Draghi ha parlato di legalità quando ha affrontato la questione del mezzogiorno, ha menzionato la criminalità organizzata e il rischio di infiltrazione nella spartizione dei fondi del recovery
- «Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel mezzogiorno», ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha parlato di mafie solo nelle repliche al Senato: ha annunciato che l’attenzione sarà massima per evitare che le risorse per la crisi finiscano alla criminalità organizzata.
- Nessuno crede che nominare la mafia sia garanzia di un contrasto perdurante al fenomeno, anzi. Abbiamo avuto nel recente passato casi di politici che affiggevano manifesti con la scritta «La mafia fa schifo» prima di finire processati e condannati per favoreggiamento a cosa nostra.
- C’è un altro aspetto che rendeva necessario un passaggio più forte e radicale sul tema, anche alla luce dei ripetuti cedimenti della politica rispetto ai poteri criminali, la presenza al governo e tra le forze di maggioranza di esponenti di Forza Italia.
Mario Draghi, presidente del Consiglio, nel suo discorso al Senato, ha parlato di criminalità organizzata, del pericolo che le mafie si infiltrino nei meccanismi di spartizione delle risorse pubbliche destinata al post pandemia.
«Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel mezzogiorno», ha detto il presidente. Draghi ha, quindi, parlato di legalità quando ha affrontato la questione del mezzogiorno, in mattinata nel primo intervento al Senato. Durante le repliche alle 20.45 è stato più esplicito: «Sono un pericolo le infiltrazioni della criminalità organizzata» nella distribuzione dei fondi per il sostegno alle imprese colpite dalla pandemia. E tuttavia è mancato un affondo più netto contro i poteri criminali che asfissiano l’economia italiana, come più volte gli analisti di Banca d’Italia hanno denunciato nelle loro relazioni.
Discorso a metà
É mancato nelle risposte di Draghi l’essenza che costituisce la forza dei clan: i rapporti strutturali con imprenditoria, amministrazioni pubbliche e politica rappresenta il virus endemico, non tanto del sud, ma del paese intero. Nessuno crede che nominare le mafie sia garanzia di un contrasto perdurante al fenomeno criminale, anzi. Abbiamo avuto nel recente passato casi di politici che affiggevano manifesti con la scritta «La mafia fa schifo» prima di finire processati e condannati per favoreggiamento a cosa nostra. Il caso di Salvatore Cuffaro, presidente della regione Sicilia per il centrodestra, non è neanche un episodio isolato.
La legalità è tornata nel discorso del presidente del Consiglio anche in un altro passaggio: «Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire in declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite».
Legare la crescita degli investimenti al sud alla garanzia di legalità è una promessa ripetuta, negli anni, da ogni governo, ma ogni volta le aziende, prevalentemente del nord, che nel mezzogiorno hanno eseguito i lavori hanno sempre cercato e poi stretto un patto con la criminalità organizzata. C’è un altro aspetto che rendeva necessario un passaggio più duro e esplicito sul tema, anche alla luce dei ripetuti cedimenti della politica rispetto ai poteri criminali, la presenza al governo e tra le forze di maggioranza di esponenti di Forza Italia.
Un partito che ha tra i fondatori Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e come presidente e monarca assoluto, Silvio Berlusconi, che con le sue società, per il tramite di Dell’Utri, fino al 1994, ha pagato mafiosi, come emerso dalla sentenza sulla trattativa stato-mafia, e ha definito lo stalliere mafioso Vittorio Mangano «un eroe».
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