- Preoccupa la vista corta di coloro che discutono e operano per trovare il prossimo inquilino del Quirinale. Sembra abbiamo perso la cognizione del tempo, degli anni a venire, limitandosi a guardare ai prossimi mesi.
- La soluzione che va adottata nel prossimo febbraio deve fondarsi su un progetto di stabilizzazione interna ed esterna del sistema. Perché se oggi esiste un certo equilibrio, domani potrebbero venire a mancare le condizioni che lo reggono.
- Quindi lasciare in campo il team Mattarella-Draghi? Esattamente il contrario.
Preoccupa la vista corta di coloro che discutono e operano per trovare il prossimo inquilino del Quirinale. Sembra abbiamo perso la cognizione del tempo, degli anni a venire, limitandosi a guardare ai prossimi mesi.
Non si tratta di trovare una soluzione temporanea, un rattoppo qualsiasi ad una situazione di emergenza. Intanto perché non c’è nessuna emergenza, nel senso che non ci troviamo di fronte a qualcosa di inedito e improvviso come due anni fa. La pandemia è destinata ad accompagnarci a lungo: il Covid rimarrà tra noi come l’influenza e il raffreddore.
Per fortuna la scienza riesce a creare rapidamente vaccini e, a breve, anche medicine per attenuare o guarire gli effetti del virus. E ricordiamoci che di malattie respiratorie si moriva anche prima del Covid, e in abbondanza.
Inoltre, sul piano politico, non siamo nelle condizioni eccezionali del 2013, con un parlamento appena eletto, affollato da un quarto abbondante di neofiti populisti, e ancora provi di un governo. È in quel clima che tutti andarono in ginocchio da Giorgio Napolitano perché salvasse il sistema, anche vi erano state appena cinque votazioni andate a vuoto . Un nulla rispetto alle 21 necessarie per eleggere Giovanni Leone nel 1971, e alle 16 per Sandro Pertini nel 1978: ma il panico, in borsa come in politica, non risponde a nessuna logica .
La soluzione che va adottata nel prossimo febbraio si svolgerà presumibilmente in condizioni del tutto diverse e quindi deve fondarsi su un progetto di stabilizzazione interna ed esterna del sistema. Perché se oggi esiste un certo equilibrio, domani potrebbero venire a mancare le condizioni che lo reggono. Quindi lasciare in campo il team Mattarella-Draghi? Esattamente il contrario.
Va cercato un nuovo assetto, sia per lo scenario domestico che per quello internazionale. All’interno, va garantito che il Colle sia presidiato nei prossimi, lunghi, sette anni - quando vi saranno almeno due elezioni politiche, un tot di referendum, e richieste di modifiche dei rapporti stato-regioni visto che giacciono, finora inevase, quelle di autonomia differenziata delle regioni del Nord) - da una personalità autorevole e di sicura affidabilità democratica.
Una personalità che sappia tenere a freno eventuali pulsioni populiste e anti-stemiche che circolano ancora, a dispetto della normalizzazione grillina: infatti non sappiamo cosà farà quel 15-20 per cento di no-vax dichiarati o sommersi…
Inoltre è indispensabile avere al Quirinale una personalità che garantisca l’arena internazionale con la sua “sorveglianza” sulle tensioni interne, e soprattutto, che faccia da scudo ai ritorni di fiamma dei paladini nord-europei del rigore finanziario quando dovremo cominciare a restituire il debito accumulato.
Solo una figura di questo genere dietro al quale si staglia, inevitabilmente quella di Mario Draghi, assicura un futuro più governato.
Mentre ad una personalità di minor rilievo i partiti possono imporre turbolenze politiche di vario genere fino a distorsioni sistemiche, e i mercati e rigoristi avere la via spianata, questo non accadrebbe di fronte chi, attualmente, ma solo per un anno e mezzo ancora, siede a Palazzo Chigi.
Per mettere in sicurezza il sistema e assicurargli stabilità nei prossimi anni, va insediato al Colle chi offre le più solide credenziali internazionali.
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