- Nell’Italia spensierata del boom, Pasolini già prevedeva il futuro. Con la sua acuta sensibilità, Pasolini vede giungere sulle nostre coste (e proprio a Crotone!) un popolo dolente di “vecchi fratelli”, come lui descriveva i popoli del Mediterraneo.
- Con barche varate nei “regni della fame”, imbarcazioni fragili come quei regni, unico strumento per tante famiglie che non vogliono lasciare dietro di sé i propri figli.
- Onore a quei calabresi che hanno gridato chiedendo giustizia al presidente Mattarella.
«Alì dagli Occhi Azzurri/uno dei tanti figli di figli,/scenderà da Algeri, su navi/a vela e a remi./Saranno con lui migliaia di uomini/coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri/sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé i bambini,/e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua./Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali./Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,/a milioni, vestiti di stracci/asiatici, e di camicie americane./Subito i Calabresi diranno,/come da malandrini a malandrini:/”Ecco i vecchi fratelli,/coi figli e il pane e formaggio!”»
Questa poesia intitolata Profezia, scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1962 dopo un colloquio con Jean Paul Sartre (a cui si deve la prima strofa) già descrive, nell’Italia spensierata del boom, ciò che sarebbe successo. Con la sua acuta sensibilità, Pasolini vede giungere sulle nostre coste (e proprio a Crotone!) un popolo dolente di “vecchi fratelli”, come lui descriveva i popoli del Mediterraneo, diversi ma simili nell’umanità semplice, immutabile e immutata nei secoli.
La ricerca di un nuovo approdo
Con barche varate nei “regni della fame”, imbarcazioni fragili come quei regni, unico strumento per tante famiglie che non vogliono lasciare dietro di sé i propri figli. Quando scappi e cerchi una nuova vita, un nuovo approdo dopo tanta sofferenza, puoi farlo in due modi: da solo o in gruppo.
Da solo, se sei forte, giovane, te ne vai a piedi, cercando di intrufolarti con fortuna e abilità, per oltrepassare le frontiere europee sulla via balcanica o saheliana, sempre più tracciate coi coltelli e vigilate da occhiuti sorveglianti. Cerchi aiuto di anime buone, lavori nelle varie tappe per procurarti i soldi del viaggio, provi a sfuggire alle polizie o ai torturatori, venditori di carne umana come in Libia.
Oppure vai con tutta la famiglia che non vuoi lasciare indietro, come fanno soprattutto le donne. In questo caso sei scoperto: devi per forza prendere una barca (i bambini non sopportano lunghe camminate di centinaia di chilometri), sei visibile e ricattabile. Il mare certo fa paura, ma ancor più paura ciò che si vuole fuggire e soprattutto tutto ciò che hai appena lasciato dietro alle spalle.
Quando sali su una barca sai che è l’ultima tappa, che la strada della fuga è terminata. Se approdi inizia una nuova sfida, diversa da quella della fuga: farsi accogliere, trovare un luogo, un volto amico, un posto dove finalmente riposare.
Chi giunge sulle nostre coste sa che qui diamo alla vita un altro valore, lo sa e spera di aver miglior fortuna. In ogni caso lo fa per i figli: loro sì, impareranno presto le lingue straniere e per loro sarà più facile adattarsi e salvarsi.
La profezia di Pasolini ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Onore a quei calabresi che hanno gridato chiedendo giustizia al presidente Mattarella che, per primo, si è voluto recare a Cutro. Lo prevedeva Pasolini: terre antiche dall’antica umanità, i calabresi dicono “ecco i vecchi fratelli!”.
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