«Viktor Orbán a Roma? Ah sì, è lì da voi in vacanza», mi dicono da Budapest. Ma figuriamoci se il grande tessitore della futura destra europea, irrequieto com’è dopo che è uscito dalla famiglia dei popolari, viene proprio qui, a Roma, dove si trovano i suoi alleati della Lega e di Fratelli d’Italia, solo per la tintarella. Da mesi cerca di mettere insieme Fidesz, sovranisti di Identità e democrazia (Salvini quindi) e i Conservatori, con gli amici polacchi del Pis e una Giorgia Meloni un po’ recalcitrante a fusioni salviniane. Se il premier ungherese è proprio qui, nella capitale italiana, che è anche il punto di intersezione di Id ed Ecr, sarà anche per continuare a tessere il suo progetto politico.
Incontri coi leader nostrani
«Prenderemo magari un caffè per salutarci, niente di che. Con Salvini? Chiedilo a lui», risponde un Fratelli d’Italia in Europa, esibendo nonchalance. Chiedo a lui. Quando si incontrano Orbán e Salvini? «Ancora non è in agenda – risponde lo staff – ma appena sarà definito ti faccio sapere». E intanto Viktor Orbán arrotola i suoi spaghetti in un ristorante di Trastevere, scatenando reazioni spaesate: «Ho appena incrociato la famiglia Orbán che cenava a Trastevere, e non so bene come reagire», dice Nóra Schultz. «Ecco perché non c’era lui a incontrare il ministro degli Esteri russo a Budapest martedì!», i colleghi ungheresi subito collegano gli eventi; per inciso, oggi Sergej Lavrov è anche lui qui, a Roma.
Network cattolici
Ma quindi che cosa ci fa Viktor Orbán tra i piatti di carbonare, le stradine e i gabbiani di Trastevere? Versione ufficiale, concessa da Bertalan Havasi, portavoce del premier ungherese, proprio oggi, quando ormai la curiosità – e le foto – erano diventate troppe: «Viktor Orbán partecipa alla 12esima riunione annuale dei legislatori cattolici (ICLN), che si tiene ogni anno tra Roma e Frascati». Già due anni fa successe in Portogallo, a Fatima, nel luogo d’eccellenza delle apparizioni: per un raduno simile comparve miracolosamente l’autocrate ungherese. Anche in quel caso c’era il meeting annuale della “rete internazionale dei legislatori cattolici”, lo International Catholic Legislator Network (ICLN), e in quei torridi giorni di fine agosto apparve lui; c’era pure Mick Mulvaney, chief of staff della Casa Bianca, cattolico, e l’era era quella di Donald Trump. Di fronte alla «apparizione» il governo portoghese subito prese le distanze: è una visita privata, fecero sapere dall’esecutivo, non sono previsi incontri con il premier. Che era ed è un socialista, Antonio Costa.
Segretezza e lobbying
La rete internazionale dei legislatori cattolici sul suo sito non mette il programma dettagliato degli eventi, che abbiamo comunque chiesto; e attendiamo risposta. Siamo riusciti ad ogni modo a ricostruire che ieri è intervenuto tra gli altri un ex membro del congresso Usa, Daniel Lipinski, che era stato eletto tra i democratici ma si era distinto per le posizioni conservatrici e per essere tra i pochi ostinatamente pro life, antiabortisti, in quel partito. Questa mattina i partecipanti si sono recati in udienza da Papa Francesco, per poi continuare il convegno con relatori sempre statunitensi. Domani giornata dedicata a Big Tech – e alla «fine della libertà» – e alla Cina. Nessun intervento previsto per il premier ungherese, ma solo la sua partecipazione, è la versione che filtra. Del resto la segretezza qui è la regola: «La stampa non entra, per gli incontri valgono le regole Chatham House». Si partecipa solo «su invito». I politici devono «sentirsi liberi di esprimersi». Riservati, sì, eppure questi segreti meeting hanno esiti assai pubblici, visto che il network – nato formalmente nel 2010 – ha come missione proprio quella di coalizzare e irrobustire la rete di politici cattolici. «Informare, fare discussioni private, formarsi sui percorsi di fede e costruire alleanze». Testualmente: friendship building. Che è poi proprio quello che Viktor Orbán è venuto a fare nella capitale.
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