- Il 25 marzo il Consiglio europeo ha approvato definitivamente la cosiddetta “bussola strategica”.
- Questo lungo documento offre una valutazione condivisa del contesto strategico in cui l'Ue si trova ad operare, delle minacce e sfide che deve affrontare.
- Convinta sostenitrice del multilateralismo efficace, l'Ue ha sempre cercato di sviluppare un ordine internazionale aperto basato su regole, fondato sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, sui valori universali e sul diritto internazionale.
Il 25 marzo il Consiglio europeo ha approvato definitivamente la cosiddetta “bussola strategica” (strategic compass), un importante documento avviato nel 2021 con una prima bozza predisposta dall’alto rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza, poi passato al vaglio degli stati membri (con il contributo dei servizi di intelligence ed esperti vari) e da ultimo approvato il 21 marzo dal Consiglio Ue (dei ministri).
Questo lungo documento offre una valutazione condivisa del contesto strategico in cui l'Ue si trova ad operare, delle minacce e sfide che deve affrontare. Si formulano proposte concrete e attuabili, con un calendario molto preciso, al fine di migliorare la capacità dell'Ue di agire con decisione in situazioni di crisi e di difendere la propria sicurezza e i suoi cittadini. La guerra in Ucraina lo rende particolarmente importante.
La “bussola” è uno strumento fondamentale per la definizione della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza.
Le misure
Sotto la voce “azione” sono indicati una serie di obiettivi, quali una capacità di dispiegamento rapido di un massimo di 5.000 militari, sotto un comando europeo, per diversi tipi di crisi; la capacità di schierare 200 esperti di missioni per la politica di sicurezza e di difesa comuni (Psdc) – anche in ambito civile - pienamente equipaggiati entro 30 giorni, anche in ambienti complessi.
Non ci si lasci ingannare dall’apparente modestia del numero di militari “europei”. Basti ricordare che, all’alba della nascita degli Stati Uniti d’America l’esercito “federale” (marine corps) era inizialmente di analoghe dimensioni, le forze militari reali erano quelle dei singoli stati dell’Unione. Furono poi le contingenze esterne a far crescere, nel tempo, le dimensioni della componente “federale” rispetto ai contingenti “nazionali”. Quel modello duale (dual Army) viene così riproposto ora per l’esperienza europea.
Sotto la voce “sicurezza” sono indicati strumenti di intelligence, risposta contro le minacce ibride, di diplomazia informatica e una politica dell'Ue in materia di cyberdifesa, strategia spaziale dell'Ue per la sicurezza e la difesa e la definizione di un ruolo di attore della sicurezza marittima.
Sotto la voce “Investimenti” è indicata la necessità di aumentare in modo sostanziale la spese per la difesa affinché si riducano le carenze critiche di capacità militari e civili, e si rafforzi la nostra base industriale e tecnologica di difesa europea. Si può pensare che l’industria nazionale del settore militare si orienti in futuro maggiormente verso partnership europee piuttosto che anglo-americane, ad esempio. Una politica industriale europea sul terreno militare ora si rende necessaria e concreta.
Sotto la voce “partner” sono indicati come strategici i rapporti con la Nato e l’Onu, mentre come partner regionali si indicano l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione europea, l’Unione africana , il Sudest asiatico (Asean), i Balcani occidentali, il vicinato orientale e meridionale.
Con questa bussola si vuole dunque definire una visione strategica comune della politica di sicurezza e di difesa dell'Ue per i prossimi 5-10 anni. Ciò aiuterà a sviluppare una cultura strategica comune, a rafforzare la nostra unità e solidarietà e, soprattutto, ad accrescere la nostra capacità e volontà di agire insieme, per proteggere i nostri interessi e difendere i nostri valori.
Il ritorno alla politica di potenza induce alcuni paesi ad agire secondo una logica fondata su cosiddetti “diritti storici” e zone d’influenza, anziché aderire alle norme e ai principi concordati a livello internazionale e a promuovere la pace e la sicurezza internazionali.
Convinta sostenitrice del multilateralismo efficace, l'Ue ha sempre cercato di sviluppare un ordine internazionale aperto basato su regole, fondato sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, sui valori universali e sul diritto internazionale.
Questa “bussola” diventa così un importante strumento, condiviso, per orientare la propria azione.
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