È la prima accelerazione che fa ballare il governo e porta con sé l'ipotesi di uno showdown elettorale. Non solo il voto europeo nel 2024, ma anche l'anticipo di elezioni politiche, da oggi molto più vicine rispetto alla scadenza naturale della legislatura
L'accelerazione. È come se la politica italiana sia entrata nella macchina che accelera le particelle. Una corsa sfrenata verso il voto: europeo, ma non solo, forse politico. Martedì 12 settembre, all'assemblea nazionale di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni parla degli sbarchi mai interrotti dalla Tunisia verso l'Italia: «Non mi spaventa pagare uno scotto nel breve periodo, non mi interessano soluzioni effimere o risposte propagandiste che funzionano sul piano della comunicazione, ma durano due mesi per poi tornare al punto di partenza».
Venerdì 15 settembre Giorgia Meloni torna al punto di partenza. Annuncia che «diverse decine di milioni» di migranti stanno per arrivare in Europa, l'Italia non può aspettare. E i sondaggi neppure. In mezzo, infatti, ci sono non solo i diecimila migranti arrivati a Lampedusa, ma anche il calo di un punto e mezzo per Fratelli d'Italia e la Lega in crescita di due punti. Con Matteo Salvini e Marine Le Pen insieme sul palco di Pontida, in questo ultimo fine settimana di estate. Abbastanza per convincere Meloni che gli sbarchi cancellati dall'agenda del governo per tutta l'estate ora sono di nuovo una emergenza epocale. È come una serie tv. La puntata di oggi (Meloni e von der Leyen a Lampedusa) sarebbe seguita dall'episodio successivo (Meloni e von der Leyen in Tunisia), ma il cattivo sceneggiatore delle politiche migratorie ha confuso i finali e ora non sa come andare avanti.
Nella realtà, il 16 luglio, l'Europa ha già stretto il patto con la Tunisia, mentre famiglie intere venivano sospinte verso il deserto al confine con la Libia dalle milizie del presidente Kais Saied. Tornare a Lampedusa è una «soluzione effimera» e una «risposta propagandistica», appunto. L'altra strana coppia promette guerra contro quell'Europa cui Meloni è costretta a rimanere aggrappata.
Il derby Pontida-Lampedusa tra le due destre è la prima accelerazione che fa ballare il governo e porta con sé l'ipotesi di uno showdown elettorale. Non solo il voto europeo nel 2024, ma anche l'anticipo di elezioni politiche, da oggi molto più vicine rispetto alla scadenza naturale della legislatura, nel 2027. Un'accelerazione che chiama con sé la seconda, sul fronte opposto. In questi giorni si è sviluppato un clima di caccia a Elly Schlein. Il partito del Senso Comune che comprende giornalisti, commentatori, critici televisivi e perfino linguisti, tutti democratici, tutti ovviamente di sinistra, è insorto a reti e testate unificate contro una leader percepita come fragile, vulnerabile. Non piace come si veste, come parla, dove decide di andare o non andare in tv.
Le critiche
Elly Schlein meriterebbe critiche ben più severe e fondate: una certa evanescenza della sua segreteria, la frattura non risanata con il corpaccione del Pd, con i notabili assenti alla conclusione della festa dell'Unità di Ravenna (della minoranza, ma anche della maggioranza), la difficoltà di aprire il Pd alla società civile. Ma questo assedio mira ad azzerare la credibilità di Schlein, la possibilità che un pezzo di Italia abbia fiducia in lei, proprio mentre un altro pezzo comincia a non averne più in Meloni. Un umore fin qui trattenuto dai maggiorenti del Pd - facciamola partire la segretaria, condizioniamola, poi la rovesciamo - è già diventato un progetto politico.
La possibilità che Meloni entri in crisi o tenti uno strappo elettorale accelera la strategia di delegittimazione di Schlein, perché in caso di elezioni anticipate le liste sarebbero composte dall'attuale segretaria. Ma l'effetto paradossale, però, è accrescere ancora di più la tentazione di Giorgia Meloni di rovesciare il tavolo.
E nel breve periodo è un bel regalo per Giuseppe Conte, che infatti sale nei sondaggi. Tutto si accelera nella politica italiana, tranne la costruzione di un'alternativa alle destre che si fanno fotografare oggi con von der Leyen e Le Pen. Lo storico del domani dirà che nel settembre 2023 Meloni annunciò la costruzione di sinistre strutture per i migranti in arrivo, edificate in aree lontane dai centri lontani, «facilmente perimetrabili e controllabili». Mentre a sinistra si discuteva dell'armocromista di Schlein. Ma con tanto anti-conformismo.
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