Difficile raccontare cosa significherà per il Regno Unito la scomparsa di Elisabetta II. La notizia di un improvviso peggioramento della sua salute ha iniziato a circolare nella tarda mattinata di martedì 8 settembre.
L’annuncio ufficiale è stato dato alle 6 e 30,ora locale, ma i segnali che si erano succeduti per tutta la giornata non lasciavano molto margine di ottimismo: il consueto cambio della guardia davanti a Buckingham Palace era stato annullato e l’intera famiglia reale e la sua linea dinastica, ma non i tre figli di William rimasti con la madre a Windsor dove da qualche giorno hanno iniziato il nuovo anno scolastico, aveva raggiunto Balmoral.
Soltanto martedì scorso la regina aveva conferito l’incarico di formare il nuovo governo a Liz Truss; la fotografia ufficiale dell’incontro la ritraeva sorridente.
Ma quando nel primo pomeriggio tutti i giornalisti della BBC hanno cambiato abito indossando giacca e cravatta nera, sebbene nessuno lo avesse ancora pronunciato, l’idea ha iniziato a farsi concreta.
Il suo lungo regno aveva sorpreso tutti, superando crisi profonde che più di una volta davano per finita la monarchia inglese; è stata testimone impassibile dei grandi stravolgimenti storici. E ci ha sorpreso fino in fondo andandosene speditamente e discretamente.
Questo è il momento del cordoglio pubblico; ci sarà il tempo per la riflessione sul suo ruolo storico.
Il regno di Elisabetta ha attraverso 70 anni di radicali cambiamenti politici e istituzionali, culturali e sociali. Incoronata quando ancora nelle lettere ufficiali si poteva legger ‘Impero britannico’ e Winston Churchill era appena tornato al governo dopo aver clamorosamente perso le elezioni anche se aveva vinto la guerra, mentre passavano i Beatles e il New labour, la violenza in Nord Irlanda e la fine della minaccia comunista, mentre il paese si apriva ai diritti civili, entrava e usciva dall’Unione Europea, lei c’era.
Con lei si chiude definitivamente l’immaginario glorioso e lo spirito ideale della seconda guerra mondiale, che Elisabetta ha continuato a interpretare non solo nelle occasioni ufficiali ma anche nel suo stile demodé e nell’immancabile borsetta.
Era sempre stato evidente a tutti che con la sua scomparsa si sarebbe chiuso definitivamente il Novecento. Non soltanto per il Regno Unito ma anche per il resto del mondo occidentale. Domani inizia una nuova era.
Elisabetta ha rappresentato un’idea di continuità dello stato ottocentesca, radicata in un modello di nazione pre-moderna che ha visto liquefarsi decennio dopo decennio durante la sua vita. In quanto monarca ha rappresentano il peggio di quella storia fatta di imperialismo e colonialismo, di sfruttamento e di conflitto, ma ha saputo accettare e, seppure sempre un pochino in ritardo, affiancare i mutamenti sociali e culturali del paese.
Da questo punto di vista è stata un involucro vuoto perché priva di concreti poteri politici. Ma in virtù di questa astrattezza e grazie alla longevità del suo regno, come regina ha rappresentato e dato corpo e identità a una nazione che quei cambiamenti li stava affrontando.
Cosa accadrà ora? La monarchia ne esce sicuramente rafforzata come idea e funzione per un paese che dopo la Brexit, benché non lo voglia ammettere, è smarrito e alla ricerca di un ruolo. Ma Carlo, diventato re all’età della pensione, ha indubbiamente un enorme vuoto da colmare in termini di immagine e la sua storia personale fatta di divorzi e scandali recenti non gioca certo a suo favore.
Durante il difficile agosto della morte di lady D. era a tutti chiaro chi sarebbe stato il vero nuovo monarca. Vedremo ora fra quanto tempo William diventerà re.
Se la monarchia inglese ne esce dunque rinvigorita, il nuovo governo entrato in carica soltanto da due giorni godrà di un lungo periodo fuori dai riflettori della stampa. Anche andandosene Elisabetta ha fatto un favore al suo paese.
God save the queen.
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