- Il 4 ottobre il governo ha approvato il disegno di legge delega per la riforma fiscale: si tratta di una delega molto ambiziosa ma ancora molto vaga. Tutto dipenderà dai reali contenuti, dai decreti attuativi e dalle risorse destinate a questo scopo.
- La revisione del catasto è il tema di maggior scontro politico. Per questo la scelta della delega è estremamente prudente.
- Si tratta dunque di una riforma ambiziosa ma incompleta e vaga nei contenuti, per non turbare il clima politico che deve permetterci di raggiungere gli obiettivi del Pnrr. Ma per onestà si deve dire che ci sarà chi pagherà meno imposte e chi pagherà più imposte.
Il 4 ottobre il governo ha approvato il disegno di legge delega per la riforma fiscale: si tratta di una delega molto ambiziosa ma ancora molto vaga. Tutto dipenderà dai reali contenuti, dai decreti attuativi e dalle risorse destinate a questo scopo. Dopo 50 anni parrebbe il momento di fare una reale e completa riforma tributaria. Questa necessità è confermata da una delle raccomandazioni della Commissione Europea che accompagnano il Pnrr.
I redditi delle persone fisiche
Per i redditi delle persone fisiche la delega prevede un sistema duale che prevede progressività riservata ai redditi da lavoro, imposizione sostitutiva con aliquota proporzionale, tendenzialmente uniforme, per tutti i redditi derivanti dall’impiego del capitale (compresi gli immobili) e inclusi anche i redditi derivanti dall’impiego del capitale nelle attività di lavoro autonomo e di impresa attuate da soggetti a cui non si applica l’Ires.
Si tratta di una riforma importante, ma mancano i dettagli. Per esempio, sul tipo di progressività da adottare. Si introdurre un’aliquota con progressività continua che parta, supponiamo, dal 10 per cento per attivare anche al 60 percento per la parte di redditi molto elevati. Appare poi corretto rivedere il regime delle detrazioni di imposta che la delega dice basata sull’equità.
I redditi di impresa
Circa l’imposizione dei redditi di impresa è apprezzabile l’intento di avvicinare i valori del bilancio fiscale a quelli del bilancio civilistico. In questa materia si dovrebbe prevedere un’agevolazione fiscale consistente per i redditi di impresa destinati alla ricerca e per quelli destinati ad aumentare la capitalizzazione dell’impresa stessa.
La delega prevede anche l’abolizione progressiva dell’Irap, un’imposta da sempre criticata perché penalizza le imprese ad alta intensità di lavoro. Non vengono specificati i tempi di questa abolizione che sarebbe bene avvenisse nell’arco di due anni al massimo, né i tributi che si dovranno reperire per compensare il gettito perduto dell’Irap (circa 25 miliardi).
Evasione ed elusione fiscale
Circa l’evasione, molti strumenti sono già disponibili per i servizi tributari. A questo fine potranno soccorrere le modifiche al sistema nazionale della riscossione previsto dalla delega. Circa l’elusione di imposta, si sa che questa avviene soprattutto da parte delle imprese operanti in Italia con sede in paradisi fiscali come Lussemburgo, Olanda e Irlanda.
L’Iva
Per l’Iva si prevede una revisione della struttura dell’imposta con l’accorpamento delle troppe aliquote che spesso favoriscono l’evasione. In teoria sarebbe auspicabile una diminuzione della imposizione indiretta, che colpisce soprattutto le classi povere, a favore di quella diretta, ma oggi è impossibile visto che l’obiettivo primario della delega è ridurre la tassazione sui fattori produttivi.
La revisione del catasto
La revisione del catasto è il tema di maggior scontro politico. Per questo la scelta della delega è estremamente prudente. Si prevede che agli attuali valori di rendita catastale vengano affiancati (con aggiornamenti periodici), valori prossimi all’affitto imputato per la parte reddituale e valori prossimi a quelli di mercato per i valori patrimoniali.
Tuttavia, si rassicura che queste informazioni non serviranno per determinare l’imponibile dei tributi, che resta l’attuale rendita catastale.
Legata alla riforma del catasto vi è anche l’imposta sulla prima casa, abolita solo per ragioni elettorali, che varrebbe la pena ripristinare nell’ottica di tassare le rendite improduttive a favore dei fattori della produzione. Si tratta di un’imposta esistente in quasi tutti i paesi europei e che svolge un ruolo essenziale per il finanziamento dei comuni
L’imposta di successione
Il segretario del Pd Enrico Letta aveva proposto di aumentare l’imposta di successione, ma un simile intervento dovrebbe far parte di una riforma tributaria complessiva. Ma nella delega il tema è ignorato. In Italia le imposte di successione sono molto più basse che in altri paesi europei. E una bassa imposta di successione aumenta le disuguaglianze sociali mantenendo i patrimoni all’interno della famiglia e riduce le entrate dello stato che servono a finanziare servizi a favore di tutti.
Si tratta dunque di una riforma ambiziosa ma incompleta e vaga nei contenuti, per non turbare il clima politico che deve permetterci di raggiungere gli obiettivi del Pnrr. Ma per onestà si deve dire che ci sarà chi pagherà meno imposte e chi pagherà più imposte.
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