- E’ la prima volta nella storia che l’Unione Europea esercita il potere di fornire assistenza militare, finora riservato agli Stati sovrani. Certo, lo fa attraverso uno strumento, il cosiddetto “Strumento Europeo per la Pace”, sotto l’esclusivo controllo del Consiglio e quindi degli Stati membri, e tuttavia la dimensione rimane quella istituzionale europea, non nazionale o internazionale.
- Anche in questo caso, siamo di fronte ad un limitato ma inequivocabile segno della crescente capacità di azione strategica dell’Unione Europea come vero e proprio soggetto nell’agone internazionale.
- L’apporto dell’Unione europea al contrasto all’aggressione della Russia è stato tutt’altro che trascurabile, e non si deve commettere l’errore di sottovalutarlo solo perché espresso soprattutto con strumenti meno visibili di quelli militari.
«Il grave errore di Putin - ha detto la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola – è stato pensare che le nostre differenze e la difesa dei diritti fondamentali fossero un segno di debolezza. Ha sbagliato. In democrazie come la nostra, questi sono i nostri punti di forza». Metsola ha ragione. Leggendo le dichiarazioni dei responsabili politici russi, si direbbe che il Cremlino si aspettasse una risposta europea all’aggressione dell’Ucraina formale e non sostanziale, frammentata e non unitaria, conciliatoria e non assertiva. Come se, data l’assenza di un’Europa della difesa, la reazione dell’Ue avrebbe dovuto essere una mera testimonianza.
Mosca deve quindi essere rimasta sorpresa dalla durezza della risposta comune dei 27 all’aggressione all’Ucraina.
Dal punto di vista politico, le dichiarazioni sono state accompagnate da azioni concrete che, pur se decisamente meno spettacolari di quanto richiesto dai mezzi di informazione, implicano un cambio di passo impensabile fino a pochi mesi fa.
La direttiva del 2001
Un esempio, misconosciuto ma significativo, è stata l’attivazione di una Direttiva del 2001 che non era mai stata utilizzata e che permette di offrire protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, consentendo così di assorbire senza scosse l’arrivo di larga parte degli oltre 5 milioni e mezzo di ucraini che hanno lasciato il loro paese.
Un altro esempio è stata l’interdizione dalle trasmissioni nell’Ue dei canali televisivi di propaganda del Cremlino che, travestiti da canali di informazione, per decenni hanno disinformato e ingannato milioni di cittadini europei. Potremmo citare altri sviluppi, tutti limitati e che sembrano però prefigurare, collettivamente, un cambiamento significativo di mentalità e di livello di ambizione.
In campo economico-finanziario, dove è sempre stata un soggetto rispettato, l’Ue è riuscita a trovare sufficiente coesione tra i suoi Stati membri per approvare sanzioni che sono andate ben oltre le aspettative di tutti gli osservatori, e che stanno avendo sulla Federazione russa un impatto durissimo.
La stessa Banca centrale di Mosca prevede che, in conseguenza delle sanzioni europee ed americane, il prodotto interno lordo del paese dovrebbe subire un tracollo vicino al 10 per cento, il più grave dai tempi di Boris Eltsin.
Chi avrebbe ipotizzato, ad esempio, che l’Ue sarebbe arrivata a congelare le riserve della Banca Centrale russa o ad impedire ai maggiori istituti di credito di effettuare o ricevere pagamenti con il sistema Swift?
Ora sono in discussione sanzioni per il settore petrolifero russo, che ai prezzi attuali vale il 60 per cento del budget federale del 2022.
Persino dal punto di vista militare, la dimensione certamente meno congeniale per un’azione europea, l’UE ha mostrato imprevista vitalità. Lo sviluppo più rilevante è stata l’erogazione di materiali di armamento, anche letali, all’Ucraina.
E’ la prima volta nella storia che l’Unione europea esercita il potere di fornire assistenza militare, finora riservato agli Stati sovrani. Certo, lo fa attraverso uno strumento, il cosiddetto “Strumento Europeo per la Pace”, sotto l’esclusivo controllo del Consiglio e quindi degli Stati membri, e tuttavia la dimensione rimane quella istituzionale europea, non nazionale o internazionale.
Anche in questo caso, siamo di fronte ad un limitato ma inequivocabile segno della crescente capacità di azione strategica dell’Ue come soggetto nell’agone internazionale.
Gli Stati Uniti hanno contribuito più dell’Europa, se non altro dal punto di vista militare, a sostenere lo sforzo di Kiev, ed è inimmaginabile che l’Ue possa difendersi da un’eventuale aggressione militare russa senza il supporto degli alleati nordamericani, il che fa della Nato – ancora – il pilastro ineludibile della sicurezza degli Stati europei.
Tuttavia, l’apporto dell’Unione europea al contrasto all’aggressione della Russia è stato tutt’altro che trascurabile, anche se espresso soprattutto con strumenti meno visibili di quelli militari.
Soprattutto, la crisi aperta da Putin sembra finalmente aver spinto il processo di integrazione europea ad oltrepassare, ancora una volta, limiti che si dicevano invalicabili: l’Ue si avvia a divenire un soggetto geopolitico.
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