano 340 000 per cui, numeri alla mano, in troppi forse avrebbero dovuto ripiegare sull’auto terapia.
Le graduatorie, infatti, venivano stilate in base all’ordine di arrivo della domanda per le singole regioni, tenendo in considerazione l’Isee e «fino a concorrenza delle risorse disponibili nel territorio di riferimento».
E così, dopo una lunga attesa, il 7 dicembre sul sito dell’Inps le tanto attese graduatorie per il bonus psicologo fino a 600 euro sono arrivate.
Un’attesa così lunga (tra i 4 e i 5 mesi) che qualcuno sui social ha ironicamente scritto: «Ho controllato così tante volte l’esito della mia domanda per il bonus psicologo sul sito dell’Inps, che ne servirà un altro per curare la mia dipendenza dal sito dell’Inps».
Alla fine, sarebbe stato accontento solo il 10 per cento dei richiedenti, esattamente come da previsioni. «Sono uno studente, ho un Isee molto basso, al limite della povertà assoluta, circa 4000 euro l’anno, ho fatto richiesta per il bonus ad agosto e non è stata accolta. Con un Isee come il mio e dei disagi psicologici accertati negli anni, a quanto pare non ne ho diritto. Mi chiedo chi ne abbia avuto diritto, a questo punto», mi dice Francesco, uno dei tanti ragazzi delusi dalla graduatoria.
Carmen, su Twitter racconta: «Ho fatto la domanda per il bonus psicologo la prima ora del primo giorno di apertura del bando. Non accettata. Ma a chi l’hanno accettata allora?».
A lamentarsi dell’esclusione dalla lista dei selezionati sono soprattutto i giovani, e del resto la metà delle richieste arrivate erano da parte degli under 35.
Giovani ai quali oggi è stato insegnato che l’aiuto per curare un disagio mentale si dà a chi clicca per primo su una domanda, battendo cronologicamente altre persone con gli stessi disagi o con disagi ancora più gravi.
Insomma, la storia di questo bonus psicologo è purtroppo la storia di un fallimento apparso quasi subito come certo. Pochi soldi, un aiuto spot e a numero chiuso, nessun cambiamento tangibile e duraturo nel campo della cura delle malattie mentali e della sofferenza psichica, campo che richiederebbe un impegno ben più articolato di qualche seduta da uno psicologo, per i primi che trovano le sedie libere. Insomma, chi ci sperava è rimasto deluso.
E il paradosso è che la delusione, talvolta, è una sofferenza psichica per cui si chiede aiuto a uno psicologo. Ma solo se te lo puoi permettere.
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