I modesti stanziamenti per pensionati e personale medico sono misure di pura propaganda, e intanto l’Irpef aumenta le disparità tra dipendenti e lavoratori autonomi
Non è vero, come ha detto Marina Berlusconi, che certi giudici sono nemici del paese, è il governo che è nemico del paese. Già dalla lettura della legge di Bilancio si evince chiaramente questa verità. Una lettura che passa dal tragico al ridicolo.
L’aumento di tre euro per le pensioni minime e gli aumenti per medici, dirigenti sanitari e infermieri è appunto ridicolo. Non solo non risolve il problema della sanità, ma rappresenta anche un beneficio insignificante per chi lo percepisce.
Per la sanità sono anche state cancellate le assunzioni previste in una prima bozza della legge. Mancano poi i fondi per ridurre dal 35 al 33 per cento l’aliquota Irpef che grava sui redditi compresi tra 28 e 50mila euro. Qualche modifica è intervenuta anche sulle deduzioni di imposta o di reddito, ma di modesto valore. Sulla scuola è stato deciso il taglio di 5.660 docenti e di 2.174 unità del personale Ata (Amministrativo, tecnico e ausiliario).
I piccoli benefici alle pensioni minime o al personale sanitario sono fatti solo per una campagna pubblicitaria a sostegno delle promesse fatte in campagna elettorale. Molto grave è invece la strategia politica di favorire sempre di più l’entrata dei privati nella scuola e soprattutto nella sanità, dove ormai un paziente su quattro decide di rinunciare alle cure perché la sanità pubblica è al collasso e quella privata è troppo cara, in barba all’articolo 32 della Costituzione che recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Cure gratuite che dovrebbero essere garantite anche ai 5.762.000 italiani che secondo l’Istat vivono in povertà.
Il taglio delle risorse alla scuola oltre che stupido è miope. La crescita del Pil avviene grazie agli investimenti nel capitale umano, nella ricerca e nell’innovazione. Il mondo dello studio e della ricerca dovrebbe essere meglio remunerato perché da quello dipende il benessere di un paese. Si è detto ripetutamente che non ci sono soldi, ma i soldi si potrebbero trovare se non si sprecassero risorse in progetti come quello dei centri di rimpatrio dei migranti in Albania.
Favori agli evasori
Sul piano fiscale si dovrebbe abolire la flat tax fino a 85mila euro, decisa per favorire piccoli imprenditori e professionisti che secondo Istat e Bankitalia rappresentano la parte maggiore dell’evasione fiscale, ma che votano per questa destra.
Sul fronte delle aliquote Irpef si dovrebbe adottare una curva lineare come in Germania che colpisce progressivamente in misura modesta i piccoli redditi e in misura maggiore quelli più alti, come avveniva in Italia negli anni Settanta quando si arrivava a un’aliquota del 70 per cento per quanto eccedeva i 550 milioni di reddito. Si pensi agli stipendi dei grandi manager, che spesso superano i tre milioni annui, tassati al massimo con un prelievo del 43 per cento.
Poi non si dovrebbero favorire con aliquote agevolate i redditi dei fabbricati o gli utili di impresa e andrebbero riviste deduzioni e detrazioni, che sono oltre 600 e sono cresciute nel tempo come benefici a favore di lobby di vario tipo.
Da evitare anche condoni e concordati preventivi per combattere seriamente l’evasione ed elusione di imposta. Se si attuasse tutto questo si troverebbero i fondi necessari per una politica economica e finanziaria destinata al bene comune mantenendo un elevato livello di welfare e magari riducendo davvero l’imposizione a famiglie e imprese.
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