- Per una Turchia che negli ultimi anni ha cercato di porsi come mediatore sui più importanti tavoli diplomatici il sisma potrebbe rappresentare una circostanza per vedere rafforzate o indebolite le proprie posizioni a seconda delle scelte che verranno effettuate dal governo.
- Dopo brevi tentennamenti, Erdoğan ha accettato l’assistenza offerta dalla Russia, a cui è tuttavia seguita la richiesta di numerosi analisti russi di utilizzare la tragedia come occasione per rinnovare i rapporti con il regime siriano di Bashar Al-Assad.
- Il comune sforzo per i soccorsi potrebbe anche consentire una distensione di più ampio respiro internazionale, ma perché agiranno sul territorio turco squadre inviate da Israele e Grecia, con cui la Turchia ha rapporti tradizionalmente complicati.
Il 6 febbraio, la provincia di Karamanmaraş, nella Turchia meridionale, è stata l’epicentro di uno sciame sismico avvertito con catastrofiche conseguenze anche in Siria e negli altri paesi frontalieri e che, sul solo versante turco, ha comportato più di 3000 vittime attualmente accertate e ha seriamente danneggiato o distrutto le infrastrutture e il patrimonio culturale dell’area.
Le avverse condizioni climatiche hanno complicato i soccorsi nonostante la pronta reazione delle autorità, che immediatamente dopo la prima scossa hanno dichiarato uno stato di emergenza di livello quattro con la conseguente possibilità di richiedere aiuti internazionali, peraltro prontamente forniti.
A poche ore dalla prima scossa, infatti, offerte di squadre di soccorso sono state avanzate da più di 45 paesi, inclusa l’Italia.
Se questa è sicuramente l’ora del cordoglio e della vicinanza alla popolazioni colpite, il sisma rappresenta tuttavia un evento sulle cui conseguenze sia internazionali che per la politica interna turca si può cominciare a riflettere.
Il ruolo della Turchia
Per una Turchia che negli ultimi anni ha cercato di porsi come mediatore sui più importanti tavoli diplomatici il sisma potrebbe rappresentare una circostanza per vedere rafforzate o indebolite le proprie posizioni a seconda delle scelte che verranno effettuate dal governo.
Dopo brevi tentennamenti, il presidente Recep Tayyp Erdogan ha infatti accettato l’assistenza offerta dalla Russia, a cui è tuttavia seguita la richiesta di numerosi analisti russi di utilizzare la tragedia come occasione per rinnovare i rapporti con il regime siriano di Bashar Al-Assad sotto l’egida di una cooperazione fra Turchia, Russia e Siria nella gestione dei soccorsi.
Il comune sforzo per i soccorsi potrebbe anche consentire una distensione di più ampio respiro internazionale, non solo perché squadre di soccorritori russi e ucraini si troveranno ad intervenire sullo stesso scenario emergenziale, ma perché agiranno sul territorio turco squadre inviate da Israele e Grecia, con cui la Turchia ha rapporti tradizionalmente complicati.
Non è mancato però chi ha sottolineato come una così vasta presenza internazionale potrebbe consentire l’invio sotto copertura di agenti dei servizi segreti, contribuendo invece ad un peggioramento delle relazioni.
Si segnalano, infine, teorie complottistiche secondo cui il sisma sarebbe stato causato da una “mano umana” per indebolire ulteriormente una Turchia già fiaccata da una importante crisi economica e finanziaria.
Pur essendo auto-evidente l’assurdità di queste teorie, esse sono un chiaro segnale di come la gestione delle informazioni, e la loro eventuale alterazione, rappresenti un punto chiave delle dinamiche che dal sisma saranno generate.
Verso le elezioni 2023
In merito all’impatto a livello interno, deve ricordarsi che nel 2023 ricorre il centenario della Repubblica di Turchia ed è l’anno in cui si terranno elezioni epocali per il paese, che potrebbero definitivamente consacrare la visione di Erdogan per una ‘Nuova Turchia’ oppure segnare una sconfitta in favore dell’eterogenea coalizione di opposizione soprannominata “Tavolo dei sei”. In questa prospettiva, il terremoto si pone come un evento con potenzialità dirompenti.
Lo sciame sismico sta interessando una regione abitata prevalentemente dalla popolazione curda che, accantonando i più estremi accoliti del separatismo terrorista, ha nel tempo costruito una relazione ambivalente con il partito di governo.
Se in un primo momento l’Akp, il partito di Erdogan, ha goduto di un certo sostegno curdo nella speranza di politiche di pacificazione e autonomia, in tempi più recenti la guerra in Siria, i numerosi attentati terroristici e il controllo militare dell’area hanno reso la popolazione curda più ostile ad Erdogan, che pure ha bisogno del supporto di quest’ultima per assicurarsi la vittoria elettorale.
Si tratta, inoltre, di un’area che, per la sua posizione di confine, è stata massicciamente interessata dalla permanenza dei migranti siriani in fuga dal conflitto, la cui difficile integrazione ha spesso generato le richieste della popolazione locale di più accorti interventi da parte delle autorità.
Le preferenze di voto, dunque, potrebbero essere modificate dal dibattito su temi già al centro della campagna elettorale in corso e che la gestione del terremoto finirà certamente per amplificare.
La crisi economica e la democrazia
Su questa scia si pone anche la questione relativa alle politiche di contrasto della crisi economica. Sin ora gli interventi del governo non sono riusciti ad apportare significativi miglioramenti, ingenerando frequenti critiche e una importante perdita di consenso.
Le proposte per l’ingente esborso economico che la ricostruzione comporterà divengono così un altro punto focale dei programmi elettorali su cui la popolazione sarà chiamata ad esprimersi.
I sondaggi delle prossime settimane potranno inoltre avere un impatto sulla stessa decisione della data delle elezioni, al momento anticipata da giugno al 14 maggio 2023.
Questo drammatico evento naturale potrebbe causare un nuovo spostamento dell’appuntamento elettorale, sia perché esso potrebbe realmente essere di difficile organizzazione date le condizioni delle aree colpite dal sisma, sia perché il governo potrebbe decidere di posticipare la data per ragioni di opportunità politica, attendendo che si attenui l’effetto di eventuali critiche.
La tornata elettorale, peraltro, sarà una nuova occasione per valutare l’adesione del sistema turco ai principi democratici.
Già durante la vigenza dello stato di emergenza seguito al fallito golpe del 2016 e durato sino al 2018, le elezioni di quello stesso anno furono caratterizzate dal gerrymandering nelle aree curde giustificato da ragioni di sicurezza nazionale.
In questo caso, una nuova operazione di ridefinizione dei seggi potrebbe occorrere nelle stesse aree, alterando – secondo quanto gli osservatori internazionali avevano già evidenziato nel 2018 – la possibilità degli elettori di quest’area di esprimere le proprie preferenze.
Per valutare con completezza il potenziale impatto del sisma, occorre ricordare, infine, come esso riapra nuovamente il dibattito sul tema della vigilanza edilizia e del monitoraggio dei fenomeni sismici, su cui il paese periodicamente si confronta a livello teorico ma a cui sono connesse anche innegabili responsabilità politiche.
I precedenti
All’indomani del tragico terremoto che colpì la regione di Marmara nel 1999, ad esempio, un’intera classe politica fu accantonata in favore del nascente Akp da una popolazione che accusava le autorità, già ree di aver causato una forte instabilità politica ed economica, di non aver saputo intervenire tempestivamente con i soccorsi.
La cattiva gestione dei soccorsi è stata anche una delle ragioni che, sicuramente insieme ad altri fattori coevi, ha comportato un’importante perdita di consenso per l’Akp nella zona di Van a seguito del terremoto che nel 2011 ha colpito quest’area.
Nello scenario politico come attualmente configurato, dunque, le frecce nell’arco dell’Akp e del suo leader sembrano essere ancora molte, potendo Erdogan contare su un sistema di accesso ai media che privilegia il gruppo al potere e su un forte controllo sulle istituzioni coinvolte nel processo elettorale, da cui è peraltro derivata la scelta della coalizione di opposizione di non dichiarare ancora ufficialmente il candidato presidenziale per timore delle ritorsioni che potrebbero interessarlo.
Il sisma potrebbe tuttavia rappresentare un terremoto politico anche per l’Akp, la cui perdita di consensi in tutto il paese a favore delle opposizioni è un fenomeno da non sottovalutare in vista della prossima tornata elettorale.
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