L’intervento definisce l’asse che parte dal colonnato di San Pietro verso la città. L’intervento simbolo del Giubileo non è solo un intervento urbanistico, ma rappresenta la conclusione di una vicenda storica e culturale iniziata con una ferita, ultimo atto di un processo politico che contribuisce a definire uno dei tratti più identitari della Roma contemporanea
Il 19 luglio 1943, Pio XII uscì dal Vaticano per visitare il quartiere di San Lorenzo colpito da un bombardamento. Qualche settimana dopo, il 12 agosto, fece una seconda uscita a San Giovanni: di quell'episodio rimane celebre la fotografia che lo ritrae con le braccia aperte, in un gesto di vicinanza ai romani colpiti dalla guerra. Fu il gesto più significativo compiuto da un Papa per le strade di Roma dai tempi in cui i bersaglieri, entrando in città dalla breccia di Porta Pia, decretarono la fine dello Stato Pontificio, l'annessione di Roma al Regno d'Italia e la nascita di Roma Capitale. Nasceva la "Terza Roma", come la definì lo storico Sanfilippo: dopo la Roma Imperiale e quella della Cristianità la Roma Capitale.
La ferita inferta con la breccia di Porta Pia rimase aperta per circa 60 anni, con il Papa in Vaticano ma assente dalla città, sebbene la Chiesa continuasse a essere presente nella vita cittadina, non solo spiritualmente, ma anche attraverso interventi edilizi e interessi immobiliari. La firma dei Patti Lateranensi, l'11 febbraio 1929, sancì la riconciliazione ufficiale tra il Regno d'Italia e la Santa Sede. Qualche anno dopo, nel 1936, prese il via il progetto urbanistico più discusso del Novecento: la demolizione della cosiddetta Spina di Borgo e la costruzione di via della Conciliazione, un asse monumentale ispirato e progettato da Marcello Piacentini.
Nella delibera del governatore di Roma, Piero Colonna, si legge: «Premesso che appare doveroso ricordare nella toponomastica romana l’avvenimento storico della Conciliazione, d’importanza mondiale, che pose fine al dissidio tra la Chiesa di Roma e il Regno d’Italia». La costruzione della nuova strada, resa possibile dalla demolizione della Spina dei Borghi voluta dal Duce, comportò la cancellazione dell'invenzione barocca di Gian Lorenzo Bernini. Uno straordinario progetto urbano che conduceva i visitatori a scoprire progressivamente la vastità di piazza San Pietro e la magnificenza della facciata della Basilica, uscendo dagli angusti vicoli del Borgo.
Per far posto a via della Conciliazione, vennero distrutti edifici importanti, tra cui alcune opere di Bramante, Carlo Maderno e la chiesa di San Giacomo a Scossacavalli. In questa chiesa si trovava una raffigurazione delicata della Madonna che solo di recente, dal 2018, è possibile rivedere all’interno della Basilica di San Pietro.
Leonardo Benevolo, nel suo ultimo libro del 2004 dedicato a Roma, ricostruisce il ruolo di Bernini nel cantiere di San Pietro, considerandolo l'origine della rinascita di Roma. A proposito di via della Conciliazione, Benevolo la definisce «la catastrofe estrema», esito della perdita di una tradizione secolare. Nel 2004, in un colloquio riportato da Filippo De Pieri sul Giornale dell’Architettura, Benevolo difese ancora l’idea di ricostruire la Spina di Borgo per restituire dignità al progetto berniniano.
Il significato
La storia, tuttavia, prese una direzione diversa. Il modello urbano di Bernini fu sacrificato dinanzi all’urgenza di definire un legame fisico tra Roma e la Santa Sede, rendendo visibile l’interpretazione della loro nuova relazione politica. Via della Conciliazione venne completata e inaugurata per il Giubileo del 1950, divenendo la prospettiva principale di accesso alla Basilica di San Pietro.
Oggi, la pedonalizzazione di Piazza Pia, con il traffico veicolare deviato nel sottopassino di 130 metri, completa definitivamente il disegno di questo legame fisico e politico tra Roma Capitale e la Santa Sede. L’intervento collega idealmente, e non per caso, piazza Pio XII al Tevere, chiudendo così l’asse simbolico che parte dal colonnato di San Pietro. L'inaugurazione della nuova Piazza Pia per il Giubileo del 2025 assume in questa prospettiva una valenza storica, sancita dalla presenza delle massime autorità della Santa Sede, del Governo italiano e di Roma.
Piazza Pia, intervento simbolo del Giubileo della Speranza, non è solo un intervento urbanistico, ma rappresenta la conclusione di una vicenda storica e culturale iniziata con una ferita, proseguita con la riconciliazione e culminata ora nella piazza pedonale. È questo il reale valore di quell’intervento, un valore politico che può (deve) anche essere raccontato. È importante collocare nella giusta rilevanza un luogo meta di tanti romani e il cui significato va ben oltre la piazza pedonale o la risoluzione di un marginale problema di traffico. Piazza Pia è l’ultimo atto di un processo storico-politico che contribuisce a definire uno dei tratti più identitari della Roma contemporanea.
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