- Riuscirà il dollaro a sopravvivere alla guerra? In effetti fra le possibili vittime collaterali della guerra scatenata dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina c’è il sistema monetario internazionale e il ruolo del dollaro come moneta accettata da tutti e come strumento prevalente degli scambi mondiali.
- Le sanzioni decise contro la Russia per indebolirla e indurla a fermare l’aggressione hanno trasformato il dollaro e il sistema dei pagamenti internazionali in armi di dissuasione per i paesi che si trovino a subire sanzioni politiche e/o economiche.
- Il ruolo del dollaro resterà comunque rilevante anche nel futuro, anche perché, come sostengono molti economisti, non esiste una reale alternativa a questa moneta. Ma intanto rischiamo di assistere a processi di deglobalizzazione.
Riuscirà il dollaro a sopravvivere alla guerra? In effetti fra le possibili vittime collaterali della guerra scatenata dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina c’è il sistema monetario internazionale e il ruolo del dollaro come moneta accettata da tutti e come strumento prevalente degli scambi mondiali.
Le sanzioni decise contro la Russia per indebolirla e indurla a fermare l’aggressione hanno trasformato il dollaro e il sistema dei pagamenti internazionali in armi di dissuasione per i paesi che si trovino a subire sanzioni politiche e/o economiche.
L’aver escluso la Russia dal sistema Swift, l’aver congelato le riserve della banca centrale russa denominate in monete occidentali (sostanzialmente il dollaro) e l’aver interrotto i rapporti finanziari con questo paese (e con la Bielorussia sua alleata) ha segnato la fine di un sistema monetario internazionale aperto a tutti i paesi.
Queste misure oggi sono state giustamente usate contro la Russia che ha scatenato una guerra senza reali motivi, ma domani potrebbero essere usate contro altri paesi in termini di ritorsioni per diversi motivi. E già nel recente passato gli Stati Uniti hanno sanzionato operatori di altri paesi che hanno usato il dollaro come strumento di transazione con paesi o con soggetti da loro sottoposti a sanzione: clamoroso il caso della multa di 9 miliardi di dollari a BNP Paribas nel 2014 per aver condotto transazioni in dollari con paesi messi sotto embargo dagli Stati Uniti.
Questione di fiducia
Un uso così esteso di sanzioni attraverso strumenti monetari mina la fiducia nel dollaro e nelle altre monete dei paesi occidentali e induce a cercare altre soluzioni per evitare un domani di dover rischiare di essere sottoposti a sanzione.
Il dollaro resta la moneta più usata per gli scambi internazionali (il 90 per cento sono denominati in dollari) e per la detenzione di riserve da parte delle banche centrali (il 59 per cento delle riserve mondiali è in dollari Stati Uniti). Ma il timore di poter incappare in ritorsioni, specie se dovesse tornare un’epoca Trump, potrebbe indurre molti paesi a fuggire dal dollaro in favore di altre monete, o di altri strumenti di riserva come l’oro. Potrebbe anche far crescere in modo esponenziale l’uso delle criptovalute generando uno spiazzamento rispetto alle monete ufficiali.
Potrebbe indurre alcuni paesi a contenere l’indebitamento in monete straniere per non risultare ricattabili e per non dover accumulare riserve in valute che potrebbero essere congelate con grave danno.
In tutti i casi, quello che sembra probabile è un frazionamento del sistema monetario internazionale in due o più blocchi.
Già la Cina sta sviluppando la moneta digitale (e-yuan) allo scopo di controllare meglio il sistema dei pagamenti ed ha avviato una nuova piattaforma per i pagamenti internazionali (CIPS: China Interbank Payment System) per poter essere domani autonoma rispetto a Swift.
Dati i legami sempre più stretti con la Russia, è da immaginare che questi due paesi finiranno per farsi un proprio sistema monetario indipendente da quello occidentale a scopi precauzionali e per intensificare gli scambi reciproci.
Certamente il ruolo del dollaro resterà comunque rilevante anche nel futuro, anche perché, come sostengono molti economisti, non esiste una reale alternativa a questa moneta. Ma intanto rischiamo di assistere a processi di deglobalizzazione, con la costituzione di due o più blocchi di paesi, integrati tra di loro ma tendenzialmente chiusi all’esterno. Una situazione che finirebbe per inceppare la crescita del commercio mondiale che ha rappresentato il motore più rilevante per la crescita economica dei paesi e del mondo.
Per evitare che questo processo porti a una frantumazione del sistema monetario internazionale e per salvaguardare un mercato aperto nei pagamenti internazionali che favorisca gli scambi mondiali, sarebbe dunque opportuno rivalutare il ruolo di strumenti di riserva alternativi al dollaro, come i Diritti Speciali di Prelievo (DST), che possono essere posti sotto il controllo di organismi internazionali e perciò a riparo di un uso strumentale degli stessi da parte di qualche paese.
Si potrebbe in tale maniera mantenere una unità del sistema monetario internazionale, indipendente dalle singole monete nazionali e aperto per tutti.
Ovviamente una tale soluzione presuppone che sia finita la guerra e si voglia trovare un nuovo sistema di convivenza tra i paesi, per evitare un disordine che finirebbe per essere causa di nuove tensioni internazionali. Ed è quello che tutti (credo) speriamo.
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